Stop festivi: si riparte da zero
Saltamartini: l’e-commerce è da affrontare ma non è semplice intervenire
Si riapre il confronto sulle chiusure dei negozi nei giorni festivi che a maggio potrebbe arrivare in Parlamento. La presidenza della X commissione della Camera ieri ha dato il via libera a un nuovo ciclo di audizioni con tutte le associazioni di categoria «per capire cosa ne pensano - ha spiegato il relatore Andrea Dara (Lega) -. Cominceremo a parlarne la settimana prossima». Il punto di partenza sarà il testo unificato depositato da M5S e Lega mentre da parte sua la presidente di commissione Barbara Saltamartini (Lega) aggiunge: «È di buon senso anche se non è la Bibbia. C’è la volontà di arrivare a una proposta da portare in Aula che sia la migliore sintesi tra le diverse forze politiche e sappia raccogliere i migliori suggerimenti, non crei disoccupazione e aiuti le piccole attività commerciali, artigianali e di vicinato».
I gruppi parlamentari entro il prossimo 25 febbraio dovranno indicare quali organi rappresentativi ascoltare seguendo così l’iter tradizionale. Avranno circa 45 minuti per esporre necessità, urgenze, criticità e rispondere alle domande dei parlamentari.
Per quanto riguarda il fronte caldo dell’e-commerce, su cui la maggioranza delle associazioni di categoria ha puntato l’indice come causa della chiusura di tante piccole attività commerciali, Barbara Saltamartini dice: «è da affrontare e mi auguro che dalle proposte delle realtà associative arrivino contributi utili sapendo che non è semplice intervenire sulla materia».
Per quanto riguarda i tempi la Presidente non ritiene che a marzo il provvedimento possa approvare in Parlamento. «Forse a maggio o giugno - continua Saltamartini -. Deciderà la conferenza dei capigruppo».
La notizia della riapertura delle audizioni viene vista positivamente. Ma non è da escludere che l’abrogazione delle liberalizzazioni nel commercio introdotte dal SalvaItalia diventi un altro aspro terreno di confronto politico considerando che le chiusure festive metteranno a rischio 80mila posti di lavoro, ben più di quelli della Tav.