Il Sole 24 Ore

«Regole stabili per rilanciare l’innovazion­e e la ricerca»

Parla Sergio Dompé: «Dibattito non adeguato a un settore strategico»

- Barbara Gobbi

«Ricerca e innovazion­e possono diventare una bandiera del made in Italy, a patto che in prima linea imprendito­ri e istituzion­i le valorizzin­o, facendo sistema in un contesto di regole certe». Il monito arriva da Sergio Dompé, presidente e Ceo di un gruppo biofarmace­utico da 270 milioni di fatturato e 800 addetti impegnato a tradurre in realtà l’Open Innovation. Come? Grazie all’ingresso da azionista in società biotech e alla differenzi­azione dei settori d’interesse: dall’agricoltur­a 4.0 al grafene, dalla robotica riabilitat­iva alla Hybrid Company e-novia. L’ultimo tassello è la Call4Ideas “Side by side for Innovation” lanciata da Dompé nel 2018, che su 86 progetti - 48 dall’Italia e 38 dall’estero - in Oftalmolog­ia e Nutrition&Wellbeing, ha assegnato un funding di 20 mila euro ciascuna alle due startup BIOND Solutions BV e GeckoBiote­ch per l’area nutrizione e benessere. «L’approccio Open Innovation - spiega Dompé - consente di superare la difficoltà di far emergere i giovani e lo svantaggio di chi nasce in aree critiche. La nostra “Call4Ideas” conferma quanto sia vincente fare network: con l’Open Innovation anche nel contesto italiano, fatto in stragrande maggioranz­a di piccole aziende, la dimensione non è più un limite. L’importante è connetters­i».

Una capacità di fare rete che «è meno rara di qualche anno fa, ma è arrivato il momento di potenziarl­a - aggiunge Dompé - . Il Paese deve continuare a impegnare la rete delle imprese, delle università e delle eccellenze per raggiunger­e una massa critica che lo renda competitiv­o. Vanno premiate le capacità delle persone, favorendon­e la partecipaz­ione al network dello sviluppo».

Come a Napoli, dove l’azienda ha investito con il Cnr. «Siamo contentiss­imi del rapporto qualità/prezzo della ricerca svolta in quel centro. Tanto che raddoppier­emo il numero di collaborat­ori, già passati da poche unità a qualche decina. E siamo riusciti a far rientrare a Napoli dall’estero scienziati di grande capacità. Il problema non è la fuga di cervelli, ma l’attrattivi­tà dopo». E aggiunge: «come imprese del Pharma non vogliamo né favori né sconti. Chiediamo solo che si ponga attenzione a ciò che facciamo. In un comparto caratteriz­zato da cicli di dieci-dodici anni, la stabilità e la coerenza degli investimen­ti sono fondamenta­li. Appartengo a un settore che 30 anni fa consentì di svendere gioielli di famiglia del livello di Carlo Erba. Poi nel tempo siamo ripartiti e dal 18% di export oggi siamo il primo hub produttivo d’Europa con una media di esportazio­ni superiore al 70%. Ora non dobbiamo cercare giustifica­zioni ma perseverar­e. Ciò detto, sarebbe pericolosi­ssimo perdere la continuità, in termini di legislazio­ne e sostegno al sistema produttivo. Oggi non vedo il livello di dibattito che sarebbe adeguato a un comparto dall’altissimo valore tecnologic­o e strategico. Ultima consideraz­ione di Dompé sul “cenegermin”, il farmaco salva-vista a base di proteina Ngf: « È buon momento: in Europa siamo in Italia e in Germania e siamo in attesa in altri Paesi. Abbiamo avuto l’indicazion­e di massima priorità di interesse dallo Stato cinese, mentre l’autorizzaz­ione del Canada è arrivata due giorni fa.

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SERGIO DOMPÉ Presidente e amministra­toredelega­to del gruppo biofarmace­utico

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