«Regole stabili per rilanciare l’innovazione e la ricerca»
Parla Sergio Dompé: «Dibattito non adeguato a un settore strategico»
«Ricerca e innovazione possono diventare una bandiera del made in Italy, a patto che in prima linea imprenditori e istituzioni le valorizzino, facendo sistema in un contesto di regole certe». Il monito arriva da Sergio Dompé, presidente e Ceo di un gruppo biofarmaceutico da 270 milioni di fatturato e 800 addetti impegnato a tradurre in realtà l’Open Innovation. Come? Grazie all’ingresso da azionista in società biotech e alla differenziazione dei settori d’interesse: dall’agricoltura 4.0 al grafene, dalla robotica riabilitativa alla Hybrid Company e-novia. L’ultimo tassello è la Call4Ideas “Side by side for Innovation” lanciata da Dompé nel 2018, che su 86 progetti - 48 dall’Italia e 38 dall’estero - in Oftalmologia e Nutrition&Wellbeing, ha assegnato un funding di 20 mila euro ciascuna alle due startup BIOND Solutions BV e GeckoBiotech per l’area nutrizione e benessere. «L’approccio Open Innovation - spiega Dompé - consente di superare la difficoltà di far emergere i giovani e lo svantaggio di chi nasce in aree critiche. La nostra “Call4Ideas” conferma quanto sia vincente fare network: con l’Open Innovation anche nel contesto italiano, fatto in stragrande maggioranza di piccole aziende, la dimensione non è più un limite. L’importante è connettersi».
Una capacità di fare rete che «è meno rara di qualche anno fa, ma è arrivato il momento di potenziarla - aggiunge Dompé - . Il Paese deve continuare a impegnare la rete delle imprese, delle università e delle eccellenze per raggiungere una massa critica che lo renda competitivo. Vanno premiate le capacità delle persone, favorendone la partecipazione al network dello sviluppo».
Come a Napoli, dove l’azienda ha investito con il Cnr. «Siamo contentissimi del rapporto qualità/prezzo della ricerca svolta in quel centro. Tanto che raddoppieremo il numero di collaboratori, già passati da poche unità a qualche decina. E siamo riusciti a far rientrare a Napoli dall’estero scienziati di grande capacità. Il problema non è la fuga di cervelli, ma l’attrattività dopo». E aggiunge: «come imprese del Pharma non vogliamo né favori né sconti. Chiediamo solo che si ponga attenzione a ciò che facciamo. In un comparto caratterizzato da cicli di dieci-dodici anni, la stabilità e la coerenza degli investimenti sono fondamentali. Appartengo a un settore che 30 anni fa consentì di svendere gioielli di famiglia del livello di Carlo Erba. Poi nel tempo siamo ripartiti e dal 18% di export oggi siamo il primo hub produttivo d’Europa con una media di esportazioni superiore al 70%. Ora non dobbiamo cercare giustificazioni ma perseverare. Ciò detto, sarebbe pericolosissimo perdere la continuità, in termini di legislazione e sostegno al sistema produttivo. Oggi non vedo il livello di dibattito che sarebbe adeguato a un comparto dall’altissimo valore tecnologico e strategico. Ultima considerazione di Dompé sul “cenegermin”, il farmaco salva-vista a base di proteina Ngf: « È buon momento: in Europa siamo in Italia e in Germania e siamo in attesa in altri Paesi. Abbiamo avuto l’indicazione di massima priorità di interesse dallo Stato cinese, mentre l’autorizzazione del Canada è arrivata due giorni fa.