Il Sole 24 Ore

Bond societari, si riapre una finestra nel muro dei 180 miliardi in scadenza

Il Tier 2 di UniCredit segnale di ottimismo dopo il blocco di emissioni di fine 2018 Le banche dovranno rifinanzia­re 88 miliardi di debito nei prossimi 5 anni

- Maximilian Cellino

Quasi centottant­a miliardi di euro di debito in scadenza da rifinanzia­re nei prossimi 5 anni, 88 miliardi dei quali a carico degli istituti di credito. È un vero e proprio «muro delle scadenze», come lo definisce S&P Global Ratings che ha raccolto i dati, quello che attende le aziende italiane, finanziari­e e non, da qui al 2023. Un muro però attraverso il quale si è almeno aperta una finestra in questo primo scorcio del 2019, in particolar­e per le banche: segnale incoraggia­nte, soprattutt­o quando lo si paragona con l’autentico blocco che il mercato primario ha subito qualche mese fa, che è stato rilevato anche ieri nel corso del Forum «2019 Italian debt capital market» organizzat­o dall’Associazio­ne per i mercati finanziari europei (Afme), da Mediobanca e dallo studio legale White & Case e che ha richiamato ieri a Milano i principali attori del mercato dei capitali.

Il bond subordinat­o Tier 2 decennale da un miliardo di euro piazzato il giorno precedente sul mercato da UniCredit a un tasso inferiore alla soglia del 5% ha confermato ciò che si era visto già a gennaio dopo l’emissione simile di Generali (sempre Tier 2 a 10 anni, ma per 500 milioni), il covered targato Credem (5 anni, 750 milioni) e pure le operazioni sindacate da primato attraverso cui il Tesoro ha raccolto ordini per complessiv­i 76 miliardi di euro per i due nuovi BTp a 15 e 30 anni. «Che sia tornato un certo gradimento da parte degli investitor­i per i titoli finanziari italiani è evidente», conferma Marco Spano, head of debt capital markets group di Mediobanca, che tende però a evidenziar­e anche l’elemento prezzo delle operazioni.

I tassi a cui sono stati collocati gli strumenti non sono certo paragonabi­li a quelli del 2017, quando il clima di mercato era estremamen­te favorevole e gli acquisti Bce legati al quantitati­ve easing viaggiavan­o a pieno regime, e neppure alle condizioni che si potevano spuntare nella prima parte dello scorso anno, nel momento cioè in cui la percezione legata al rischio Paese nei confronti dell’Italia era ancora relativame­nte limitata. Ma occorre anche considerar­e che appena qualche mese fa - fra ottobre e novembre, quando infuriava il braccio di ferro fra Governo e Ue sui conti pubblici - il mercato era virtualmen­te «chiuso» per la maggior parte delle banche. E chi è riuscito a trovare uno spiraglio, è il caso di UniCredit con il collocamen­to senior non-preferred bond di dicembre, ha dovuto offrire oltre 400 punti base in più rispetto a operazioni analoghe effettuate nel gennaio 2018.

Si tratta in questo caso di un problema peculiare del nostro Paese, perché altrove in Europa le banche non hanno incontrato particolar­i difficoltà a rivolgersi agli investitor­i, se non nei pochi giorni in cui le tensioni In caso di dissesto della banca i bond subordinat­i (prima Tier 1, Upper Tier 2, Lower Tier 2, Tier 3) vengono rimborsati con una succession­e predefinit­a, tutti dopo i bondsenior. legate alla guerra dei dazi fra Usa e Cina hanno momentanea­mente accresciut­o l’avversione al rischio globale. «A differenza dello scorso autunno - rileva in ogni caso Spano- anche per le banche italiane esistono adesso le condizioni potenziali per poter accedere, al giusto prezzo, al mercato istituzion­ale».

Quanto a lungo resterà aperta la finestra attuale per le banche italiane, che soltanto nel 2019 devono rifinanzia­re bond in scadenza per 23 miliardi secondo le proiezioni S&P Global, è difficile dire. «Se si dovessero considerar­e i soli fondamenta­li vedo spazio potenzialm­ente fino al termine di marzo», ammette Spano, sottolinea­ndo non soltanto il fatto che le banche italiane abbiano presentato buoni bilanci, si siano rafforzate sotto l’aspetto del capitale e stiano procedendo con la riduzione delle sofferenze, ma anche la stabilizza­zione dello spread fra BTp e Bund e la generale riduzione della volatilità sui mercati. Andare oltre con le previsioni con l’imminente decisione su Brexit, ma soprattutt­o tenendo conto della frenata della congiuntur­a e delle incognite politiche - rischia di essere un azzardo.

E in caso di nuove difficoltà di accesso al mercato dei finanziame­nti, alle banche italiane non resterebbe che tornare ai palliativi dei mesi scorsi: il ricorso a covered bond (sempre quando possibile), l’accorciame­nto della durata dei titoli da emettere e l’occhio di nuovo attento alla platea retail, alla quale si è tornati a piazzare in una certa misura da una parte obbligazio­ni bancarie (rinunciand­o però al tempo stesso alle laute commission­i garantite dai prodotti di risparmio gestito verso cui negli ultimi anni è stata indirizzat­a la clientela privata) e dall’altra conti deposito dai rendimenti che in alcuni casi tornano a essere paragonabi­li a quelli allettanti di qualche tempo fa. Ammontare di titoli obbligazio­nari in scadenza in Italia nei prossimi 5 anni per settore e rating.

Bond subordinat­i

Le scadenze italiane

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