La Germania evita (per un soffio) la recessione
Per un soffio, la recessione tecnica non si è materializzata in Germania: il magrissimo +0,02% reso noto ieri dall’istituto statistico Destatis per il quarto trimestre 2018 ha fatto seguito al -0,2% accusato nel terzo trimestre. Il Pil tedesco 2018 è cresciuto dell’1,4% (1,5% con aggiustamenti di calendario). Fermarsi sulla soglia di una recessione tecnica non è come entrarci dentro con tutte i due i piedi come nel caso dell’Italia. La Germania conta infatti sulla natura temporanea di alcuni eventi che hanno affossato la fine del 2018 (la lentezza delle immatricolazioni auto per i nuovi stardard europei di emissione e il freno ai trasporti fluviali per il basso livello del Reno). E conta anche su fattori di forza interni che dovrebbero consentire al Paese di rimbalzare dal brutto semestre di fine 2018 e mantenere la crescita del Pil attorno all’1% quest’anno: anche se il clima di fiducia si è deteriorato perché minato dall’incertezza dovuta a fattori esterni come la guerra dei dazi, Brexit, Trump e l’economia cinese.
La Germania intende lasciarsi alle spalle il secondo semestre 2018 puntando sulla “resilienza” della domanda interna, che anche nell’ultimo trimestre dello scorso anno ha controbilanciato il cattivo andamento delle esportazioni (deboli e con impatto neutrale abbinate alle importazioni nell’ultimo trimestre). La domanda interna e i consumi sono sostenuti da una bassa inflazione, dall’aumento delle retribuzioni salariali, da una politica espansiva del governo (24 miliardi quest’anno tra maggiori investimenti anche nella difesa e tagli ai contributi di disoccupazione), a un mercato del lavoro tonico. Il tasso di occupazione in Germania era del 67,7% lo scorso dicembre contro il 58,8% dell’Italia. La disoccupazione in Germania è ai minimi storici, 3,1% contro 10,3% dell’Italia. Un altro elemento che allontana la Germania dallo spettro della recessione, è la tenuta del settore delle costruzioni, dei macchinari e dei servizi. La produzione industriale del manifatturiero è calata fortemente ma il settore auto dovrà saper accantonare le lungaggini delle immatricolazioni ed evitare che il diesel e la transizione alla mobilità elettrica facciano arrancare il settore anche nel 2019.
La Germania è il primo partner commerciale per l’Italia, destinatario del 12,5% del totale dell’export italiano. I sistemi di produzione italiano e tedesco sono fortemente integrati nelle catene globali del valore, l’Italia è un importante fornitore di prodotti intermedi e beni capitali e la caduta della produzione manifatturiera tedesca frena le esportazioni italiane. Fondamentale però è il peso del crollo della fiducia delle imprese italiane (manifatturiero, costruzioni, servizi): in gennaio è diminuita per il settimo mese consecutivo, portandosi al minimo da agosto 2016, per effetto di valutazioni più negative sulla domanda attuale, specie interna, e su quella attesa, commenta Andrea Montanino, capo economista dell’ufficio studi di Confindustria.