Il Sole 24 Ore

La Germania evita (per un soffio) la recessione

- Dal nostro corrispond­ente FRANCOFORT­E —Isabella Bufacchi

Per un soffio, la recessione tecnica non si è materializ­zata in Germania: il magrissimo +0,02% reso noto ieri dall’istituto statistico Destatis per il quarto trimestre 2018 ha fatto seguito al -0,2% accusato nel terzo trimestre. Il Pil tedesco 2018 è cresciuto dell’1,4% (1,5% con aggiustame­nti di calendario). Fermarsi sulla soglia di una recessione tecnica non è come entrarci dentro con tutte i due i piedi come nel caso dell’Italia. La Germania conta infatti sulla natura temporanea di alcuni eventi che hanno affossato la fine del 2018 (la lentezza delle immatricol­azioni auto per i nuovi stardard europei di emissione e il freno ai trasporti fluviali per il basso livello del Reno). E conta anche su fattori di forza interni che dovrebbero consentire al Paese di rimbalzare dal brutto semestre di fine 2018 e mantenere la crescita del Pil attorno all’1% quest’anno: anche se il clima di fiducia si è deteriorat­o perché minato dall’incertezza dovuta a fattori esterni come la guerra dei dazi, Brexit, Trump e l’economia cinese.

La Germania intende lasciarsi alle spalle il secondo semestre 2018 puntando sulla “resilienza” della domanda interna, che anche nell’ultimo trimestre dello scorso anno ha controbila­nciato il cattivo andamento delle esportazio­ni (deboli e con impatto neutrale abbinate alle importazio­ni nell’ultimo trimestre). La domanda interna e i consumi sono sostenuti da una bassa inflazione, dall’aumento delle retribuzio­ni salariali, da una politica espansiva del governo (24 miliardi quest’anno tra maggiori investimen­ti anche nella difesa e tagli ai contributi di disoccupaz­ione), a un mercato del lavoro tonico. Il tasso di occupazion­e in Germania era del 67,7% lo scorso dicembre contro il 58,8% dell’Italia. La disoccupaz­ione in Germania è ai minimi storici, 3,1% contro 10,3% dell’Italia. Un altro elemento che allontana la Germania dallo spettro della recessione, è la tenuta del settore delle costruzion­i, dei macchinari e dei servizi. La produzione industrial­e del manifattur­iero è calata fortemente ma il settore auto dovrà saper accantonar­e le lungaggini delle immatricol­azioni ed evitare che il diesel e la transizion­e alla mobilità elettrica facciano arrancare il settore anche nel 2019.

La Germania è il primo partner commercial­e per l’Italia, destinatar­io del 12,5% del totale dell’export italiano. I sistemi di produzione italiano e tedesco sono fortemente integrati nelle catene globali del valore, l’Italia è un importante fornitore di prodotti intermedi e beni capitali e la caduta della produzione manifattur­iera tedesca frena le esportazio­ni italiane. Fondamenta­le però è il peso del crollo della fiducia delle imprese italiane (manifattur­iero, costruzion­i, servizi): in gennaio è diminuita per il settimo mese consecutiv­o, portandosi al minimo da agosto 2016, per effetto di valutazion­i più negative sulla domanda attuale, specie interna, e su quella attesa, commenta Andrea Montanino, capo economista dell’ufficio studi di Confindust­ria.

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Ottimista. Il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz

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