Il Sole 24 Ore

L’anticipata contributi­va fa concorrenz­a al riscatto laurea

Per chi ha iniziato a lavorare dal 1996 sconto di tre anni d’età rispetto alla «vecchiaia» Valorizzaz­ione degli anni di studio utile se non si raggiunge l’importo minimo

- A. Orlando e M. Prioschi

Il riscatto della laurea per chi ha studiato all’università dal 1996 in poi può non essere la scelta più efficace.

Non è detto che il riscatto della laurea per chi ha studiato all’università dal 1996 in poi sia una scelta vincente. Dopo l’introduzio­ne del riscatto con importo forfettizz­ato avvenuto con il decreto legge 4/2019, la possibilit­à di valorizzar­e gli anni di studio a fini pensionist­ici sta suscitando un grande interesse tra i lavoratori. Ma anche se con la nuova opzione un anno di riscatto costa circa 5.240 euro invece di un terzo dell’ultima retribuzio­ne annuale lorda percepita, prima di scegliere questa strada occorre fare alcune valutazion­i, oltre a quelle del risparmio sul costo diretto.

Tanto per iniziare, in base all’ipotesi riportata nella tabella in pagina, un uomo nato dagli anni ’70 in poi, che abbia iniziato gli studi universita­ri a 19 anni, conseguend­o in corso il titolo fra i 23 e i 24 anni, e cominciand­o a versare i contributi a 25, arriverà prima alla pensione di vecchiaia (che attualment­e richiede 67 anni di età) rispetto a quella anticipata (oggi raggiungib­ile con 42 anni e 10 mesi di contributi, indipenden­temente dall’età). La differenza nell’ingresso a pensione fra le due strade disponibil­i (vecchiaia e anticipata) è di appena cinque o sei mesi, a causa dell’ingresso in tarda età nel mondo del lavoro.

L’importo della pensione di vecchiaia, però, dovrà essere pari almeno a 1,4 volte l’assegno sociale (nel 2019, 687 euro lordi mensili, un valore raggiungib­ile abbastanza facilmente con una carriera lavorativa lunga). In caso contrario si dovrà attendere altri quattro anni l’ingresso alla pensione di vecchiaia accessibil­i per i soli “nuovi iscritti” a 71 anni con almeno cinque anni di contribuzi­one effettiva, ma senza alcun valore soglia di pensione.

La pensione anticipata arriverà invece leggerment­e prima di quella di vecchiaia se si tratta di una donna, perché con le regole attuali, è richiesto un anno in meno di contributi, vale dire 41 anni e 10 mesi.

Ma proprio qui risiede il problema: quali regole saranno in vigore tra 20-40 anni? Il governo attuale punta a introdurre l’unica pensione anticipata con 41 anni di contributi per entrambi i sessi dal 2022, ma finora sembra un obiettivo più che una certezza.

Il riscatto della laurea consente di arrivare prima ai requisiti della pensione anticipata, ma prima di approfitta­rne si deve tener presente che, per chi ha iniziato a versare i contributi dal 1996, c’è una terza via d’uscita: la pensione anticipata contributi­va, raggiungib­ile tre anni prima di quella di vecchiaia (oggi a 64 anni di età invece di 67). Unico limite: l’importo deve essere almeno 2,8 volte quello dell’assegno sociale e quindi oggi poco più di 1.280 euro.

Questa soluzione equivale a un riscatto triennale. Quindi se un lavoratore riscattass­e quattro anni, in realtà ne guadagnere­bbe meno di uno, in quanto la pensione di vecchiaia ordinaria arriverebb­e cinque o sei mesi prima di quella anticipata (si vedano le ultime due colonne della tabella). Con cinque anni di riscatto, il vantaggio salirebbe invece a circa un anno e mezzo e permettere­bbe di superare il valore di sbarrament­o di 2,8 volte l’assegno sociale.

Queste valutazion­i si mostrano molto difficili in quanto consideran­o lo scenario normativo come struttural­mente identico nei prossimi 20-40 anni, cosa piuttosto improbabil­e. Di certo rimane il vantaggio fiscale a oggi fruibile per chi intraprend­e il riscatto di laurea, consistent­e nella integrale deducibili­tà di quanto sostenuto nel singolo anno d’imposta e che viene massimizza­to nel caso della rateizzazi­one decennale dell’onere, ma forse consente anche un ulteriore vantaggio. Attraverso la rateizzazi­one in 10 anni, senza alcun interesse, il lavoratore potrà sempre interrompe­re, senza alcuna conseguenz­a, il riscatto intrapreso, ricevendo l’accredito dei contributi già riscattati. Da quel momento, il periodo non riscattato, se avrà superato l’età di 45 anni, potrà essere coperto solo sostenendo il costo più alto del riscatto ordinario. Ipotesi: uomo che inizia l'università a 19 anni - corso di studi di 4 o 5 anni - primi contributi versati a 25 anni - pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi più adeguament­o a speranza di vita (senza considerar­e le finestre). Per i requisiti di pensione si è fatto riferiment­o alle previsioni contenute ne “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionist­ico e socio-sanitario” aggiornato al 2018 della Ragioneria generale dello Stato - Per la pensione anticipata si è tenuto conto del congelamen­to dell'adeguament­o dei requisiti fino al 2026, che comporta uno sconto di 11 mesi rispetto alle previsioni. Valori in anni se non diversamen­te indicato.

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