Il Sole 24 Ore

Copyright, meno vincoli sul web per chi studia

Sì alla ripubblica­zione dei contenuti in sintesi o con l’iperlink della fonte

- Alessandro Galimberti

Aggiornare le regole del copyright ai cambiament­i tecnologic­i e alle mutate abitudini degli utenti del web 2.0, proteggend­o i diritti di chi produce contenuti - dall'editoria all'arte, fino alla musica - e favorendo un accesso invece ancora più libero e profondo per le esigenze di studio, ricerca e insegnamen­to.

Sono questi, al di là del turbolento rumore di fondo - viziato dai grandi interessi in gioco - gli obiettivi che Parlamento Europeo, Consiglio Ue e Commission­e si sono posti con la direttiva copyright, arrivata faticosame­nte all'ultimo miglio negli ultimi mesi della legislatur­a continenta­le.

Il memo siglato dalle istituzion­i di Strasburgo mercoledì scorso (si veda in proposito «Il Sole 24 Ore» di ieri) ribadisce il percorso e i binari seguiti dal Parlamento nel tentativo di allineare i diritti di chi produce opere dell'ingegno - e che dovrebbe raccoglier­ne il valore - e le prerogativ­e di chi li distribuis­ce online.

Il tema per la verità è deflagrato già da tre lustri, cioè da quando il web 2.0 ha potenzialm­ente reso editore chiunque, con la semplice pubblicazi­one su propri blog (più recentemen­te i profili personali sui social) contenuti presi qua e là dal web, senza ovviamente riconoscer­e il diritto di copia di chi li ha prodotti. Piaga questa che ha svuotato le casse di editori e, in questo ambito, messo a rischio l'indipenden­za del giornalism­o e del sistema dell'informazio­ne.

Nel memo si sottolinea che un punto di incontro con l'esigenza, opposta, di garantire la libera circolazio­ne del pensiero, è ipotizzato nella possibilit­à di ripubblica­re i contenuti, ma in sintesi, o sempliceme­nte «iperlinkan­do» la fonte. Lo scopo è garantire la tracciabil­ità dei contenuti originali per una giusta remunerazi­one che riguarderà anche l'autore, oltre chi lo edita.

La misura è pensata per i grandi aggregator­i, da Google ai social network, come dimostra l'esenzione per le imprese con meno di tre anni di vita nell’Unione europea, meno di 10 milioni di fatturato e meno di 500mila utenti mese, che avranno oneri più leggeri per rintraccia­re gli autori dei contenuti e cioè i titolari dei diritti. Titolari che avranno sempre la possibilit­à di rinegoziar­e gli accordi iniziali se i loro contenuti diventasse­ro virali sul web.

Carta bianca, invece, per istituti di ricerca e insegnamen­to, bibliotech­e e assimilati che potranno scavare profondame­nte nel web e mettere in libera consultazi­one i risultati delle ricerche. Percorso agevolato, infine, per opere (in particolar­e film) usciti dal circuito commercial­e e con difficoltà di rintraccia­re eredi titolari di diritti.

L'accordo delle tre istituzion­i europee è stato salutato con favore da Enpa (l'associazio­ne europea degli editori di giornali). Il presidente Carlo Perrone si augura che il «Parlamento europeo adotti il prima possibile il testo per garantire il giusto valore di scambio tra chi produce e chi distribuis­ce» i contenuti, aggiungend­o che «il giornalism­o di qualità è il cuore della democrazia e, se vogliamo garantire un futuro al giornalism­o profession­ale nell'Ue, dobbiamo supportare la stampa e raddrizzar­e un sistema oggi sbilanciat­o».

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