L’app che paga i consumatori in cambio dei loro profili
Una startup che raccoglie per i singoli consumatori i dati digitali detenuti da questa o quella azienda con cui si è entrati in contatto. Vantaggio? Quei dati, anonimizzati, aggregati e messia disposizione di investitori e quindi“valorizzati ”, torneranno i neuro nelle tasche di quegli stessi consumatori. In estrema sintesi è il meccanismo alla base della scommessa chela start up H oda, fondata dall’ exp residente ed ex ad diGfkEurisko Silvio Siliprandi, ha deciso di giocare sviluppandola app“We op le ”.
«Ci sono aziende che hanno già mandato i dati di cui abbiamo pieno diritto o che ci hanno detto che si stanno preparando a farlo. Posso fare anche i nomi: Decathlon, Picard, Bottega Verde, Coop. Altre, di cui per ora preferisco non fare i nomi, non hanno ancora risposto in modo chiaro o prendono tempo e chiedono sempre nuove conferme forse per mettere i bastoni fra le ruote. Eppure parliamo del rispetto di una legge europea pienamente in vigore, da maggio ormai».
Siliprandi parla di questa sfida imprenditoriale con il trasporto di chi la considera come una cartina di tornasole di diritti rispettati o negati, riguardanti quei dati personali che rappresentano l’oro nero dei nostri tempi, ma anche un terre pieno di insidie.
L’idea è semplice, ma in fondo rivoluzionaria. «Il Gdpr – spiega Siliprandi – è entrato in vigore il 25 maggio 2018 e prevede tutta una serie di diritti, fra cui la data portability: chiunque può chiedere alle aziende con cui sia entrato in contatto, tramite acquisti per esempio, di avere copia dei propri dati personali o di trasferirli a entità di propria fiducia».
Con l’entrata in vigore del Gdpr (legge europea 679/2016) i cittadiniconsumatori hanno insomma molti più diritti. «Il problema però – replica Siliprandi – è che quegli strumenti hanno necessità di essere calati nella realtà. Si può pensare che la gente abbia tempo, voglia, forze per mettersi a chiedere i propri dati alle aziende?».
Da qui l’idea. Nella pratica tutto avviene tramite la app Weople. Scaricandola si creano un “caveau” virtuale personale in cui inserire carte fedeltà e altro. Un secondo bottone permette di esercitare un altro diritto previsto dalle nuove norme: la revoca dell’autorizzazione a dare i propri dati a terzi per fare pubblicità. E poi c’è un terzo bottone: “Gain and relax”, guadagna e rilassati, tanto Weople pensa a farti arrivare i tuoi dati personali. «Abbiamo già fatto una prima distribuzione di premi in denaro agli iscritti lo scorso dicembre e proseguiremo nel 2019. Per incominciare a riempire con denaro i salvadanai personali che si trovano in app servirà invece un numero di iscritti pari almeno a 100mila. Noi prevediamo di arrivare in maggio a 40-50mila per poi proseguire».
Ma come si arriva a generare e distribuire valore? In sostanza quei dati, anonimizzati e protetti nella privacy, sono raccontati alle aziende che possono decidere di investire in adv mirato sulla stessa piattaforma Weople. Le stesse aziende potranno richiedere anche di usarli – con il controllo e la garanzia di Weople – per migliorare altre loro attività anche fuori dalla piattaforma. «Una volta coperti costo di investimenti e spese, tratteniamo il 10% di margine e il 90% va agli iscritti a Weople che posseggono i dati». Sui conti ci sarà la certificazione di Deloitte. L’ostacolo ora è rappresentato soprattutto da alcune aziende che fanno muro. Nel frattempo però, dal via a gennaio 2018 Siliprandi ha visto salire a bordo altri soci, fra cui il mondo Coop che attraverso Cooptech ha rilevato il 33% della società.