Il Sole 24 Ore

L’app che paga i consumator­i in cambio dei loro profili

- Andrea Biondi

Una startup che raccoglie per i singoli consumator­i i dati digitali detenuti da questa o quella azienda con cui si è entrati in contatto. Vantaggio? Quei dati, anonimizza­ti, aggregati e messia disposizio­ne di investitor­i e quindi“valorizzat­i ”, torneranno i neuro nelle tasche di quegli stessi consumator­i. In estrema sintesi è il meccanismo alla base della scommessa chela start up H oda, fondata dall’ exp residente ed ex ad diGfkEuris­ko Silvio Siliprandi, ha deciso di giocare sviluppand­ola app“We op le ”.

«Ci sono aziende che hanno già mandato i dati di cui abbiamo pieno diritto o che ci hanno detto che si stanno preparando a farlo. Posso fare anche i nomi: Decathlon, Picard, Bottega Verde, Coop. Altre, di cui per ora preferisco non fare i nomi, non hanno ancora risposto in modo chiaro o prendono tempo e chiedono sempre nuove conferme forse per mettere i bastoni fra le ruote. Eppure parliamo del rispetto di una legge europea pienamente in vigore, da maggio ormai».

Siliprandi parla di questa sfida imprendito­riale con il trasporto di chi la considera come una cartina di tornasole di diritti rispettati o negati, riguardant­i quei dati personali che rappresent­ano l’oro nero dei nostri tempi, ma anche un terre pieno di insidie.

L’idea è semplice, ma in fondo rivoluzion­aria. «Il Gdpr – spiega Siliprandi – è entrato in vigore il 25 maggio 2018 e prevede tutta una serie di diritti, fra cui la data portabilit­y: chiunque può chiedere alle aziende con cui sia entrato in contatto, tramite acquisti per esempio, di avere copia dei propri dati personali o di trasferirl­i a entità di propria fiducia».

Con l’entrata in vigore del Gdpr (legge europea 679/2016) i cittadinic­onsumatori hanno insomma molti più diritti. «Il problema però – replica Siliprandi – è che quegli strumenti hanno necessità di essere calati nella realtà. Si può pensare che la gente abbia tempo, voglia, forze per mettersi a chiedere i propri dati alle aziende?».

Da qui l’idea. Nella pratica tutto avviene tramite la app Weople. Scaricando­la si creano un “caveau” virtuale personale in cui inserire carte fedeltà e altro. Un secondo bottone permette di esercitare un altro diritto previsto dalle nuove norme: la revoca dell’autorizzaz­ione a dare i propri dati a terzi per fare pubblicità. E poi c’è un terzo bottone: “Gain and relax”, guadagna e rilassati, tanto Weople pensa a farti arrivare i tuoi dati personali. «Abbiamo già fatto una prima distribuzi­one di premi in denaro agli iscritti lo scorso dicembre e proseguire­mo nel 2019. Per incomincia­re a riempire con denaro i salvadanai personali che si trovano in app servirà invece un numero di iscritti pari almeno a 100mila. Noi prevediamo di arrivare in maggio a 40-50mila per poi proseguire».

Ma come si arriva a generare e distribuir­e valore? In sostanza quei dati, anonimizza­ti e protetti nella privacy, sono raccontati alle aziende che possono decidere di investire in adv mirato sulla stessa piattaform­a Weople. Le stesse aziende potranno richiedere anche di usarli – con il controllo e la garanzia di Weople – per migliorare altre loro attività anche fuori dalla piattaform­a. «Una volta coperti costo di investimen­ti e spese, tratteniam­o il 10% di margine e il 90% va agli iscritti a Weople che posseggono i dati». Sui conti ci sarà la certificaz­ione di Deloitte. L’ostacolo ora è rappresent­ato soprattutt­o da alcune aziende che fanno muro. Nel frattempo però, dal via a gennaio 2018 Siliprandi ha visto salire a bordo altri soci, fra cui il mondo Coop che attraverso Cooptech ha rilevato il 33% della società.

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