Il Sole 24 Ore

Scuola, 1 miliardo in più a Lombardia e Veneto

Previsti anche 270 milioni aggiuntivi per la gestione di territorio e ambiente

- —G.Tr. gianni.trovati@ilsole24or­e.com

Tra le righe dell’intesa raggiunta sui fondi dell’autonomia differenzi­ata si nasconde un miliardo in più per la scuola in Lombardia e Veneto. E 270 milioni aggiuntivi per la gestione di territorio e ambiente. Non ci sono tesoretti per l’Emilia Romagna, perché le sue richieste puntano su competenze legislativ­e e programmaz­ione più che su strutture e personale.

Fra le righe dell’intesa raggiunta sui fondi dell’autonomia differenzi­ata si nasconde un miliardo in più per la scuola in Lombardia e Veneto. E 270 milioni aggiuntivi per la gestione di territorio e ambiente. Non ci sono tesoretti per l’Emilia Romagna, perché le sue richieste puntano su competenze legislativ­e e programmaz­ione più che su strutture e personale. Bologna, come Milano e Venezia, vorrebbe vedersi garantite le quote attuali dei principali fondi nazionali a destinazio­ne specifica, come quello sul trasporto locale che in Italia distribuis­ce 4,9 miliardi. Ma l’accordo non c’è.

Procediamo per punti. Primo: parlaredi soldi nell’ autonomia differenzi­ata significa prima di tutto parlare di scuola,che da sola nelle tre regioni vale più di 11 miliardi di euro. Lombardia e Veneto hanno chiesto, e stanno ottenendo, il trasferime­nto delle competenze piene, compreso il personale che da solo copre il 90% del conto totale. L’ Emilia Romagna no, perché vuole soprattutt­o maggiori poteri su aspetti come l’ organizzaz­ione della rete scolastica, la formazione profession­ale o il diritto allo studio.

Il cuore della questione finanziari­a, insomma, batte in Lombardia e Veneto. Nelle due regioni l’istruzione costa 8,4 miliardi. Al debutto dell’autonomia, le quote di Irpef o Iva cedute per finanziare la scuola dovranno valere quella cifra («spesa storica»). Per le altre regioni non cambia nulla.

Nel calendario scritto nell’intesa, però, il quadro cambia in fretta. Entro un anno dovrebbero essere definiti i fabbisogni standard. L’ipotesi è ambiziosa, perché di standard e «livelli essenziali delle prestazion­i» si parla da un ventennio. Ma dopo tre anni, in ogni caso, per ogni funzione trasferita alle Regioni «potenziate» bisognerà garantire un finanziame­nto pari almeno al «valore medio nazionale procapite» della spesa per la stessa funzione. E qui i numeri si muovono.

Perché in rapporto alla popolazion­e la scuola lombarda e quella veneta costano meno della media nazionale, e lo stesso accade ad altre funzioni. Secondo i numeri della Ragioneria generale, lo Stato spende per l’istruzione 463 euro per ogni lombardo e 483 per ogni veneto (in Emilia Romagna il pro capite si ferma a 470). La media nazionale, invece, è a 537 euro, spinta in alto soprattutt­o da Sardegna (788 euro), Calabria (710), Basilicata (702) e Campania (671). Per garantire anche a Lombardia e Veneto i 537 euro a testa, serve esattament­e un miliardo in più. Lo stesso accade per ambiente e beni culturali, che in Lombardia valgono 16 euro a testa di spesa statale, in Veneto 32 e nella media italiana 40. Lì il conto aggiuntivo vale 270 milioni.

Da finanziare come? «Senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica», recita l’accordo. Quindi? La via maestra è l’aumento della fetta di Irpef-Iva da lasciare sul territorio. Sperando che il gettito rimasto statale basti a finanziare le esigenze dello Stato. Altrimenti bisognereb­be trovare nuove coperture. Ma il conto sarebbe a carico di tutti. Con le conseguenz­e facili da immaginare se si ritocca una tassa nazionale perché un miliardo in più è rimasto in Lombardia o in Veneto.

Nemmeno un’accelerazi­one sugli standard sembra in grado di superare il problema. Perché quello degli «euro pro capite» è un parametro brutale, che va corretto in base alle caratteris­tiche sociali e geografich­e di ogni territorio. Ma nessuno standard, che incroci costi e livelli di servizio per trovare il livello di «spesa efficiente», sembra in grado superare il fatto che la spesa media al Nord è mediamente più bassa. E i livelli di servizio migliori.

In base al calendario scritto nell’intesa entro un anno dovrebbero essere definiti i fabbisogni standard

Alle Regioni «potenziate» andrà garantito un finanziame­nto pari almeno al valore medio nazionale pro capite

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