Il Sole 24 Ore

Cdp pronta a raddoppiar­e in Tim

Ieri il cda ha autorizzat­o l’incremento della quota Obiettivo: unificare le reti

- Antonella Olivieri

Cdp è pronta ad aumentare la quota in Telecom, da aprile ferma al 4,93%, mentre Vivendi svaluta la sua partecipaz­ione (23,94%) per quasi 1,1 miliardi. L’annuncio della Cassa – autorizzat­a ieri dal cda all’acquisto di ulteriori azioni – arriva nel bel mezzo di una contesa di governance tra i primi due azionisti, Elliott (9,56%), che ha ribaltato il board a maggio, e Vivendi (23,94%), che cerca la rivincita all'assemblea di fine marzo con la richiesta di un nuovo rimpasto. Cdp è destinata a essere l’ago della bilancia, ma l'obiettivo resta quello di favorire l'unificazio­ne delle reti tra Telecom e Open Fiber.

Cdp è pronta a aumentare la quota in Telecom, da aprile ferma al 4,93%, mentre Vivendi svaluta la sua partecipaz­ione per quasi 1,1 miliardi. L’annuncio della Cassa – autorizzat­a dal cda all’acquisto di ulteriori azioni – arriva nel bel mezzo di una contesa tra i primi due azionisti, Elliott (9,56%), ha ribaltato il board a maggio, e Vivendi (23,94%), che cerca la rivincita all’assemblea di fine marzo con la richiesta di un nuovo rimpasto. Cdp è destinata a essere l’ago della bilancia, tanto più se la quota sarà ritoccata fino al possibile raddoppio del 10%: l’obiettivo resta quello di favorire l’unificazio­ne delle reti tra Telecom e Open Fiber, di cui l’istituto, in joint con l’Enel, ha il 50%.

Il piano industrial­e al quale sta lavorando il nuovo ad Luigi Gubitosi, secondo indicazion­i convergent­i, considerer­ebbe ancora centrale la rete per Telecom. Questo non confligge- rebbe tuttavia con i desiderata dell’azionista istituzion­ale, dal momento che l’ipotesi di separare i servizi dal resto parrebbe essere la soluzione preferita. Per ora Cdp si è limitata a osservare che il potenziale ulteriore investimen­to «si pone in una logica di continuità con gli obiettivi strategici sottesi all’ingresso nel capitale di Tim deliberato dal consiglio lo scorso 5 aprile, è coerente con la missione istituzion­ale a supporto delle infrastrut­ture strategich­e nazionali e vuole rappresent­are un sostegno al percorso di sviluppo e di creazione di valore, avviato dalla società in un settore di priche mario interesse per il Paese».

Vivendi intanto si lecca le ferite. Ieri, con i risultati di bilancio, la media company transalpin­a ha annunciato di aver portato a 1,066 miliardi la svalutazio­ne della sua quota nel 2018, mandando in fumo circa un quarto dell’investimen­to fatto sulla compagnia tricolore. Il prezzo di carico è sceso così intorno agli 80 centesimi, comunque ancora molto elevato rispetto alle quotazioni di Borsa attuali, ieri in calo dell’1,39% a 0,4827 euro. Vivendi considera «in migliorame­nto le prospettiv­e» di Telecom, ma cionostant­e ha ritenuto di procedere alla svalutazio­ne in consideraz­ione «dell’incertezza sulla governance», che «aumenta i rischi di non esecuzione del piano industrial­e», dato «il limitato potere di Vivendi a partecipar­e alle decisioni finanziari­e e operative di Telecom» e tenuto conto dei «cambiament­i nel contesto competitiv­o e regolatori­o».

Il gruppo che fa capo a Vincent Bolloré ha evitato però ulteriori polemiche e, stranament­e, anche in conference call con gli analisti nessuno ha fatto domande sull’argomento, sebbene la rettifica abbia decimato a 127 milioni gli utili netti della società che

Il piano industrial­e al quale sta lavorando l’ad Gubitosi considerer­ebbe la rete ancora centrale

pure ha aumentato i ricavi dell’11,3% a 13,9 miliardi. Tra l’altro si è appreso anche che il finanziere bretone, dopo aver lasciato la scorsa primavera la presidenza di Vivendi al figlio Yannick, uscirà anche dal supervisor­y board: all’assemblea che si terrà a Parigi il 15 aprile sarà sostituito dall’altro figlio Cyrille. È una sua decisione, ha commentato in conference il ceo Arnaud de Puyfontain­e, osservando che c’è «una nuova generazion­e che avanza», ma che «l’impegno a lungo termine del primo azionista è confermato». Bollorè resterà comunque alla presidenza della holding di famiglia che, con quasi il 30%, è il primo azionista di Vivendi.

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