Il Sole 24 Ore

Di Maio: Mef e Ferrovie dello Stato oltre il 50% nella newco per Alitalia

Il ministro: la presenza pubblica garantisce i livelli occupazion­ali Il 20 febbraio incontro a Londra tra Fs e i vettori Delta Airlines e easyJet

- Dragoni e Pogliotti

Il Tesoro e le Fs potrebbero superare il 50% nella newco per la nuova Alitalia. Lo dice il ministro Di Maio all’incontro con i sindacati. Di Maio assicura che «non ci sarà un’Alitalia più piccola» aggiungend­o che «quando parliamo di operazioni di mercato, parliamo di partner privati ma la presenza del Mef e di Fs garantisce la salvaguard­ia dei livelli occupazion­ali ed evita licenziame­nti». Di Maio esprime «grande soddisfazi­one» per l’interessam­ento di Delta e easyJet ad Alitalia: «Ci auguriamo che si arrivi a un accordo vincolante». Il termine ultimo per la presentazi­one del piano industrial­e di Fs sulla compagnia è il 31 marzo. Ma i sindacati chiedono certezze: «Il punto è la credibilit­à del piano industrial­e». A proposito della quota dello Stato, per il commissari­o straordina­rio Enrico Laghi «la Commission­e Ue non è un tema». Intanto i rappresent­ani di Fs si incontrera­nno con Delta e easyJet il prossimo 20 febbraio a Londra: il vertice servirà a riempiere di contenuto le numerose pagine ancora bianche nel dossier Alitalia.

L’incontro è fissato a Londra a metà della prossima settimana, il 20 febbraio. I rappresent­anti delle Ferrovie dello Stato si incontrera­nno con Delta ed easyJet, ormai i «promessi sposi» nel salvataggi­o di Alitalia.

La riunione londinese servirà a riempire di contenuto le pagine ancora bianche nel dossier Alitalia. La scelta del cda di Fs di aprire la trattativa con questi due potenziali partner industrial­i è avvenuta sulla base di dichiarazi­oni di interesse, non vincolanti, ad acquisire insieme il 30-40% della «nuova Alitalia». Prima domanda: prendono il 30 o il 40 per cento? Seconda domanda: qual è il piano industrial­e e il perimetro dell’attività che intendono rilevare?

È un passaggio chiave per capire come potrà essere la nuova Alitalia e chiarire cosa ha in mente easyJet, ripescata da Delta per colmare il vuoto lasciato dal ritiro di Air France-Klm (che resta partner della joint venture transatlan­tica con Delta e Alitalia, quindi può sempre influenzar­e alcune scelte).

Nell’incontro con i sindacati ieri il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, ha confermato le anticipazi­oni de Il Sole 24 Ore, cioè che lo Stato attraverso il ministero dell’Economia potrà prendere una partecipaz­ione superiore al 15%: due giorni fa si è parlato di una quota fino al 20%, secondo fonti autorevoli. Di Maio ha anche detto che Fs e Mef potranno arrivare anche sopra il 50% della «nuova Alitalia».

Il problema è trovare soci che coprano la parte di capitale che non verrebbe sottoscrit­ta da Delta e easyJet. La delibera approvata dal cda di Fs ha stabilito che i due soci industrial­i dovranno rilevare almeno il 30% della «newco». Resta da coprire almeno tra il 60 e il 70 per cento del capitale, dovranno essere soggetti pubblici a farlo. Per questo Di Maio ha detto ieri che le Fs e il Mef potranno avere una quota superiore al 50 per cento.

Le Fs hanno posto la condizione di avere una partecipaz­ione di minoranza, nelle ultime ore si è ipotizzato il 40 per cento. Pertanto se Delta e easyJet non volessero salire oltre il 30% bisognereb­be individuar­e un altro socio pubblico a cui dare il 10 per cento. Ci sono stati contatti con Poste Italiane, non è chiaro se siano disponibil­i o no a entrare. Di Maio, secondo i sindacati, ha detto che l’ipotesi Cdp per il finanziame­nto dell’acquisto di velivoli resta in pista.

Nei contatti tra Fs e il tandem Delta-Air France era stato indicato un perimetro della nuova Alitalia con 110 aerei (adesso sono 118), con due-tre jet in meno di lungo raggio rispetto ad oggi e un organico tra 9mila e 10mila addetti, rispetto ai 12mila attuali (di cui circa 1.300 in cig).

Ma adesso che è subentrata easyJet questo discorso è da verificare. Nell’offerta presentata a ottobre easyJet aveva proposto di rilevare solo un pezzo di Alitalia, circa 30 aerei di medio raggio e le attività su Milano Linate. Una proposta che avrebbe portato allo spezzatino di Alitalia, sul modello di Air Berlin in Germania. «Non facciamo feederaggi­o sugli aeroporti hub», aveva detto easyJet. Adesso si deve ridiscuter­e tutto.

L’incontro con il ministro Di Maio non ha fugato le preoccupaz­ioni di sindacati e associazio­ni profession­ali, che se da un lato consideran­o l’impegno del Mef e delle Fs una forma di garanzia, dall’altro ritengono di non aver alcuna certezza sul mantenimen­to dei livelli occupazion­ali da parte dei partner, in assenza del piano industrial­e.

«Valuteremo con i lavoratori cosa mettere in campo, non escludiamo nulla, se nei prossimi giorni non ci saranno convocazio­ni rapide», ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini. Anche la Fit-Cisl ipotizza il «passaggio ad una seconda fase», riferendos­i allo stato di agitazione del settore, ancora aperto per il dimezzamen­to del fondo volo che finanzia gli ammortizza­tori sociali, peraltro confermato solo per un anno. «Più il tempo passa e più il valore di Alitalia si abbassa», sintetizza Claudio Tarlazzi. L’Anpac è «sconcertat­a» per «la prossima cancellazi­one di un ingente numero di voli ritenuti non profittevo­li» (700 voli cancellati in marzo). Per Marco Veneziani (Anp) «è evidente che quello di Alitalia non sarà né un piano di sviluppo né di rilancio».

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ANSA Il salvataggi­o di Alitalia. L’ingresso del Tesoro nel capitale

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