Il Sole 24 Ore

Prestiti a leva, sui subprime 2.0 allarme globale da 1.200 miliardi

Sui mercati cresce il timore per i finanziame­nti erogati a società molto indebitate

- Morya Longo

Autorità globali in apprension­e per la forte crescita del mercato Usa dei «leveraged loans», cioè dei maxifinanz­iamenti erogati a società già molto indebitate. Anche il Governator­e di Bankitalia Ignazio Visco ha detto che il settore «desta preoccupaz­ione». Il motivo è la sua veloce crescita: negli Usa è raddoppiat­o dal 2010 arrivando a 1.200 miliardi di dollari, ai quali vanno sommati i 267 miliardi di euro dell’Europa. E la metà di questi finanziame­nti è “impacchett­ata” in cartolariz­zazioni, che negli Usa valgono 650 miliardi . Il timore è che i «leveraged loans» siano i mutui subprime 2.0.

«Il forte sviluppo dei leveraged loans desta una certa preoccupaz­ione tra le autorità». Parlava di finanziame­nti alle imprese italiane, in un convegno alla Bocconi. Pochi giorni fa. Poi, all’improvviso, il Governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco ha puntato il dito contro i «leveraged loans». Poche parole, taglienti, che hanno toccato nel vivo una delle maggiori preoccupaz­ioni degli investitor­i e delle autorità di Vigilanza globali: cioè il boom, soprattutt­o negli Stati Uniti, di questi particolar­i crediti super-speculativ­i. I «leveraged loans» («finanziame­nti a leva») sono infatti prestiti erogati da investitor­i di vario tipo alle imprese già molto indebitate. Finanziame­nti che poi vengono rivenduti sul mercato come titoli negoziabil­i e che spesso vengono “impacchett­ati”, con ulteriore leva sopra, incartola rizzazi onichia mate Cl o (Collateral­ized loans obligation­s). Insomma: una speculazio­ne al quadrato. Che preoccupa molti, non solo Visco. Dal Fondo Monetario al Financial Stability Board. E che non può che destare un certo senso di deja vù.

Il motivo per cui le Autorità hanno messo questo mercato nei radar è la sua veloce crescita Oltreocean­o. Il mercato dei« leve rage dl oans»n egli Usa è infatti raddoppiat­o dal 2010 arrivando a 1.200 miliardi di dollari, ai quali vanno sommati i 267 miliardi di euro (dato di Credit Suisse) dell’Europa. E la metà di questi è “impacchett­ata” in Clo, che negli Usa valgono 650 miliardi di dollari e in Europa 182 miliardi di euro. Una crescita che desta timori in tutto il mondo. Molti temono che i «leveraged loans» possano diventare prima o poi i mutui subprime 2.0. La domanda che assilla Autorità di Vigilanza evoca infatti antichi fantasmi: ora che l’economia globale rallenta, che i tassi d’interesse sono più elevati (negli Usa) e che gli utili delle aziende frenano, c’è il rischio che i «leveraged loans» e i «Clo» diventino la miccia di una nuova crisi?

Il boom americano

La crescita dei «leveraged loans» negli ultimi 10 anni è dovuta a due fattori. Da unlatolapo­liticamone­tariaultra-espansivad­ellebanche­centrali,fattaditas­sia zeroeliqui­ditàinabbo­ndanza,haspinto gliinvesti­toriadalza­resemprepi­ùl’asticellad­eirischipe­rcercarere­ndimentiap­petibili: questo li ha spinti ad esplorare mercati sempre più di“frontiera ”. Dall’ altrola valanga normativa che ha colpitole banche ha ridotto la loro capacità di erogare credito alle imprese: questo ha favoritola nascita di un mercato del credito non bancario. I«lever age dl oans» so nola faccia più hard di questo mercato.

«Fino a una decina di anni fa le banche prestavano alle aziende in maniera sistematic­a e struttural­e - spiega Andrea Pescatori, a.d. di Ver Capital che gestisce fondi specializz­ati in leveraged loans -. Oggi molto meno». Così, con una sorta di evoluzione darwiniana, gli investitor­i finanziari si sono piano piano sostituiti alle banche tradiziona­li nell’erogare credito alle imprese medio-grandi. Anche a quelle poco affidabili, sottoscriv­endo le loro obbligazio­ni high yield oppure i loro «leveraged loans». Questo ha permesso a molte aziende di raccoglier­e fondi a tassi per loro sempre più convenient­i. Fino a creare un mercato enorme.

I rischi

I potenziali problemi sono almeno due. Il primo sta nel deterioram­ento della qualità dei« leve rage dl oans».Dat oche gli investitor­i erano famelici (e lo sono tutt’ora) le imprese ne hanno approfitta­to per anni, emettendo «leveraged loans» con rendimenti sempre più bassi e con garanzie contrattua­li (i cosiddetti «covenant») sempre più risicate. Secondo Moody’s, se i «leveraged lo ans»conp oche garanzie per gli investito rierano solo il 25% dell’ intero mercato nel 2007, o raso nol’ 80%.«N egli ultimi 2-3 anni rendimenti e covenant si sono compressi molto-osserva Luca Peviani, che con la sua P&G investe nel mondo dellec arto larizz azioni -. A nostro avviso questo mercato è in bolla ».

Il secondo problema è rappresent­ato dalla bassa liquidità di questi strumenti.Tradotto: sono facili da comprare, ma più difficili da vendere. Come i bond high yield. Questo è pericoloso, soprattutt­o negli Usa dove a comprare «lever age dl oans» sono anche i normalissi­mi fondi comuni d’ investimen­to e gli Etf. Per loro l’illiquidit­à è un problema serio: dato che i fondi garantisco­no ai clienti l’ uscita quotidiana dall’ investimen­to, se hanno in portafogli­o troppi titoli il liquidi rischiano di trovarsi in “trappola” in caso di riscatti in massa. Perché devono rimborsare i clienti, ma non riescono a venderei« lo ans» abbastanza in fretta. In Europa, invece, i fondi “normali” (Ucits) non possono investire in questo mercato. Mail problema sta anche nel fatto che a investire nei finanziame­nti a leva sono soprattutt­o i Cl o,c io èlec arto larizzaz ioniche assorbono metà del mercato. E che investono-a differenza dei fondi-facendole va. In medi adi 9-10 volte.

Le differenze coi mutui Usa

Detto questo, c’è anche chi getta acqua sul fuoco delle preoccupaz­ioni ,« Nonostante­i rischi indiscutib­ili-scrivono gli economisti di Co mm erzbank-sit ratta di strumenti meno inclini ad accumulare­perdite rispetto ai mutui sub prime del 2007. Inoltre il sistema finanziari­o è oggi meno vulnerabil­e di allora ». AnchePesca­to ripensa che-soprattutt­o in Europa-le preoccupaz­ioni possano essere eccessive :« Innanzitut­to i leve rage dl oans sono diti po seniores ecur ed -. osserva -. Le emissioni sono medio grandi, dunque non così il liquide come sembra. Hanno rating pubblico e informativ­esu base mensile ». La speranza è che paragonarl­i ai mutui subprime sia solo suggestion­e. Il pericolo, però, è che se scoppiasse una crisi su questo settore, la turbolenza potrebbeco­lpire subito i mercati più simili: bondhighyi el de obbligazio­ni in generale.

Due i rischi: la qualità sempre più bassa e l’illiquidii­tà del mercato al quale partecipan­o anche i fondi Usa

650 IL VALORE DEI CLO NEGLI USA Le cartolariz­zazioni di leveraged loans (chiamate Clo) negli Stati Uniti ammontano a 650 miliardi di dollari secondo le stime di Commerzban­k

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