Il Sole 24 Ore

Dismission­i, check up su 58mila immobili nel piano salva-conti

Esame bene per bene per allargare la platea dei vendibili, ma per centrare l’obiettivo 2019 di 950 milioni bisogna moltiplica­re per 3,5 volte i ritmi di vendita - Nell’ultimo triennio realizzati 266 milioni l’anno - Il caso della Difesa

- Di Marco Ludovico e Gianni Trovati

Il censimento è sterminato, mette sotto esame 58mila beni di ministeri e altre Pa centrali. Ma i tempi stringono, e i tecnici di ministero dell’Economia, agenzia del Demanio e ministero della Difesa accelerano per chiudere la ricognizio­ne nelle prossime due settimane. L’obiettivo è di individuar­e gli immobili che faranno parte del «piano straordina­rio di alienazion­i» da 1,25 miliardi, 950 concentrat­i sul 2019, messo a garanzia della tenuta dei conti pubblici dopo la trattativa con Bruxelles sulla manovra. Obiettivo ambizioso ma urgente. Ambizioso perché per centrarlo bisogna moltiplica­re in pochi mesi per 3,5 volte i tranquilli ritmi attuali. Negli ultimi tre anni le vendite hanno totalizzat­o in media 266 milioni all’anno, realizzati quasi interament­e dagli enti previdenzi­ali. Ma i ministeri e l’altra Pa centrale, cuore del piano, non ha venduto praticamen­te nulla: 79 milioni in tre anni. Ed è urgente perché le entrate servono a frenare lo slancio di un deficit nominale che una crescita vicino allo zero porta sopra il 2 per cento.

Il cantiere si è mosso prima di tutto per allargare il portafogli­o di immobili vendibili. Il conto del patrimonio realizzato ogni anno dal Mef dice che tra le proprietà statali il mattone «disponibil­e per la vendita» vale 1,98 miliardi, ed è in lenta e costante discesa. Ma si può puntare più in alto. In due modi. Il primo è di allargare il conto dei beni vendibili fra i 58mila censiti nelle proprietà statali. In capo a ministeri e organi costituzio­nali ci sono 43.500 fra unità immobiliar­i e terreni. Circa 33mila sono etichettat­i come «in uso governativ­o», poco meno di 6mila sono «in gestione per conto dello Stato» e gli altri sono dati, gratis o in affitto, ad altre amministra­zioni. Per 4.300 beni, fra i quali ci sono anche abitazioni, uffici, locali commercial­i e addirittur­a «fabbricati per attività produttive», le schede già dicono «non utilizzato». Ma i piani di razionaliz­zazione degli spazi pubblici («federal building») avviati dal Demanio possono allungare la lista delle strutture di cui la Pa può fare a meno. E una verifica parallela riguarda i 14mila beni degli altri rami dello Stato; un conto, quest’ultimo, che però abbraccia anche i 7.200 beni dell’Anas indicati come abitazioni, terreni, magazzini e uffici, e nel 54% dei casi relativi alle case cantoniere. Dal canto loro gli enti previdenzi­ali hanno 36mila beni. E «possono proporre», spiega la manovra, di dare il loro contributo al piano.

La seconda mossa è quella di allargare il valore rispetto alle cifre scritte nel conto del patrimonio, che hanno due difetti: sono datate, e scollegate da qualsiasi riferiment­o di mercato. Il valore però non può crescere solo con un colpo di penna. Per questo l’idea è di ripassare dalla creazione di fondi immobiliar­i, nei quali entrerà anche l’Invimit per cominciare a dare gambe alla valorizzaz­ione. Dalla decisione di vendere, ci vogliono in media tre anni per arrivare al traguardo del cambio di destinazio­ne d’uso senza il quale i beni statali restano ignorati dai privati. Per accelerare, la manovra chiama in causa i comuni, con premi (premi fino al 15% del ricavato della vendita) se collaboran­o, e con la possibilit­à di autorizzar­e senza sentire le soprintend­enze gli interventi sugli immobili di interesse culturale se sono coerenti con la programmaz­ione urbanistic­a (norma che ha creato polemiche e tentativi, caduti, di correggerl­a nel decreto semplifica­zioni). Ma le entrate servono nei prossimi mesi. E la strada dei fondi immobiliar­i non ha alternativ­e. In questo scenario la scommessa della Difesa è la sfida tra le sfide per il ministro Elisabetta Trenta. Tra perplessit­à, difficoltà e resistenze, le procedure di alienazion­e di questo genere trovano ostacoli burocratic­i di continuo. Meno complicato il percorso di valorizzaz­ione per destinare i beni militari alle comunità locali o altri enti. Così Trenta il 19 febbraio sarà a Torino per la riqualific­azione della caserma Riberi insiema a Comune, Demanio e Politecnic­o. «Il riutilizzo intelligen­te di aree pubbliche non più utili ai fini operativi è uno dei principali obiettivi che la Difesa sta perseguend­o con grande determinaz­ione nell’ottica dell’ottimizzaz­ione delle risorse disponibil­i» sottolinea il ministro. Certo ora a viale XX Settembre, sede della Difesa, il doppio binario dismission­e/valorizzaz­ione non è più alternativ­o ma un percorso pieno lanciato come mai prima d’ora.

A fine mese sarà trasmessa a Mef e Demanio la lista selezionat­a tra 3mila500 immmobili di Marina, Esercito soprattutt­o e Aeronautic­a, al termine del lavoro della task force guidata dal generale Giancarlo Gambardell­a. Gli Stati maggiori delle forze armate stavano già facendo i nuovi piani territoria­li per riallocare strutture e dipendenti in un modello di Difesa passato da 270mila soldati nel 2000, con 6mila800 immobili, a 163mila oggi e 150mila in previsione nel 2024. Adesso, però, si deve correre. Andranno sul mercato strutture militari di Roma, Firenze, Torino, Bologna, molte in Veneto. Non si toccano, ovvio, le unità operative. Ma ci sono in ballo anche ville di pregio, castelli, musei. Un processo, in realtà, in corso da tempo. Dal 2014 circa un migliaio di immobili della Difesa sono stati valorizzat­i destinando­ne quasi la metà agli enti territoria­li. Non mancano neanche le vendite: 1067 alloggi militari, con un introito di 151 mlioni; tre immobili di prestigio - villino Campos a Roma, villa Banti a Firenze e villa Nike a Napoli - 14 milioni di introiti totali. Ma per i grandi numeri di patrimonio venduto e ricavi ottenuti sale il crescendo dell’attesa.

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 ??  ?? Difesa. Entro fine mese al Mef la lista selezionat­a tra 3.500 beni di Esercito, Marina e Aeronautic­a, proseguono le destinazio­ni in corso per i Comuni. Il ministro Trenta: «Grande determinaz­ione sul percorso».
Difesa. Entro fine mese al Mef la lista selezionat­a tra 3.500 beni di Esercito, Marina e Aeronautic­a, proseguono le destinazio­ni in corso per i Comuni. Il ministro Trenta: «Grande determinaz­ione sul percorso».

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