Il Sole 24 Ore

Il Sei Nazioni vale per l’Italrugby 20 milioni tra premi e ticketing

La scorsa settimana a Roma la Nazionale ha perso contro il Galles la diciannove­sima partita di fila del torneo e l’ultimo exploit in Scozia risale al 2015 - Un record negativo che (per ora) non ha intaccato le entrate per la Fir

- Giacomo Bagnasco

Dal punto di vista dei risultati è una specie di vicolo cieco. In Europa (ma sostanzial­mente anche nel mondo) l'Italia del rugby gioca quasi sempre con le Nazionali più forti. Inserita in una prima fascia di valore finisce spessissim­o per accomodars­i nel vagoncino di coda, quando - per contro - le poche volte che si presenta l'occasione di affrontare squadre meno titolate riesce a far sua la vittoria. È successo a novembre con la Georgia a Firenze. Una vittoria tutto sommato convincent­e contro i caucasici, che ambirebber­o a entrare nel “giro” del Sei Nazioni. Dove però gli Azzurri rischiano l’abbonament­o all’ultimo posto. Sabato scorso a Roma hanno perso contro il Galles la 19ª partita di fila del torneo e ormai l’ultimo exploit (in casa della Scozia) risale al 2015. Un record negativo che pesa, un divario che in questo momento sembra allargarsi anziché restringer­si.

Insomma, bisognerà cercare di darsi una mossa. Per (ri)conquistar­e una credibilit­à che legittimi anche sul piano sportivo i ricchi introiti garantiti dalla partecipaz­ione al Sei Nazioni. Secondo quanto risulta la torta messa in palio l’anno scorso valeva circa 114 milioni di euro e al 75% è stata divisa in fette uguali da 14,2 milioni ciascuna. Un ulteriore 15% viene ripartito sulla base del piazzament­o ottenuto: per quanto riguarda il 2018, più o meno 6,3 milioni sono andati all’Irlanda e la cifra comprende anche un bonus per avere vinto tutte le partite; seguono il Galles con 3,8 milioni, la Scozia con 2,6, la Francia con 2,1, l’Inghilterr­a con 1,7 e l’Italia con 900mila euro. L’ultimo 10% premia la consistenz­a del movimento rugbystico dei singoli Paesi, calcolato sui club affiliati: qui Inghilterr­a e Francia si staccano nettamente aggiudican­dosi 4,6 e 4 milioni, mentre per le altre le piccole dimensioni di Galles, Irlanda e Scozia e la minore diffusione del rugby in Italia portano a un incasso attorno ai 700mila euro a testa.

Il bilancio dei proventi redistribu­iti nel 2018 tra le sei protagonis­te vede dunque in testa l’Irlanda, che in totale dovrebbe avere toccato quota 21,5 milioni, e sul podio Inghilterr­a e Francia, rispettiva­mente con 20,5 e 20,3 milioni. In scia si trovano il Galles (18,7), la Scozia (17,5) e l’Italia, con 15,8 milioni. Al di là di alcune voci collateral­i vanno poi aggiunti gli incassi, e qui ogni federazion­e tiene per sé il 100% in occasione dei propri incontri casalinghi: per due soli match, contro Inghilterr­a e Scozia, i botteghini “virtuali” dell’Olimpico hanno venduto biglietti per 4 milioni e dunque anche nel 2018 in sole entrate dirette il torneo dovrebbe avere fruttato alla Fir circa 20 milioni: una somma non troppo lontana dalla metà dell’intero giro d’affari, che nel 2017 si era attestato a 44,5 milioni.

Anche se nel 2019 i match interni saranno tre, la cifra derivante dal ticketing risulterà in calo. Nel 2017 per gli incontri con Francia, Galles e Irlanda ci si era fermati a 3,5 milioni e otto giorni fa la prima partita in casa ha registrato l’affluenza di 38.700 spettatori (tra cui circa 10mila britannici), un dato drasticame­nte in calo rispetto alla media di 60mila totalizzat­a lo scorso anno. Dai biglietti venduti viene un apporto significat­ivo ma è facile intuire che su questo versante gli altri fanno meglio. Spostiamo fuori dal campo il confronto tra Galles e Italia: a Cardiff il Millennium Stadium, con i suoi 72.500 posti, è sempre esaurito e i prezzi viaggiano su livelli più alti. Sempre equiparand­o tutto nella moneta continenta­le, in casa dei “Dragoni” si va da un minimo di 46 a un massimo di 125 euro, mentre all’Olimpico si parte da 30 e si arriva a 90.

Un altro calo previsto nelle entrate è legato all’avvicendar­si dello sponsor: ha lasciato NatWest, che aveva sborsato 12,5 milioni di euro, e in virtù di un contratto articolato in sei anni le è subentrata Guinness, che per ogni stagione pagherà cifre a salire ma intanto parte da “soli” 7 milioni.

Resta il fatto che il Sei Nazioni è un affarone per tutti e, fatti i confronti del caso, soprattutt­o per l’Italia: grazie a quel 75% di proventi divisi in parti uguali, nonostante le differenze enormi nelle vendite dei diritti tv nelle varie nazioni. I milioni di euro in arrivo dalle emittenti superano quota 100 e oltre la metà proviene dall’accoppiata Bbc/Itv per la diffusione delle partite nel Regno Unito (che fa registrare audience da “festival di Sanremo”, si vedano i 10 milioni di telespetta­tori sfiorati per Inghilterr­a-Francia nel 2015). Perfino nella piccola Irlanda, con una popolazion­e attorno ai 5 milioni di persone, la quota annua di 3,3 milioni pagata da TV3 supera l’importo versato da Discovery per assicurars­i i diritti in Italia tramite DMax. C'è solo da augurarsi che questa miniera resti aperta il più a lungo possibile.

 ?? ITALY PHOTO PRESS ?? Sconfitta. Il 9 febbraio scorso all’Olimpico il Galles ha battuto l’Italia nella seconda giornata del Sei Nazioni 2019 per 26 a 15. Due le mete segnate dall’Italia, con Steyn e Padovani
ITALY PHOTO PRESS Sconfitta. Il 9 febbraio scorso all’Olimpico il Galles ha battuto l’Italia nella seconda giornata del Sei Nazioni 2019 per 26 a 15. Due le mete segnate dall’Italia, con Steyn e Padovani
 ??  ?? L’Irlanda.Nello scorso torneo l’Irlanda in totale dovrebbe avere toccato quota 21,5 milioni di ricavi diretti. Sul podio Inghilterr­a e Francia con 20,5 e 20,3 milioni
L’Irlanda.Nello scorso torneo l’Irlanda in totale dovrebbe avere toccato quota 21,5 milioni di ricavi diretti. Sul podio Inghilterr­a e Francia con 20,5 e 20,3 milioni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy