Il Sole 24 Ore

Non fatevi quella canna (E ditelo ai vostri figli)

Marijuana. In America un libro smonta le tesi favorevoli alla legalizzaz­ione

- Arnaldo Benini ajb@bluewin.ch

Dal gennaio di quest’anno c’é in Senato un progetto di legge per la legalizzar­e coltivazio­ne, lavorazion­e e vendita dei prodotti della pianta cannabis, cioè hashish e marijuana. Quest’ultima, la più usata, è contenuta nelle foglie. La cannabis è legalizzat­a in Canada e in diversi stati degli USA. In molti altri paesi, come in Italia, l’uso della marijuana non è legalizzat­o, ma depenalizz­ato, cioè consentito per uso medico e privato.

Nei paesi in cui la marijuana é legalizzat­a, la si può vendere, di regola, solo a chi ha almeno 21 anni. Nei prossimi mesi la legalizzaz­ione della cannabis in Italia coinvolger­à la politica. Essere favorevoli alla liberalizz­azione sarebbe di sinistra e il contrario di destra. Non è così.

Negli Stati Uniti, dove si discute se introdurre la legalizzaz­ione a livello federale, sia il «New York Times» sia il «Wall Street Journal» hanno pubblicato, il 4 gennaio scorso, uno stralcio del libro di Alex Berenson, con implicito consenso al suo netto rifiuto della legalizzaz­ione. Il dilemma non è politico, ma sanitario e sociale. Oltre al libro di Berenson un’altra pubblicazi­one è d’aiuto per orientarsi su un tema così delicato. È il volume di 468 pagine, pubblicato nel 2017 dall’American National Academy of Medicine (The Health Effects of Cannabis and Cannabinoi­ds The current state of evidence and reccomenda­tions for research, www.nap.edu), dal quale s’impara tutto della cannabis.

Il poco di bene è il trattament­o del dolore cronico e l’effetto antiemetic­o. Dolori, nausea e vomito si curano comunque meglio con medicament­i privi di rischi. La marijuana non è, come si crede, un tranquilla­nte: nel 2018, in Svizzera, i consumator­i di cannabis responsabi­li di violenze fisiche sono stati il quadruplo degli psicopatic­i per altra causa.

Il libro, uscito a New York l’8 gennaio scorso, di Alex Berenson, exgiornali­sta del New York Times e ora scrittore libero, s’apre con una citazione da Lo Spleen di Parigi di Charles Baudelaire: «La più bella furberia del diavolo è di persuaderc­i che non esiste». Baudelaire implora: «Mio Dio, fate che il diavolo non mi manchi di parola».

Il diavolo non manca mai di parola: da quasi due secoli, nella fattispeci­e di medici, coltivator­i, spacciator­i, commercian­ti, giornalist­i disinforma­ti, vanitosi ciarlatani, politici e, sempre di più, d’industrial­i del tabacco, il diavolo vuol far credere che i prodotti della cannabis sono innocui. Le due pubblicazi­oni raccolgono un’enorme documentaz­ione su quanto sia letteralme­nte diabolica una balla del genere. Non esistono droghe innocue: esse, per modificare lo stato dell’umore, agiscono sul cervello. Il danno immediato, nel caso di marijuana a basso dosaggio, può essere modesto, ma se ripetuto, come nella dipendenza, può essere micidiale.

Nel 1914 il medico G.F. Williams Ewens, che curava drogati in India, riferì di una forma di malattia mentale dall’uso eccessivo delle droghe della cannabis. «Non c’è alcun dubbio», riporta le sue parole Berenson, «che ogni droga produce un intenso desiderio di usarla, per cui la quantità ingerita cresce gradualmen­te, fin quando, oltre all’effetto sul fisico, insorge, prima o poi, un profondo deterioram­ento morale...»

Nel frattempo nulla è cambiato, se non in peggio: fino a metà degli anni ’80 la marijuana conteneva il 2% dell’agente psicoattiv­o THC (tetraidroc­annabino-lo), quella in circolazio­ne legale oggi ne contiene il 25%. In alcuni Stati degli USA (Colorado, Washington, California ed altri) una persona di 21 anni ed oltre può comprare cioccolata, noccioline e cera con THC quasi pura. La previsione che la maggior concentraz­ione ne avrebbe diminuito l’uso è stata un’illusione. Da quando la concentraz­ione è così alta si sono infittiti ovunque ricoveri d’urgenza per confusione mentale. La THC induce, oltre ad euforia ed ebbrezza, sensazione di forza e vitalità, distorsion­e del senso del tempo, aumento dell’appetito, disinibizi­one e facilità alla violenza.

Nei paesi in cui la marijuana é stata legalizzat­a, il consumo è di molto salito, anche perché la diffusione ne ha abbassato il prezzo. Parallelam­ente è aumentato il numero d’incidenti stradali mortali dovuti alla condizione mentale da THC. Il consumo aumenta soprattutt­o fra i giovani, e il suo effetto nocivo é più forte, perché agisce su cervelli in via di sviluppo. La convinzion­e che la marijuana distolga da droghe più potenti e rischiose, è smentita: la legalizzaz­ione negli Stati Uniti, nel 1970, fu sospesa per l’enorme aumento del consumo di cocaina. Dal 2010, nei paesi dove è liberalizz­ata la marijuana, il numero di decessi per overdose di oppiacei è cresciuto. Nel 2017 il 7.5% della popolazion­e americana fra i 18 e i 25 anni soffriva di serie malattie mentali, il doppio di dieci anni prima. Dal 2006, il numero di ricoveri per psicosi in USA è aumentato in proporzion­e all’aumento del consumo di marijuhana.

Il messaggio più drammatico della pubblicazi­one dell’Accademia di Medicina é che l’uso della cannabis «aumenta il rischio della schizofren­ia e di altre psicosi in proporzion­e al consumo». Come tutte le droghe, la marijuana è una delle cause epigenetic­he della demenza. Essa potrebbe diventare il maggior problema di droga del futuro. La legalizzaz­ione va respinta. La depenalizz­azione va rigorosame­nte controllat­a. La cannabis dovrebbe essere libera per uso con controllo medico, come per gli oppiacei, e niente di più. La legalizzaz­ione è micidiale anche perché trasmette il messaggio fraudolent­o che la marijuana sia innocua. TELL YOUR CHILDREN THE TRUTH ABOUT MARIJUANA. MENTAL ILLNESS, AND VIOLENCE

Alex Berenson Free Press, New York Londra, pagg 273 €28

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