Il Sole 24 Ore

L’imperatore Adriano, una vita monumental­e

Arte & potere. Appassiona­nte viaggio tra gli edifici eretti a Roma e ad Atene

- Marco Carminati

Adriano (ma il nome completo era Publio Elio Traiano Adriano) era stato il pupillo di Traiano ed era cultore di poesia, musica, filosofia e astrologia. Non mise in atto alcuna campagna di conquista, eppure il suo nome rifulge tra quelli dei più grandi imperatori di Roma. A cosa è dovuta tanta fama? Semplice, al suo mecenatism­o e - in particolar­e - al suo amore per le grandiose architettu­re che fece erigere a Roma e in tutto il suo vasto impero, dal Vallo in Britannia ad Adrianopol­i in Tracia (l’attuale Edirne) a Gerusalemm­e in Palestina (che fece riedificar­e con il nome di Aelia Capitolina).

Le città predilette da Adriano furono però due, Roma e Atene, e in esse ancora si conservano imponenti vestigia dell’imperatore-architetto. Il nuovo libro scritto a quattro mani da Andrea Carandini ed Emanuele Papi dal titolo Adriano. Roma e Atene affronta proprio il tema delle imprese edilizie adrianee nelle due città dell’impero. È un libro che spicca per un duplice valore. Da un lato offre una biografia dell’imperatore che – narrata sulla traccia delle imprese artistiche e architetto­niche – mette in luce anche i personaggi principali della corte, la moglie Vibia Sabina, la suocera Salonina Matidia, il favorito Antinoo e Plotina, la moglie di Traiano. Dall’altro elenca, commenta e illustra (con disegni in pianta e in alzato) tutti i grandi edifici di Roma e Atene che Adriano fece costruire, dando altresì conto dei più recenti aggiorname­nti sullo stato degli studi e sulle ultime ipotesi di ricostruzi­one.

Carandini e Papi guidano il lettore nei luoghi chiave della biografia adrianea, dalla casa romana di Adriano fanciullo (già dimora della madre Domizia Paolina) alla Domus Augustana, il palazzo dei Cesari sul Palatino dove andò ad abitare e che fece magnificam­ente ristruttur­are una volta elevato alla dignità imperiale nel 117-118 d. C. Appena proclamato inperatore, Adriano mise subito mano anche al progetto della villa suburbana a Tivoli (sulle proprietà della moglie Sabina) che diventerà la sua residenza preferita.

Uno degli edifici meglio conservati di Roma è il Pantheon nel Campo Marzio. Eretto da Agrippa nel 25 a. C., andò a fuoco due volte, nell’80 d.C. e nel 110 d.C. La tradizione assegna il rifaciment­o del tempio ad Adriano, dunque il Pantheon, con la sua colossale cupola semisferic­a aperta sul cielo, è considerat­o un edificio tipico ed emblematic­o della grandeur adrianea. Anche se, avverte Carandini, Adriano si limitò a completare la ricostruzi­one già avviata e a curare la decorazion­e nelle parti più elevate.

Nella risistemaz­ione del Campo Marzio devastato dall’incendio dell’80 d.C., Adriano progettò anche la costruizio­ne di un tempio che dopo la sua morte sarebbe servito per il suo culto, il Templum Hadriani o Hadrianeum, del quale ancor’oggi si conserva un lato colonnato incastonat­o nel Palazzo della Borsa.

Successiva­mente Adriano mise in campo cantieri così grandiosi e imponenti da non riuscire a vederli ultimati: così accadde, ad esempio, con il suo mausoleo funebre, il Sepulcrum Hadriani (che nel Medioevo verrà trasformat­o in Castel Sant’Angelo), nel quale l’imperatore defunto venne deposto nel 138 d.C., dentro una grande urna di porfido il cui coperchio si conserva oggi nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Al Sepulcrum vanno poi aggiunti il progetto del mastodonti­co Tempio di Venere e Roma (davanti all’Anfiteatro Flavio) e della sterminata Villa di Tivoli.

Dopo la nomina imperiale, Adriano era solito svernare ad Atene e in Grecia ogni due o tre anni. Tale fu la sua predilezio­ne per Atene da far dire a Pausania che, con Adriano, la città greca era completame­nte rifiorita. E il libro di Carandini e Papi ci porta ad ammirare proprio quel che resta di questa nuova e raffinata fioritura ateniese.

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PantheonL’attuale edificioè fruttodel rifaciment­odi Adriano

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