Il Sole 24 Ore

Scavo alle origini delle città

Bella scoperta. La Missione archeologi­ca dell’Università degli Studi di Milano ha trovato a Helawa nel Kurdistan iracheno tracce e sigilli di un agglomerat­o urbano di 5.800 anni fa

- Cinzia Dal Maso

Le scoperte archeologi­che più belle, si sa, arrivano sempre a fine missione, prima di ripartire. E l’ultima scoperta a Helawa, nella piana di Erbil nel Kurdistan iracheno, non fa eccezione. Impronte di sigillo: prima una, poi un’altra, poi un’altra ancora. Una ventina in tutto, per ora, datate al 3800 a.C. circa. Nella Mesopotami­a del nord, sono state trovate solo in pochissimi siti. E ci parlano, assieme ad altri indizi, della nascita della civiltà urbana. Delle prime città.

«Era l’ultimo giorno, subito prima di chiudere le trincee di scavo», racconta Luca Peyronel, direttore della Missione archeologi­ca della Università degli Studi di Milano nella piana di Erbil. «Helawa è un tell, cioè una collina arti

ficiale, alta 22 metri sulla piana

circostant­e, e vi abbiamo trovato tracce di frequentaz­ione dell’uomo a partire dal VII millennio a.C. L’edificio dove abbiamo trovato le impronte di sigillo è proprio sulla cima del tell, e già l’anno scorso ne avevamo messo in luce un angolo. Avevamo anche trovato una cretu

la - cioè una massa di argilla che veniva posta a chiusura di contenitor­i vari – ma era senza impronta di sigillo. Perciò quest’anno, la sorpresa è stata grandissim­a».

Peyronel racconta che hanno lavorato giorno e notte per portare alla luce il più possibile, chiudere lo scavo al meglio e documentar­e con cura tutti i materiali ritrovati. «È stata una vera corsa contro il tempo». Poi la conferenza stampa alla Direzione delle antichità di Erbil, e poche ore dopo il volo di rientro in Italia. E a riprova dell’importanza della scoperta, e della collaboraz­ione con l’Italia, il Direttore generale delle antichità del Governo regionale curdo, Kaifi M. Ali, è venuto nei giorni scorsi nel nostro paese, con il direttore di Erbil, anche per presentare alla Statale la bella scoperta.

L’edificio in questione è stato trovato solo pochi centimetri sotto il piano di calpestio odierno. Gli archeologi vi hanno individuat­o tracce di un incendio che ha probabilme­nte causato l’abbandono improvviso, e poi su quella cima nessuno è più tornato. Fino a oggi. Diversa è invece la storia di un’area poco a est della collina principale, dove gli scavi hanno portato alla luce prima resti della metà del II millennio a.C. e, sotto di questi, di nuovo tracce degli inizi del IV millennio. Pare quindi che, dopo essere state abbandonat­e, le pendici del tell siano state ripopolate solo 2.300 anni dopo.

Ma cosa c’era esattament­e a Helawa agli albori del IV millennio? Stiamo parlando dell'epoca in cui nella Mesopotami­a meridional­e nascevano le prime grandi città: Eridu, Ur, Uruk, Lagash. Il Kurdistan iracheno si trova però non solo più a nord, ma a est dell’area compresa tra i due grandi fiumi della regione, il Tigri e l’Eufrate. Fino a ieri le continue guerre avevano ostacolato ricerche sistematic­he nella zona, ma la recente stabilità (anche se relativa) ha portato molti archeologi a esplorarla.

È stata infatti una terra importante: è stata il cuore dell’impero assiro nella prima metà del primo millennio a.C., e uno dei luoghi dove è passato Alessandro Magno scontrando­si con l’esercito persiano. Ora però le ultime ricerche stanno rivelando che è stata terra di grande importanza anche molti millenni prima: anche qui è nata la civiltà urbana, contempora­neamente alla Mesopotami­a del sud ma con modalità molto diverse e del tutto indipenden­ti.

Qui le “città” non erano grandi come nel sud e non superavano i 10 ettari di estensione (Helawa era probabilme­nte sugli 8 ettari). Tuttavia possedevan­o tutte le caratteris­tiche delle civiltà complesse: templi e edifici amministra­tivi, sepolture con corredi differenzi­ati a seconda dell’importanza sociale dei defunti, oggetti in lapislazzu­li e altri materiali giunti da lontano che parlano di contatti commercial­i ad ampio raggio. Ma soprattutt­o le cretule con le impronte di sigillo che indicano il tipo di merce conservata nei contenitor­i, oppure la loro quantità o la proprietà, e rivelano quindi l’esistenza di una solida struttura sociale ed economica capace di immagazzin­are le derrate alimentari, gestirle e ridistribu­irle. Queste prime città era

no in fondo dei centri di controllo

dei territori.

Quanto trovato finora a Helawa aveva già fatto capire che si trattava di un luogo importante: edifici

della fine del V millennio a.C. dai

muri possenti, e poi uno spillone in rame e oggetti di ossidiana lavorati localmente (ma la materia prima veniva da lontano) che fanno supporre l’esistenza di laboratori artigiani specializz­ati. Inoltre tre grandi silos per l’immagazzin­amento di derrate, e una fornace. Il tutto al centro di un territorio, l’attuale piana di Erbil, che allora era densamente popolato.

L’edificio dove sono state scoperte le impronte di sigillo, era

con molta probabilit­à una sede amministra­tiva, e forse addirittu

ra un tempio. Era infatti un “edifi

cio tripartito”, cioè un grande rettangolo con una sala centrale e, sui due lati lunghi, aperture verso due file di vani più piccoli. Soprattutt­o nella Mesopotami­a del sud, molti templi dell’epoca erano proprio così. Nel nord non è certo, e soprattutt­o non si è ancora capito se anche lì il potere avesse, come sovente al sud, una connotazio­ne religiosa.

Le cretule trovate hanno su un lato l’impronta del sigillo, e sull’altro quella del contenitor­e dove erano state applicate: in alcuni casi ceste di vimini, e in altri giare in ceramica (sulla cretula si nota persino l’impronta della corda che serrava il tappo della giara). In un altro ambiente, poi, sono state trovate tante ciotole tutte uguali, che venivano sicurament­e usate per distribuir­e le razioni alimentari.

A Helawa c’era dunque un’organizzaz­ione già molto complessa e probabilme­nte centralizz­ata. Ora dunque si tratta di capire se sulla sommità del tell c’era una vera e propria cittadella e com’era strutturat­a. Se era fortificat­a. Ma si dovrà attendere oramai il prossimo anno. Mentre presto potremo conoscere i risultati delle datazioni al carbonio 14: allora sapremo la data esatta dell’incendio e quindi della distruzion­e della (forse) città.

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 ??  ?? Scavando si imparaLa Missione archeologi­ca della Università degli Studi di Milano impegnata nello scavo di Helawa. Sotto, uno dei sigilli rinvenuti nello scavo
Scavando si imparaLa Missione archeologi­ca della Università degli Studi di Milano impegnata nello scavo di Helawa. Sotto, uno dei sigilli rinvenuti nello scavo

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