Sette da cantare dopo l’Ariston
Il surreale polverone alzato in virtù della classifica finale del Festival di Sanremo, seguito dallo stucchevole rimbalzo di polemiche, attacchi, sospetti e precisazioni, ha avuto il sorprendente effetto di rendere più interessanti un pugno di canzoni altrimenti dimenticabili. Sul pianeta della musica leggera e leggerissima c’è una vita anche futura, oltre i cinque giorni del microcosmo del teatro Ariston: ecco un quadro delle magnifiche sette (si fa per dire) che resteranno.
La canzone vincitrice, Soldi, di Mahmood ha i sapienti ed equilibrati ingredienti da cucinare per una competizione: un testo semplice, qualche trovata nei suoni e nell’arrangiamento, il mix di citazioni tanto indigesto a chi pretende melodie più ordinarie. Su Mahmood bisognerà studiare l’album in arrivo nei prossimi mesi e vedere l'impatto dal vivo. Ma se doveva vincere il migliore, ci siamo quasi.
Nella disfida cruciale ha finito per soccombere Ultimo, dato favoritissimo al punto da crederci un po’ troppo: poteva anche arrivare primo, ma I tuoi particolari ha la potenza di una bolla di sapone, gonfia di una retorica scivolosa, enfatica, che suona molto più vecchia dei 23 anni del suo profeta. Il quale ha però un importante, vero peso specifico di mercato e ci sfinirà con incessante tam tam.
Ormai le canzoni durano poco, ma con un po’ di fortuna i ritmi solari, ballabili, goderecci dei Boomdabash dovrebbero scavallare la stagione fredda e arrivare all’estate: Per un milione è allegra, sorridente e ribadisce un’azzeccata formula scacciapensieri, gradita cartolina dal Salento.
Sospeso tra la tentazione del maledetto e le maniere di bravo ragazzo, Achille Lauro ha giocato le sue carte cavalcando con Rolls Royce la forza dello slogan: attecchirà tra i giovanissimi, magari senza trovarci un buon motivo. È il potere del tormentone nella sintesi furbetta dove contano il titolo, un inossidabile riff rockettone e l’immagine dell’artista. Finché dura...
La ricetta utile per le ragazzine, un popolo magari non fedele nel tempo, ma ampio e generoso, sembra averla individuata Irama, uno dei frutti usciti dal giardino di Amici: in pieno Maria De Filippi-style rimbalza La ragazza con il cuore di latta, buon crescendo giudizioso e ritornello vincente. Sospiri pop che troveranno sponda nelle mille radio dove alla fine si fa la differenza.
Motta nell’anno passato ha vinto tutti i premi a disposizione e forse aveva esaurito le scorte: ma Dov’è l'Italia rientra nell’onesto parco giochi dei cantautori. Una ballata che il bravo Francesco si terrà stretta per i concerti: e che negli anni ritroverà in repertorio, senza doversi vergognare.
Infine sarà opportuno, fra qualche tempo, rimosse tutte le schermaglie, ricordarsi di un brano nobile e dalle tinte tenui, ma resistenti, come Abbi cura di me, che Simone Cristicchi, senza look stravaganti e soprattutto senza strepiti, ha condotto con classe e sentimento. Lasciando un messaggio che tornerà buono anche al prossimo festival, quello dei settant’anni: un’età in cui avere cura di se’ diventa decisivo.