IL PROF A LEZIONE DI VITA IN PERIFERIA
La scuola sono io. Comodo e gratificante insegnare lettere in uno dei licei più prestigiosi di Parigi. Tutti ti rispettano, colleghi e allievi, senza battere ciglio. E con i tramortiti studenti ci si può anche permettere di dare giudizi pesanti, sarcastici sul loro scarso ingegno e sul loro ancor più ridotto impegno. Tanto, sono delle vere e proprie amebe… Poi, però, l’orgogliosissimo prof pecca di ingenuità. Si fa scappare un giudizio sferzante sulle scuole della famigerata banlieue, sostenendo che la colpa dei disastro è proprio degli insegnanti, troppo giovani e impreparati. Ovviamente, tutto cambierebbe se in prima linea fossero mandate persone come lui, esperte e inflessibili. Detto, fatto: una solerte funzionaria del ministero lo sente, ritiene l’idea geniale e gli propone di passare, immantinente, dalle parole ai fatti. Come rifiutare senza perdere la faccia? Bello spunto narrativo, situazione ribaltata, materiale abbondante per una commedia capace di confrontarsi con le problematiche reali. Élite contro popolo, centro versus periferia, intellettuali con la puzza al naso e gente che si confronta ogni giorno con il male di vivere. Ora, caro professore, non hai più lo scudo protettivo delle tue belle parole, pronunciate là dove non si corre alcun rischio. Ora hai ragazzi e ragazze che hanno come prospettiva più probabile nella vita di diventare piccoli delinquenti e finire dietro le sbarre. E davvero il corpo insegnante è impreparato ad affrontare una sfida così improba. Bisogna cambiare, ma cambiare davvero. I metodi delle lezioni, certo, ma anche e soprattutto l’approccio umano. Aprirsi, scendere dal piedistallo, vedere il positivo che può nascondersi dietro gli atteggiamenti più respingenti. Può davvero valerne la pena, per i ragazzi e pure per i prof.