Nuove spie anti-crisi su riscossione e debiti
I parametri riformati moltiplicheranno per quattro gli enti in deficit strutturale
Cresce per responsabili finanziari e revisori dei conti l’attenzione ai nuovi parametri di deficitarietà strutturale da allegare al rendiconto 2018. Gli indicatori, che sono stati approvati per il triennio 2019/21 dal ministero dell’Interno con il decreto del 28 dicembre 2018, dovrebbero infatti far quadruplicare, secondo le stime del Viminale, il numero degli enti strutturalmente deficitari.
La progettazione del nuovo sistema è partita dalla constatazione della perdita della capacità della tabella parametrale precedente di catturare gli enti in condizioni di squilibrio finanziario. Il numero degli enti effettivamente deficitari è infatti sceso a 48 (rendiconto dell’esercizio 2014), a fronte di 246 enti in dissesto o in riequilibrio pluriennale.
Le spie scelte fra quelle già presenti nel piano degli indicatori e dei risultati attesi di bilancio presentano valori soglia, differenti fra comuni, province/città metropolitane e comunità montane, al di sopra o al di sotto dei quali scatta il semaforo rosso per definire l’ente strutturalmente deficitario. Sono da considerarsi in condizioni strutturalmente deficitarie gli enti che presentano almeno la metà degli indici con valori positivi (articolo 242, comma 1, del Dlgs 267/2000).
I nuovi indicatori erano stati anticipati in via sperimentale al rendiconto 2017, al quale è stata allegata, oltre alla tabella dei parametri di deficitarietà strutturale (approvata con il decreto ministeriale del 18 febbraio 2013), anche la rilevazione dei nuovi otto indici. Sono stati però modificati, rispetto alla tabella approvata per il rendiconto 2017, i valori definitivi delle soglie per la rilevazione della condizione di deficitarietà, a seguito dei nuovi test effettuati sui rendiconti 2017.
Il fulcro del nuovo impianto è rappresentato dalla capacità di riscossione dell’ente (con due indicatori, uno riferito alle entrate proprie e l’altro al totale delle entrate) e dai debiti fuori bilancio. Dopo l’armonizzazione contabile è stato necessario rivedere il cardine del sistema, che prima era concentrato sui residui, presenti con ben tre parametri.
In pratica, per i comuni è rilevata l’incidenza degli incassi (competenza e residui) riferiti delle entrate proprie rispetto alle previsioni definitive di parte corrente quando è minore del 22 per cento. Sempre in tema di capacità di riscossione è misurato il rapporto fra le riscossioni (competenza e residui) e la somma di accertamenti e residui attivi iniziali se risulta inferiore al 47 per cento.
Il fenomeno dei debiti fuori bilancio è considerato nella nuova tabella in tutte le possibili declinazioni con due indici. Una spia giudica se il rapporto dei debiti riconosciuti e finanziati sul totale degli impegni del titolo 1 e titolo 2 supera l’1 per cento. Un ulteriore indicatore considera poi lo sforamento dei debiti fuori bilancio in corso di riconoscimento e di quelli riconosciuti e in corso di finanziamento, rispetto allo 0,6% delle entrate correnti (primi tre titoli).
A questi elementi si aggiungono la sostenibilità del disavanzo a carico dell’esercizio (che rapportato ai primi tre titoli delle entrate è deficitario se supera il valore dell’1,20 per cento) e la rigidità della spesa (ripiano disavanzo, personale e debito sulle entrate correnti deficitario se supera il 48 per cento).
Completano la tabella, infine, l’indice della sostenibilità dei debiti finanziari (deficitario se supera il 16%) e delle anticipazioni di tesoreria non restituite.