Arresti domiciliari ai genitori di Renzi Reato: bancarotta
«Fiducia nella giustizia, ma è un provvedimento assurdo e sproporzionato»
Arresti domiciliari per i genitori di Matteo Renzi. Le misure sono state emesse dal gip di Firenze per bancarotta fraudolenta e per emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Il provvedimento, eseguito dalla Guardia di Finanza, riguarda anche un imprenditore di Campo Ligure (Genova). I tre sono stati nel tempo amministratori di fatto di tre società cooperative, due delle quali dichiarate fallite.
Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo, finiscono agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta e false fatturazioni. «Non mollo di un solo centimetro. La politica non è un vezzo personale ma un dovere morale», replica a caldo con un post su Facebook l’ex premier, che oggi terrà una conferenza stampa.
Ma l’indagine del procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo rischia di avere riflessi importanti. Stando ai pm, infatti, «Renzi Tiziano e Bovoli Laura» avrebbero utilizzato nel tempo un vero e proprio «modus operandi», come si legge negli atti giudiziari. Ciò che emerge, infatti, è che con la “Eventi6” avevano a disposizione «manodopera senza essere gravata di oneri previdenziali ed erariali». Lavoro nero, dunque. Un aspetto che si sarebbe concretizzato «nel costituire e nell’avvalersi delle cooperative “Delivery Service”, “Europe Service” e “Marmodiv”, poi destinandole all’abbandono non appena esse raggiungevano uno stato di difficoltà economica». In particolare, si legge ancora nei documenti dei pm fiorentini, si sarebbe trattato di «difficoltà economica più che prevedibile in considerazione che sulle stesse gravava l’onere previdenziale, e con riferimento a “Marmodiv” anche l’0nere fiscale derivante dall’emissione di fatture per operazioni inesistenti al fine di consentire evasione di imposta a “Eventi6”».
La società, in particolare, è stata già travolta da una precedente indagine per false fatturazioni in concorso con l’imprenditore pugliese, residente a Firenze, Luigi D’Agostino. Si tratta di fatture false per complessivi 140mila euro, che dalla “Eventi6” passano alla società, sempre dei Renzi, “Party”. Stando ai documenti investigativi, D’Agostino e Bovoli avrebbero studiato a tavolino il giro di fatture false. Negli atti si legge che D’Agostino «si accordava» con Laura Bovoli e Tiziano Renzi «affinché emettessero la falsa fattura». Il particolare non è di poco conto, perché in due successive email, del 29 giugno e del 30 giugno, giunge la stessa identica fattura ma con l’oggetto parzialmente diverso. Per i pm sarebbe una delle prove per dimostrare che le fatture erano false e che a monte c’era stato un accordo illecito con Luigi D’Agostino. Il nome di D’Agostino e Tiziano Renzi, poi, compaiono anche in un’altra inchiesta dei pm di Lecce, con cui è stato disposto l’arresto - per corruzione in atti giudiziari - dei magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta. Ed è proprio quest’ultimo, all’epoca in cui rivestiva la carica di pm a Trani, che aveva favorito D’Agostino (indagato in suo procedimento), dietro l’organizzazione di un incontro, pianificato da Tiziano Renzi, con l’allora sottosegretario Luca Lotti.