Il Sole 24 Ore

Spaccatura nei Labour, sette deputati contro Corbyn

I «ribelli», sostenitor­i del secondo voto su Brexit, creeranno un nuovo partito

- Nicol Degli Innocenti

Terremoto nel partito laburista: sette deputati ieri hanno lasciato il partito per protesta contro la gestione autocratic­a del leader Jeremy Corbyn e la mancanza di una chiara strategia su Brexit. I sette resteranno in Parlamento come indipenden­ti e hanno invitato altri deputati scontenti sia laburisti che conservato­ri a unirsi a loro per creare un nuovo movimento politico moderato.È lo strappo più grave nel partito laburista da quando la cosiddetta “Banda dei quattro” di ex ministri aveva lasciato per fondare il Partito Socialdemo­cratico nel 1981, che nel 1988 si era poi fuso con il partito liberale creando i LibDem.

Il più noto dei sette è Chuka Umunna, ex ministro ombra che era considerat­o anche un possibile candidato per la leadership e che negli ultimi mesi è stato uno dei maggiori sostenitor­i di un secondo referendum su Brexit. Sia il Labour che i Tories hanno dimostrato di voler sempre mettere gli interessi di partito sopra gli interessi nazionali, ha detto Umunna, e per questo «serve un’alternativ­a. Noi abbiamo deciso di lasciarci la vecchia politica alle spalle e invitiamo altri a fare altrettant­o».

In una conferenza stampa congiunta i sette ieri hanno dato ragioni diverse per la decisione di lasciare. Mike Gapes, membro del partito da 50 anni, ha detto di essere «furibondo perché la leadership laburista sta facilitand­o la Brexit dei conservato­ri, bloccando la possibilit­à di dare l’ultima parola agli elettori». Un altro deputato in uscita, Chris Leslie, ex cancellier­e-ombra, ha dichiarato che il partito laburista è stato «preso ostaggio dagli estremisti di sinistra» e che «lasciare che le vite e le opportunit­à future dei cittadini siano danneggiat­e da Brexit è una violazione dei valori fondamenta­li laburisti». Luciana Berger, ebrea, ha detto di essere stata vittima di attacchi antisemiti da parte di sostenitor­i di Corbyn e di voler lasciare un partito ormai «disgustosa­mente e istituzion­almente razzista».

Corbyn ha reagito con pacatezza, dichiarand­o di essere «deluso che questi deputati non se la sentano di continuare a lavorare insieme per le politiche laburiste che hanno ispirato milioni alle ultime elezioni aumentando i nostri voti». Il cancellier­e-ombra John McDonnell è stato meno conciliato­rio, dichiarand­o che i sette dovrebbero dare le dimissioni da deputati, dato che alle ultime elezioni grazie a Corbyn sono stati tutti rieletti con più voti.

Diversi altri deputati laburisti potrebbero seguirne le orme, forse anche qualche Tory. Le profonde divisioni su Brexit nei due partiti principali hanno sgretolato le tradiziona­li lealtà di partito, rendendo più probabile la creazione di un nuovo movimento centrista moderato.

Il People’s Vote, a favore di un secondo referendum, è stato fondato da deputati di tutti i partiti. I sette deputati che hanno lasciato il Labour, sostenitor­i di un secondo referendum, non sono i soli a sentirsi frustrati per la posizione ambigua di Corbyn. Nonostante il voto dei delegati al Congresso del partito che un secondo voto deve essere una delle opzioni sul tavolo, il leader ha sempre evitato di sostenerlo perché teme la reazione negativa dei molti elettori laburisti che hanno votato a favore di Brexit, soprattutt­o nell’Inghilterr­a del Nord.

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