Federalimentare: rispettare le regole
Per le imprese la richiesta di 205 euro dei sindacati è troppo onerosa
Il negoziato per il rinnovo del contratto degli alimentaristi rischia di impantanarsi prima ancora di iniziare. Siamo alle schermaglie iniziali, ma, come dicono da Federalimentare, fin dall’inizio è bene aver chiari i punti cardinali. E per le imprese i punti cardinali sono l’accordo Confindustria Cgil, Cisl e Uil del marzo del 2018 e i dati relativi all’andamento del settore che mostrano segnali di rallentamento. La scorsa settimana (si veda il Sole 24 Ore di sabato 16 febbraio) i sindacati, Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno presentato la piattaforma rivendicativa chiedendo un aumento di 205 euro nel quadriennio, oltre a 22 euro di welfare. Nelle imprese c’è «sorpresa e preoccupazione» per le bozze di piattaforma. «Siamo molto preoccupati per l’onerosità dell’incremento retributivo di 205 euro medi mensili», dice Silvio Ferrari, vicepresidente di Federalimentare per le relazioni industriali e il welfare.
Ai sindacati che hanno spiegato che la piattaforma è coerente con l’ accordo dello scorso marzo, Ferrari, in realtà chiede« dove sono finitele regole interconfederaliche i sindacati hanno“liberamente” e consapevolmente sottoscritto a marzo 2018? Lari chiesta economicanon segu el’ andamento dell’ ind ice inflattivo Ipca, chele parti sociali confederali hanno stabilito essere il criterio oggettivo per gli aumenti ». In estrema sintesi l’ accordo di marzo 2018 prevedeva l’ individuazione di un trattamento economico complessivo (Tec ), costituito dal trattamento economicominimo( Tem,i minimi tabellari) e da tutte quelle voci che il contratto considera comuni a tutti i lavoratori.
I primi a rinnovare il contratto con le nuove regole son ostati le industrie chimica e farmaceutica che perla parte economica hanno riconosciuto un aumentodi 97 euro sul Teme 129 sul Tec, con vigenza allungata fino a giugno 2022. Gli alimentaristi hanno avanzato delle richieste più elevate, partendo dalla considerazione che l’industria alimentare ha avuto performance brillanti. Federali men tare, però, spiega che i dati congiunturali di fine 2018, in realtà, mostrano che il settore segna il passo. «La produzione a dicembre è scesa di -4% sullo stesso mese 2017, mentre l’ export in parallelo ha segnato un -3,8%», dice Ferrari. Senza tralasciare il fatto che il fatturato dell’industria alimentare è di circa 140 miliardi e che su questi il mercato domestico pesa per il 77%, mentre l’export per il 23%. Es e il mercato domestico è in una fase di crescita molto rallentata, l’export continua a crescere, ma nel 2018 è cresciuto della metà rispetto al 2017. Mettendo insieme tutte le rivendicazioni,anche quelle su formazione, welf are, sicurezza e organizzazione del lavoro, secondo Ferrari« ci troviamo di fronte ad una richiesta che rischia oggettivamente di impantanare il negoziato ai blocchi di partenza, tanto più se, alla stessa, si aggiungono le altre richieste normative ed economiche ».