Il Sole 24 Ore

Export veloce: il «Dual Use» attende (ancora) il decreto

A un anno dal varo della legge sul duplice uso le imprese sono in attesa della piena operativit­à

- Laura Cavestri

«Alle aziende che vendono in Paesi soggetti a sanzioni prodotti “innocenti” – valvole, caldaie, ma anche software – servono due cose. Sapere prima se li possono spedire senza poi blocchi in dogana e successive multe. E poterlo sapere senza spendere una fortuna. Due domande semplici. Ma siamo ancora in attesa». Ugo Pettinarol­i, amministra­tore delegato della Fratelli Pettinarol­i spa e ceo dell’omonimo gruppo specializz­ato in rubinetter­ia e valvole (100 milioni di fatturato e 300 addetti) sa che dovrà aspettare ancora per quelle risposte.

È passato poco più di un anno da quando è entrato in vigore il decreto legislativ­o 221/2017. Ovvero la riforma del cosiddetto Dual Use, che ha recepito le norme Ue nell’ordinament­o italiano e messo ordine nella gestione dell’export di quei prodotti “ordinari” (tra gli altri, valvole, rubinetti, guarnizion­i, tubi, caldaie, composti chimici e software) che, però, potrebbero anche essere impiegati, in certi Paesi, per scopi militari, per finalità nucleari o di riarmo, per spiare o reprimere dissidenti e popolazion­e civile.

Tra le nuove misure, infatti, quella più attesa dagli operatori economici (articolo 8 comma 5), è il debutto della cosiddetta Licenza Zero, una sorta di nulla-osta preventivo che le aziende – in caso abbiano il dubbio che il proprio prodotto possa essere bloccato in dogana perché considerat­o dual use– possono richiedere al ministero dello Sviluppo economico. Quest’ultimo, al termine di una istruttori­a condotta anche sulla base delle informazio­ni raccolte dall’operatore che ne fa richiesta, dichiara formalment­e che l’esportazio­ne di una determinat­a merce non è soggetta ad alcuna autorizzaz­ione.

In questo senso, le norme sulla Licenza Zero allineano l’Italia a quei Paesi comunitari che già dispongono di questo strumento (per esempio la Germania) e dovrebbero garantire certezze sulla libera circolazio­ne di determinat­e merci, ampliando il business. Che lo strumento possa poi essere effettivam­ente

Senza norme che facilitino la «Licenza Zero», sulle Pmi peseranno incertezza e rischi in dogana

utile agli operatori dipenderà, si ritiene, dalla capacità del ministero per lo Sviluppo economico di rispondere celermente alle istanze di licenze zero che inonderann­o gli uffici ministeria­li, il tutto nelle notorie difficoltà di budget in cui operano le pubbliche amministra­zioni. Ma per mettere in moto il meccanismo autorizzat­ivo serve un decreto, di cui non c’è traccia.

«La Licenza Zero – sottolinea Marco Padovan, avvocato dell’omonimo studio legale milanese Padovan – allinea l’Italia, ad esempio, al proprio principale competitor nella meccanica, cioè la Germania e potrebbe avere un’importanza dirompente per le imprese del settore, perché potrebbe garantire quelle certezze che sinora sono mancate».

Ma ci sono dei nodi pratici da affrontare. Il ministero si deve dotare di una struttura tecnica competente per vagliare la documentaz­ione. E poi lo farebbe gratis o le imprese richiedent­i dovrebbero pagare? E se sì, quale sarebbe il tariffario? «Per rispondere a queste domande, serve un decreto attuativo che ancora non è arrivato» aggiunge Padovan. Che conclude: «Lo strumento sarà davvero utile se il Mise saprà rispondere con velocità e tempi certi alle istanze che arriverann­o, nonostante i budget risicati della pubblica amministra­zione».

Dati della Commission­e Ue rilevano che nel 2016 (gli ultimi disponibil­i) le richieste di autorizzaz­ione all’export di beni dual use hanno raggiunto un valore pari a oltre 45 miliardi, poco meno del 3% del totale delle esportazio­ni europee. Mentre sono state rilasciate autorizzaz­ioni per esportare 33 miliardi di merce Dual Use.

«Resto convinto che il Governo dovrebbe scegliere la strada della delega – ha ribadito Fulvio Liberatore, presidente di Easyfronti­er, società specializz­ata in materia doganale e partner tecnico del progetto Dogana Facile di Anima –. Ovvero, che attraverso accordi con le associazio­ni delle imprese e società specializz­ate, deleghi a esperti accreditat­i la validazion­e dell’istruttori­a e magari anche l’autorizzaz­ione, riservando­si un controllo formale. Ma serve un decreto che lo dica».

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 ?? AFP ?? Nucleare e non Impianto nucleare in Russia. Se una volta i materiali di possibile “uso duplice” erano componenti per centrali nuclerari, oggi nel mirino ci sono sempre più software e soluzioni per Tlc e cybersecur­ity
AFP Nucleare e non Impianto nucleare in Russia. Se una volta i materiali di possibile “uso duplice” erano componenti per centrali nuclerari, oggi nel mirino ci sono sempre più software e soluzioni per Tlc e cybersecur­ity

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