«Evitare la doppia imposizione sulle eredità»
In arrivo una proposta comune ai notai dell’Ue in materia di successioni
Pierre-Luc Vogel, presidente del Consiglio dei Notariati dell’Unione europea (Cnue, ndr) il 2019 sarà un anno importante per l’Europa - da Brexit alle elezioni parlamentari - ma anche per i notai del vecchio Continente.
Ci sono due livelli di impegno che ci attendono, il primo è la partecipazione al voto popolare, che stimoleremo con il motto “Questa volta io voto” perché non vogliamo, come cittadini, che vinca ancora una volta il partito dell’astensione. La nostra, come si vede, non è una posizione politica - sulla quale restiamo neutri - ma di partecipazione civica. Poi c’è ovviamente il versante tecnico che ci coinvolge direttamente come professionisti.
In quali modi?
Noi abbiamo il dovere di fare proposte per migliorare la vita e i rapporti tra i cittadini europei, semplificando e allo stesso tempo garantendo certezza.
Nel merito?
Per esempio, nelle successioni, implementando il regolamento che ha già dato luogo al certificato successorio europeo, con proposte in materia fiscale per evitare la doppia imposizione sulle eredità. Su questo tema il Parlamento non ha ancora preso una decisione: noi a marzo produrremo una proposta comune del Cnue.
Nel 2019 è entrato in vigore anche il regolamento sui regimi patrimoniale tra coniugi e quello collegato del partenariato civile.
Qui il ruolo dei notai sarà quello di promuoverne l’applicazione, dimostrando che si tratta di un progresso per i cittadini. Dal 29 gennaio scorso c’è un’unica legge applicabile, a differenza di prima quando, per esempio, c’era una legge immobiliare e un’altra per gli altri beni. Inoltre, nel vecchio regime, dopo dieci anni di residenza in un altro paese si correva il rischio di vedersi cambiato autoritativa mente il regime patrimoniale tra coniugi applicabile. Le regole nuove e unificate di cui stiamo parlando varranno tra l’altro anche per il partenariato civile.
Un altro tema caldo e molto controverso per i cittadini europei sono le regole applicabili dopo la Brexit.
Qui potrei dire che siamo ancora immersi nella nebbia londinese, mancando l’accordo politico sull’uscita. Ad aprile ci incontreremo con i colleghi britannici a Londra, lavoreremo insieme per definire le conseguenze pratiche della Brexit e per divulgarle correttamente ai cittadini.
Il 2019 sarà anche prevedibilmente l’anno in cui le nuove tecnologie (intelligenza artificiale, blockchain) impatteranno sulle professioni. I notai rischiano di diventare marginali con lo sviluppo della società digitale?
Credo al contrario che il notaio di domani dovrà essere sulla breccia della tecnologia. I professionisti non devono essere spaventati dal progresso né alimentare false percezioni.
Ma invece?
In Italia, Francia e Belgio si sta lavorando da tempo sulla tecnologia blockchain. In Francia per esempio il Notariato sta partecipando a un protocollo di trasmissioni certificate di documenti via blockchain che coinvolge anche istituti bancari e pubblica amministrazione.
Serve ancora il notaio in questo contesto?
Certo! Pensi alla questione dell’antiriciclaggio. La tecnologia blockchain non “sorvegliata” all’ingresso diventerebbe qui solo un facile mezzo per garantire l’impunità dei riciclatori e per compromettere così l’integrità del sistema finanziario internazionale. E pensi anche al ruolo di garanzia insostituibile che il notaio riveste in ambito societario e immobiliare, che non può essere scambiato con un semplice processo tecnologico “chiuso”. Per questi motivi credo che il Notariato possa e anzi debba conservare la sua posizione “alla fonte” dei processi tecnologici.
PIERRE-LUC
VOGEL Presidente del Consiglio dei
Notariato dell’Unione europea (Cnue)