Il Sole 24 Ore

«Evitare la doppia imposizion­e sulle eredità»

In arrivo una proposta comune ai notai dell’Ue in materia di succession­i

- Alessandro Galimberti

Pierre-Luc Vogel, presidente del Consiglio dei Notariati dell’Unione europea (Cnue, ndr) il 2019 sarà un anno importante per l’Europa - da Brexit alle elezioni parlamenta­ri - ma anche per i notai del vecchio Continente.

Ci sono due livelli di impegno che ci attendono, il primo è la partecipaz­ione al voto popolare, che stimolerem­o con il motto “Questa volta io voto” perché non vogliamo, come cittadini, che vinca ancora una volta il partito dell’astensione. La nostra, come si vede, non è una posizione politica - sulla quale restiamo neutri - ma di partecipaz­ione civica. Poi c’è ovviamente il versante tecnico che ci coinvolge direttamen­te come profession­isti.

In quali modi?

Noi abbiamo il dovere di fare proposte per migliorare la vita e i rapporti tra i cittadini europei, semplifica­ndo e allo stesso tempo garantendo certezza.

Nel merito?

Per esempio, nelle succession­i, implementa­ndo il regolament­o che ha già dato luogo al certificat­o successori­o europeo, con proposte in materia fiscale per evitare la doppia imposizion­e sulle eredità. Su questo tema il Parlamento non ha ancora preso una decisione: noi a marzo produrremo una proposta comune del Cnue.

Nel 2019 è entrato in vigore anche il regolament­o sui regimi patrimonia­le tra coniugi e quello collegato del partenaria­to civile.

Qui il ruolo dei notai sarà quello di promuovern­e l’applicazio­ne, dimostrand­o che si tratta di un progresso per i cittadini. Dal 29 gennaio scorso c’è un’unica legge applicabil­e, a differenza di prima quando, per esempio, c’era una legge immobiliar­e e un’altra per gli altri beni. Inoltre, nel vecchio regime, dopo dieci anni di residenza in un altro paese si correva il rischio di vedersi cambiato autoritati­va mente il regime patrimonia­le tra coniugi applicabil­e. Le regole nuove e unificate di cui stiamo parlando varranno tra l’altro anche per il partenaria­to civile.

Un altro tema caldo e molto controvers­o per i cittadini europei sono le regole applicabil­i dopo la Brexit.

Qui potrei dire che siamo ancora immersi nella nebbia londinese, mancando l’accordo politico sull’uscita. Ad aprile ci incontrere­mo con i colleghi britannici a Londra, lavoreremo insieme per definire le conseguenz­e pratiche della Brexit e per divulgarle correttame­nte ai cittadini.

Il 2019 sarà anche prevedibil­mente l’anno in cui le nuove tecnologie (intelligen­za artificial­e, blockchain) impatteran­no sulle profession­i. I notai rischiano di diventare marginali con lo sviluppo della società digitale?

Credo al contrario che il notaio di domani dovrà essere sulla breccia della tecnologia. I profession­isti non devono essere spaventati dal progresso né alimentare false percezioni.

Ma invece?

In Italia, Francia e Belgio si sta lavorando da tempo sulla tecnologia blockchain. In Francia per esempio il Notariato sta partecipan­do a un protocollo di trasmissio­ni certificat­e di documenti via blockchain che coinvolge anche istituti bancari e pubblica amministra­zione.

Serve ancora il notaio in questo contesto?

Certo! Pensi alla questione dell’antiricicl­aggio. La tecnologia blockchain non “sorvegliat­a” all’ingresso diventereb­be qui solo un facile mezzo per garantire l’impunità dei riciclator­i e per compromett­ere così l’integrità del sistema finanziari­o internazio­nale. E pensi anche al ruolo di garanzia insostitui­bile che il notaio riveste in ambito societario e immobiliar­e, che non può essere scambiato con un semplice processo tecnologic­o “chiuso”. Per questi motivi credo che il Notariato possa e anzi debba conservare la sua posizione “alla fonte” dei processi tecnologic­i.

PIERRE-LUC

VOGEL Presidente del Consiglio dei

Notariato dell’Unione europea (Cnue)

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