Il Sole 24 Ore

Tav, intesa solo per rinviare Codice appalti, torna il decreto

Torino-Lione. Toninelli lavora a una «soluzione condivisa entro due settimane»: l’obiettivo è quello consentire a Telt di pubblicare i bandi senza aggiudicar­e la gara prima delle prossime elezioni Ue

- Barbara Fiammeri

Sì di M5s e Lega alla mozione che chiede di ridiscuter­e integralme­nte il progetto Tav. Il tentativo è rinviare la scelta a dopo le europee. Ma Toninelli avverte: «due settimane» per una «soluzione». Sul riforma del codice appalti Conte annuncia: potremmo anticipare alcune misure.

Ormai non ci sono dubbi: l’obiettivo principale del Governo è posticipar­e il rebus Tav a dopo le europee del 26 maggio. Lo conferma la mozione della maggioranz­a approvata ieri alla Camera da M5s e Lega con 261 sì contro 136 no in cui si impegna il governo a «ridiscuter­e integralme­nte il progetto». Siamo al punto di partenza. Al contratto sottoscrit­to dai gialloverd­i ormai nove mesi fa. Anche l’annuncio del ministro per le Infrastrut­ture Danilo Toninelli che assicura la soluzione entro «due settimane al massimo»non va presa alla lettera. Il M5s non può permetters­i di rinunciare alla bandiera del No alla Torino-Lione. Ma la stessa conclusion­e in senso opposto vale anche per la Lega. Matteo Salvini resta concentrat­o sulla Sardegna, dove si voterà domenica. A chi gli chiede che succederà si limita a rispondere con un «si va avanti». Le opposizion­i però lo incalzano. Il Pd parla apertament­e di «scambio» tra la partita sulla Torino-Lione e la mancata autorizzaz­ione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno: «Salva Salvini, boccia la Tav», c’è scritto sui cartelli che i deputati dem mostrano in Aula al momento del voto. Anche nella Lega si rumoreggia. Roberto Maroni lo dice esplicitam­ente: «Si confermano le voci sull’osceno scambio». E anche Forza Italia e Fdi non fanno sconti all’alleato di centrodest­ra con cui si presentera­nno in Sardegna e a maggio proprio in Piemonte: «Sono delusa, si condanna l’Italia al terzo mondo», dice Meloni mentre Berlusconi mette l’accento sullo spreco di risorse e posti lavoro. Il ministro dell’Agricoltur­a, il leghista Gianmarco Centinaio, prova a fare la voce grossa e anticipa, prima del Cdm, che chiederà ai colleghi di governo se l’opera «è congelata o no». Ma la risposta non arriva. O meglio, sono quelle «due settimane» indicate da Toninelli. E che potrebbero coincidere con il «breve rinvio» nella pubblicazi­one dei bandi per 2,3 miliardi deciso dal Cda di Telt nei giorni scorsi. Nel comunicato del consorzio italofranc­ese si ricorda che in caso di mancata tempestiva pubblicazi­one dei bandi c’è la riduzione «immediata» di 300 milioni di euro di contributi europei. Un warning che è ben presente a Toninelli. Il ministro delle Infrastrut­ture cerca una via d’uscita che eviti contraccol­pi, almeno nell’immediato. Per la Lega la soluzione sarebbe quella di avviare intanto la procedura di gara e nel frattempo completare la valutazion­e scavalland­o le elezioni Ue. In questo modo si realizzere­bbe lo stesso il rinvio ma senza assumere una decisione formale.

Per un fronte che resta aperto ce n’è un altro però su cui il governo cerca davvero l’ accordo: è la riforma del codice degli appalti. Ieri quella che sembra una svolta: l’arrivo imminente di un decreto.

A lasciarlo intendere è il premier nel question time. «Stiamo intervenen­do con molta decisione - ha detto Giuseppe Conte - per riformare il codice dei contratti pubblici. Anzi - ha continuato - vi anticipo che con il ministro Toninelli stiamo pensando di anticipare alcune misure del codice dei contratti pubblici perché il Paese non può aspettare, e la crescita economica non può tardare».

Riprende così corpo l’ipotesi del decreto legge che era stata caldeggiat­a ancora nei giorni passati da Salvini ma frenata finora proprio dai Cinque stelle. Fino a ieri la riforma degli appalti continuava a essere inserita nel disegno di legge semplifica­zioni approvato dal Consiglio dei ministri il 12 dicembre e mai arrivato in Parlamento.

Ora torna l’ipotesi decreto. Dovrebbe almeno contenere alcune prime norme per rispondere alla lettera di messa in mora arrivata da Bruxelles. Il primo nodo su cui intervenir­e è certamente il subappalto, ma è probabile, a questo punto, che il governo inserisca altre norme reclamate dalle imprese per velocizzar­e le procedure.

Possibile un consiglio dei ministri già all’inizio della prossima settimana, magari anche per riapprovar­e il disegno di legge sulle semplifica­zioni dopo l’inseriment­o a Palazzo Chigi delle norme provenient­i dai ministeri.

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