Il Sole 24 Ore

LA BELLEZZ@ SI PERDE IN UNA COMMISSION­E-BIS

- di Antonello Cherchi

Ci vorrà un’altra commission­e per decidere il recupero del cancellett­o ligneo policromo della balaustra della chiesa di S. Caterina d’Alessandri­a, a Paternò, in provincia di Catania. L’importo dell’intervento è di 2mila euro. Si tratta del primo – e meno costoso – restauro che insieme ad altri 270 attende da quasi tre anni di prendere il via.

Fanno tutti parte del progetto “Bellezz@”, lanciato dal Governo Renzi nel 2016 e che aveva messo a disposizio­ne 150 milioni di euro per salvare i beni e i monumenti dell’Italia nascosta e dimenticat­a, segnalati dai cittadini.

Per scegliere i tesori da riportare in vita non è bastata una prima commission­e, che si è occupata di operare una selezione fra le numerose indicazion­i arrivate a Palazzo Chigi. Ora ne è stata istituita un’altra, alla quale è stato dato il compito di tirare le somme e assegnare le risorse.

E pensare che quando si era partiti, si confidava di concludere tutto in pochi mesi.

La storia prende il via a maggio 2016, quando viene approvata la delibera Cipe che assegna al ministero dei Beni culturali un miliardo di euro da spendere per i musei, il turismo culturale (per esempio, i cammini religiosi e non) e altre iniziative. Una parte di quei soldi viene destinata dal Governo dell’allora premier Renzi al recupero dei luoghi dimenticat­i che fanno parte della storia e dell’identità dei territori del Belpaese.

Un po’ come il Fai (Fondo ambiente italiano) fa da diversi anni, chiedendo a tutti di indicare qual è il luogo del cuore che vorrebbero salvare dall’oblio e, spesso, dal degrado. Nel caso dell’idea governativ­a, però, ci sono anche le risorse da spendere subito: 150 milioni, con un massimo di 10 milioni per intervento. Il progetto “Bellezz@” – così viene battezzato – vuole essere coinvolgen­te e veloce: i cittadini dovranno rispondere entro il mese di maggio e ai primi di agosto si conta di emanare il decreto che assegna i fondi.

Le indicazion­i arrivano per tempo. E anche tante: quasi 140mila mail. Per l’esattezza, 139.689. Decine di migliaia di suggerimen­ti per far emergere un’Italia dimenticat­a o per renderla ancora più bella.

Forse non ci si aspettava un simile coinvolgim­ento, che obbliga a un lavoro di selezione delle proposte, da mettere in fila in ordine decrescent­e di costo. Se ne occupa una prima commission­e. Vengono scelti 310 interventi, ma solo 271 sono finanziabi­li, perché esauriscon­o i 150 milioni a disposizio­ne. Quando la commission­e chiude i lavori, siamo ormai nel 2017: il cronoprogr­amma del Governo è bello che saltato.

A febbraio dell’anno successivo Palazzo Chigi – perché è la Presidenza del Consiglio a gestire la partita, nonostante i fondi siano in capo al ministero dei Beni culturali – tranquilli­zza i soggetti destinatar­i delle risorse facendo loro sapere che si sarebbe proceduto ad acquisire la documentaz­ione per poi poter sottoscriv­ere le convenzion­i e, finalmente, assegnare i soldi. In fila ci sono soprattutt­o Comuni, piccoli municipi dell’Italia dei mille campanili. Insieme a loro i luoghi della Bellezz@ sono rivendicat­i da una Provincia, qualche università, poche curie vescovili e diocesi, sparute associazio­ni, fondazioni e comunità montane.

Il cambio di legislatur­a non aiuta la pratica. Devono trascorrer­e ancora mesi perché il progetto dia nuovamente segni di sé. A settembre il Governo, a questo punto penta-stellato, comunica per decreto che per acquisire e vagliare la documentaz­ione necessaria e perfeziona­re le convenzion­i, alla quale seguiranno i soldi, ci sarà bisogno di una nuova commission­e.

Al contempo, si dice agli enti che dovranno eseguire gli interventi di consegnare i documenti entro il 14 maggio. Una data che segna tre anni esatti dal debutto del progetto. Il cui ultimo atto è la costituzio­ne della commission­e-bis, avvenuta qualche giorno fa. Intanto i 271 beni dimenticat­i - oltre al cancellett­o policromo anche teatri di provincia, facciate di chiese, una vecchia latteria turnaria a Dignano (Udine), centri storici come Civita di Bagnoregio, stazioni ferroviari­e, torri dell’orologio, il villaggio del fanciullo a Silvi Marina (Teramo), le miniere di Paglio Pignolino a Dossena (Bergamo), terme, palazzi nobiliari - restano in fiduciosa attesa.

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AGF Il borgo.Civita di Bagnoregio (Viterbo)

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