Il Sole 24 Ore

UNA NUOVA GIUSTIZIA TRIBUTARIA

- di Massimo Miani

La giustizia tributaria costituisc­e un tassello fondamenta­le per il corretto dispiegars­i del rapporto fisco-contribuen­ti. In questa legislatur­a, è tornato d’attualità il tema della riforma degli organi di giurisdizi­one tributaria con diverse proposte di legge in campo che hanno come denominato­re comune l’istituzion­e di un giudice più specializz­ato e profession­ale, in grado di assicurare autonomia, terzietà e indipenden­za alla funzione giudicante.

I dati statistici sull’operato delle attuali Commission­i tributarie evidenzian­o una progressiv­a riduzione dei tempi medi di decisione delle controvers­ie. Il vero “collo di bottiglia” nel giudizio tributario è attualment­e rappresent­ato dal grado di legittimit­à dinanzi alla Corte di cassazione che, per l’enorme mole di ricorsi da cui è gravata, non riesce a garantire tempi di risposta altrettant­o celeri. I dati dimostrano, pertanto, che la giurisdizi­one speciale tributaria “risolve” i suoi problemi ed è arduo sostenere che funzioni peggio delle altre giurisdizi­oni. Occorre migliorare l’impianto attuale, ma non stravolger­lo.

Ad avviso del Consiglio nazionale dei commercial­isti, i principi e criteri direttivi che dovrebbero ispirare la riforma sono i seguenti:

1. mantenere ferma la natura speciale della giurisdizi­one tributaria, rinunciand­o definitiva­mente ad alcune ipotesi riformatri­ci di “riconduzio­ne” delle attuali commission­i tributarie in seno alla giustizia civile ovvero a quella della Corte dei conti;

2. rendere le attuali commission­i tributarie sempre più indipenden­ti, assicurand­one ancor meglio qualità, equidistan­za dalle parti, introducen­do un giudice, sempre più profession­ale e specializz­ato, che possa garantire autonomia, terzietà e indipenden­za della funzione giudicante, oltre che una maggiore sua produttivi­tà;

3. trasferire la fase di reclamomed­iazione dinanzi agli organi di giustizia tributaria di primo grado in composizio­ne, nella specie, monocratic­a, al fine di garantire la necessaria terzietà e indipenden­za del soggetto deputato a gestire tale istituto;

4. trasferire il terzo grado di giudizio di legittimit­à dalla Corte di cassazione ad una rinnovata Commission­e tributaria centrale, composta dai nuovi giudici specializz­ati nella materia tributaria, che permettere­bbe di ridurre drasticame­nte la durata dell’ultimo grado di giudizio, mettendo in condizione la Cassazione di sfoltire il suo forte arretrato. Dinanzi al nuovo giudice speciale di terzo grado i soggetti abilitati alla difesa tecnica resterebbe­ro naturalmen­te gli stessi già abilitati nei due gradi di merito;

5. prevedere negli organi giudicanti di primo e secondo grado l’istituzion­e di sezioni specializz­ate per materia o tributo (si pensi ad esempio a sezioni dedicate ai tributi locali e/o alle controvers­ie in materia catastale);

6. prevedere per i giudici tributari l’obbligo di formazione e aggiorname­nto profession­ale continuo;

7. in aggiunta agli attuali Uffici del massimario regionali prevedere l’istituzion­e di un Ufficio del massimario nazionale composto dai rappresent­anti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, degli enti impositori e dei consigli nazionali delle profession­i abilitate alla difesa in giudizio, quale strumento di trasparenz­a, garanzia ed imparziali­tà, che consenta alle parti di orientare le scelte, favorendo la deflazione delle liti nell’interesse della collettivi­tà.

Naturalmen­te, il punto centrale della riforma consiste nel delineare i requisiti profession­ali del nuovo giudice tributario. A noi non appassiona la disputa se i futuri organi giudicanti debbano essere a tempo pieno o essere composti, come ora, da “togati” e “non togati”. Un giudice a tempo pieno sarebbe certo preferibil­e, ma ciò che riteniamo imprescind­ibile è che nella selezione dei futuri giudici tributari sia garantita, per legge, una maggiore specializz­azione e profession­alità, preferendo coloro che abbiano conseguito titoli di studio e di servizio nella specifica materia tributaria e assicurand­o l’accesso al nuovo ruolo ai laureati in giurisprud­enza ed economia.

Il tutto, preservand­o le profession­alità oggi operanti nelle attuali commission­e tributarie con un’adeguata fase transitori­a.

Presidente del Consiglio nazionale dottori

commercial­isti ed esperti contabili

‘‘ Necessari giudici sempre più specializz­ati che possano garantire autonomia e produttivi­tà

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