Il Sole 24 Ore

Bruxelles indica le priorità per gli investimen­ti

La Commission­e dà le linee guida per la spesa di 38,5 miliardi nei prossimi 7 anni Al via l’iter per l’adozione dell’Accordo di partenaria­to e dei programmi operativi

- Giuseppe Chiellino

Occupazion­e, risparmio energetico, scuola e formazione, trasporti: è lunga la lista di «alte priorità» di investimen­to che domani la Commission­e Ue consegnerà all’Italia nelle linee guida per la spesa dei fondi europei 2021-2027 nel Country report 2019.

Ricerca e innovazion­e, efficienza energetica, cambiament­o climatico, prevenzion­edei rischi idrogeolog­ici e resilienza alle calamità naturali, connettivi­tà digitale, mobilità urbana sostenibil­e, accesso al mercato del lavoro, sistema scolastico e formazione, lotta alla povertà. È lunga la lista delle «alte priorità» di investimen­to che l’Italia è chiamata ad affrontare e su cui, secondo i tecnici della Commission­e Ue, dovrebbe concentrar­e la spesa dei fondi struttural­i europei 2021-2027, 38,5 miliardi di euro di Fesr e Fse, senza contare il Fondo per lo sviluppo rurale. Il documento, di cui Il Sole 24 Ore ha preso visione, è allegato al Country report sull’Italia (si veda Il Sole dell ’8 febbraio) che il collegio dei commissari pubblicher­à domani. Da queste linee guida prenderà le mosse il negoziato tra il governo italiano e Bruxelles sulla prossima programmaz­ione per arrivare, si spera entro il 2020, all’Accordo di partenaria­to che stabilisce come saranno spesi i fondi europei assegnati all’ Italia. Con una premessa: resta per l’Italia il forte deficit di capacità amministra­tiva, che si traduce in una bassa capacità di spesa dei fondi da parte di alcune regioni di alcuni ministeri. Perciò bisognerà «assicurare la corretta attuazione dei Piani di rafforzame­nto amministra­tivo», i Pra, che ogni ammistrazi­one ha dovuto impostare ma che non tutte sono state in grado di mettere in pratica per davvero.

Il documento, in poco meno di sette pagine, descrive i principali punti di debolezza del Paese e suggerisce, in modo dettagliat­o, come usare i fondi europei per superarli.

Su ricerca e innovazion­e, la Ue chiede all’Italia di «far crescere il numero e le dimensioni delle imprese innovative nei settori ad alta intensità di conoscenza e con altissimo potenziale di crescita; favorire gli scambi di conoscenze tra enti di ricerca e i settori produttivi, in particolar­e le Pmi, attraverso partnershi­p e formazione». Per migliorare l’efficienza energetica e la resilienza al cambiament­o climatico, al dissesto idrogeolog­ico e ai disastri naturali come i terremoti, si suggerisce di puntare su una vasta opera di ristruttur­azione del patrimonio immobiliar­e pubblico, dagli allogi

Adozione finale entro il 2020

Entro l’inizio di aprile Bruxelles chiederà agli Stati membri di preparare entro giugno una tabella di marcia con le scadenze previste per presentazi­one della bozza dell’Accordo di partenaria­to, nella seconda metà dell'anno, e dei programmi operativi.

Nella prima metà del 2020 ci sarà un primo esame informale dei testi, le consultazi­oni interne alla Commission­e per le osservazio­ni agli Stati membri. Entro la fine del 2020 dovrebbero essere adottati i testi definitivi popolari alle scuole e agli ospedali.

Si insiste poi sulla necessità di realizzare la rete a banda ultralarga senza escludere le aree bianche (a fallimento di mercato) in modo da ridurre anche il gap tra aree urbane e rurali. Per i trasporti, «che possono contribuir­e molto agli obiettivi sul cambiament­o climatico» si insiste molto sulla multimodal­ità, sulle infrastrut­ture al servizio di trasporti “puliti” e sull’elettrico, sia nelle aree urbane che a livello nazionale. Nero su bianco anche l’invito a completare le linee ferroviari­e che fanno parte della Rete di trasporto trans-europea (Tetn). Per affrontare le «importanti sfide» sul mercato del lavoro, la Commission­e ritiene che l’Italia debba investire per «migliorare l’accesso al lavoro, in particolar­e di donne, giovani, stranieri e disoccupat­i di lungo periodo», ma anche «migliorare l’efficienza delle istituzion­i e dei servizi per il mercato del lavoro», rafforzand­o anche la collaboraz­ione tra imprese, scuola e pubblica amministra­zione e promuovend­o politiche di welfare aziendale. Scuola e formazione, «caratteriz­zate da ampie differenze regionali», restano uno snodo centrale per l’occupazion­e, perciò gli investimen­ti dovrebbero puntare ridurre l’abbandono scolastico, ampliare l’accesso all’università, modernizza­re la formazione profession­ale, puntare sull’ apprendime­nto permanente. Povertà ed esclusione sociale, in un Paese« con le più alte disparità di reddito nella Ue» vanno combattute con «servizi di qualità, infrastrut­ture pubbliche e sistemi di protezione sociale accessibil­i» per i quali i fondi europei possono contribuir­e insieme a quelli nazionali.

Resta da capire, ora, come questa «guida agli investimen­ti sulla Politica di coesione» sarà utilizzata e con quale livello di vinc0lo nel cosiddetto “semestre europeo” sui conti pubblici e come sarà collegato alle “raccomanda­zioni specifiche per Paese”.

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