Intervista Tajani: «Un autogol i dazi alle auto Il vero concorrente è la Cina»
Da oggi il presidente dell’Europarlamento in visita negli Stati Uniti
«Occorre rivedere le soglie Antitrust per favorire la nascita di operatori europei in settori manifatturieri-chiave»
«Il prezzo delle materie prime? Per tutto il mondo lo decide la Cina. Per questo l’ultima cosa che Stati Uniti e Unione europea dovrebbero volere, è farsi la guerra sulle utilitarie». Il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, è in partenza stamattina per gli Usa. Un’agenda fitta di incontri con la speaker della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi, il segretario al Commercio, Wilbur Ross, e i segretari generali dell’Organizzazione degli stati americani, Luis Almagro e dell’Onu, Antonio Gutierrez.
Presidente Tajani, Lei è in partenza per Washington dove le trattative Usa-Ue sull’automotive non stanno andando bene. Ci saranno dazi sulle auto Ue importate in Usa?
Mi auguro, alla fine, di no. Perché ritengo sia un un errore politico enorme, da parte degli Usa, non voler rafforzare i legami storici, economici, diplomatici e culturali con l’Europa. Uno scontro sul commercio danneggerebbe entrambi. Mentre il vero problema, per entrambi, oggi, è la Cina, che è lungi dall’essere un’economia di mercato e si pone spesso fuori dalle regole. Lasciamoci alle spalle controversie su dazi e tariffe. È tempo che Usa e Europa facciano fronte comune contro le pratiche sleali. Nel mondo stanno crescendo le derive autoritarie e i regimi illiberali. Usa e Ue sono alleati naturali. Pensiamo che stiamo combattendo insieme una battaglia storica per riportare la democrazia e la salvaguardia dei diritti umani in Venezuela, mentre la Cina si è schierata dalla parte opposta.
Più che contro la Ue quello di Trump sembra l’ennesimo braccio di ferro contro la Germania e l’auto tedesca. Quanto può costare caro, questo, al nostro Made in Italy? Molto.Berlinononèsoloilprimopartner commerciale dell’Italia al mondo, con un interscambio che ha superato i 120 miliardi. È un’economia più complementarechecompetitiva.Solonella componentistica automotive, la Germania vale il 20% dell’export italiano. L’Italianonpuòpagareunprezzosimile per l’auto. La Ue è il più grande mercatodelmondo.Cideveessereunastrategia comune con gli Usa. Una guerra commerciale non ha alcun senso.
E se, per ipotesi, il presidente Usa dovesse, a sorpresa, rilanciare il Ttip, lei che direbbe?
Sono sempre stato favorevole a un accordo di libero scambio tra Usa e Ue. Però, dovrebbe essere “win-win”, ripartire su un piano paritario e non essere “frutto” di ricatti. Azzeramento dei dazi, lotta all’Italian Sounding, reciprocità per gli investimenti.
Il 22 e 23 marzo il presidente cinese Xi Jinping sarà in visita ufficiale a Roma, prima di andare poi a Parigi. L’Italia aderirà alla “Via della Seta”, cioè a un protocollo che dovrebbe favorire export e investimenti tra Italia e Cina. È un’opportunità o un rischio?
Le relazioni commerciali sono sempre un’opportunità. Attenzione però. È essenziale tutelarsi e vigilare affinchè non si traduca in sottrazione di tecnologia e “saper fare”. Tra i Paesi che hanno aderito alla “Via della Seta” ci sono il Portogallo, la cui rete elettrica è controllata da una società cinese, e la Grecia, il cui principale porto, il Pireo di Atene, è di maggioranza della cinese Cosco. È essenziale che ci siano regole chiare e reciprocità per gli investimenti. Lo scorso 14 febbraio, l’Europarlamento ha votato il testo (ora al vaglio dell’intesa con il Consiglio)che dovrà disciplinare gli investimenti diretti esteri nei Paesi Ue, attribuendo agli Stati l’ultima parola sull’autorizzazione (o meno) a operazioni sul proprio territorio.
Spesso però proprio la Ue ha dato prova di non sapere tutelare la propria manifattura..
Oggi la competizione non si gioca all’interno della Ue, tra aziende o Paesi. Ma al di fuori. Mi auguro che la prossima Commissione metta mano alle soglie Antitrust e, pur senza favorire monopoli, sostenga la crescita di “campioni europei” nei settori industriali strategici. Il problema non sono i finlandesi a Terni o la quota italiana nella cantieristica francese. La concorrenza è esterna alla Ue.
Lei crede che la Tav, alla fine, si farà o no?
Se non si procede entro l’estate, l’Italia rischia il ritiro di una prima tranche di fondi Ue da 300 milioni , successivamente, il venir meno di altri 500 milioni. Oltre al tagliarsi fuori dal corridoio europeo Est-Ovest
«Rivedere le soglie Antitrust per favorire la nascita di operatori europei in settori manifatturieri-chiave»