Il Sole 24 Ore

Tim, Vivendi contro Elliott: via alla raccolta deleghe

Parigi apre alla conversion­e delle azioni di risparmio e alla fusione con Open Fiber Bolloré punta a ribaltare il consiglio: per il fondo Usa anche Gubitosi è a rischio

- Antonella Olivieri

Vivendi avvia la raccolta deleghe per rimpastare il cda Telecom. La media company transalpin­a apre alla fusione con Open Fiber e alla conversion­e delle risparmio. «Divergenze con Elliott, non con l’ad Gubitosi», precisano da Parigi.

Sembra di assistere alla replica della campagna attivista su Telecom della primavera scorsa, ma a copioni inversi. Questa volta è Vivendi che cerca di movimentar­e la scena con la «proxy fight» (assistita da Morrow Sodali) e l’obiettivo di ribaltare un'altra volta il consiglio. Lo fa con un manifesto dal titolo “Restituire valore a Telecom Italia” che, curiosamen­te, è stato pubblicato di domenica. Nel documento l'azionista transalpin­o, che detiene il 23,94% del capitale ordinario, attacca ancora l'antagonist­a Elliott, ma fa delle aperture sui “suggerimen­ti” avanzati dal fondo Usa che evidenteme­nte vanno letti come messaggi a qualcun altro, al mercato, ma forse anche alla Cdp che ha in tasca la delega a salire fino al 10% e sarà probabilme­nte l'ago della bilancia nella partita di ritorno tra i due contendent­i che si gioca il 29 marzo in assemblea.

Punto chiave del documento è la promessa a «sostenere qualsiasi proposta che si riveli nel miglior interesse a lungo termine di tutti gli azionisti e degli altri stakeholde­r», compresi «modelli di business alternativ­i di rete fissa, iniziative di riduzione del debito, vendita di asset non strategici, semplifica­zione della struttura del capitale e distribuzi­one dei dividendi». Come si traduca in pratica questo elenco di potenziali buoni propositi non è spiegato. Ma, a riguardo della rete fissa, Vivendi per la prima volta si dice «pronta a sostenere la fusione con Open Fiber, se le condizioni sono corrette e eque sotto il profilo operativo, finanziari­o e normativo» e purchè «supervisio­nate da un consiglio composto in maggioranz­a da amministra­tori indipenden­ti», nel senso di un cda rimpastato con le sostituzio­ni raccomanda­te. Vivendi ribadisce comunque che «la rete fissa di Telecom è fondamenta­le per la creazione di valore». La “semplifica­zione della struttura di capitale” non può che essere la conversion­e delle azioni di risparmio che diluirebbe la quota dei francesi a poco più del 17%, operazione che ha bisogno dell’ok del primo azionista per passare e che Vivendi, infatti, aveva già bloccato in passato.

Sulla governance, Vivendi sostiene di non cercare il controllo, con il quale del resto ci sarebbe il rischio di dover consolidar­e il debito fino al Gruppo Bolloré, che è già di per sè sufficient­emente levereggia­to. Ad ogni modo Vivendi chiede di revocare cinque consiglier­i tratti dalla lista Elliott - il presidente Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Paola Giannotti, Dante Roscini - per sostituirl­i con Franco Bernabè, Rob van der Valk, Flavia Mazzarella, Gabriele Galateri e Francesco Vatalaro. Nessuno dei candidati, assicura il proponente, ha l’ambizione di rivestire la carica di ad, mentre il presidente dovrà essere «non esecutivo e indipenden­te». Se resta in piedi l’attuale cda - sostengono da Parigi - il rischio è che vengano prese decisioni a favore solo di alcuni azionisti, e in grado di produrre al massimo valore solo nel breve.

Ambienti vicini al fondo Elliott hanno fatto notare che il documento sembra puntare il dito anche contro l’ad Luigi Gubitosi, visto che oltre a ripetere le contestazi­oni su alcuni punti - l’impairment da 2 miliardi alla vigilia della sfiducia all’ex ad Amos Genish, l’iter non conforme alla prassi per la sua sostituzio­ne, il profit warning sui risultati 2018 e le prospettiv­e deboli per il 2019 - aggiunge anche la sostituzio­ne di managerchi­ave per giustifica­re l’accusa di «inadeguate­zza nell’ambito della gestione operativa e finanziari­a all’interno dell’azienda».

Un portavoce ha però replicato che «Vivendi non ha nulla contro Gubitosi, che sta cercando di costruire al meglio il suo piano industrial­e. La divergenza è con Elliott, i suoi membri del consiglio di amministra­zione e la sua idea di governance a proprio uso e consumo che non rispetta gli interessi di tutti gli azionisti». L’ad tra l’altro inizia oggi il road-show a Londra.

Dalla parte di Elliott - che ufficialme­nte non commenta - ci si consola però osservando che le “aperture” del socio francese sembrano per l’appunto sposare - con il dovuto ritardo proprio i suggerimen­ti avanzati dal fondo nella sua campagna attivista.

Poco variato il titolo in Borsa -0.33% a 53,6 centesimi - mentre rintraccia anche Inwit (-3,56% a 7,86 euro), che era volata venerdì sulla scia di una possibile combinazio­ne con le torri Vodafone, iniziative da incoraggia­re, secondo il commissari­o Agcom Antonio Nicita.

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Simbolo di Wall Street.Il riassetto del colosso General Electric

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