Fondazione Bracco e Polimi riportano a casa giovani chimici
Se è vero che esiste il fenomeno della fuga di cervelli e ricercatori all’estero, è anche vero che ci sono premi e riconoscimenti che cercano di riportare i cervelli in Italia. Come quello intitolato a “Ernst Felder”, promosso da Fondazione Bracco e Bracco Imaging in collaborazione con il Politecnico di Milano e la Fondazione Politecnico di Milano. Il premio ha tre obiettivi. Il primo è selezionare una figura di ricercatore o ricercatrice specializzato nell’ambito della chimica di processo. Il secondo favorire la nascita nel nostro Paese di un centro di eccellenza. E il terzo, infine, generare nuova conoscenza consolidando il rapporto tra imprese e mondo accademico.
A presentarlo ieri, in una call internazionale, sono stati, tra gli altri, l’imprenditrice Diana Bracco, presidente di Fondazione Bracco e del gruppo Bracco, l’amministratore delegato di Bracco Imaging, Fulvio Renoldi Bracco, il rettore del Politecnico, Ferruccio Resta e il figlio di Ernst Felder, Eduard. L’iniziativa è rivolta esclusivamente a giovani studiosi di nazionalità italiana, che stanno svolgendo all’estero, da almeno un triennio, attività didattica o di ricerca post dottorale nel settore della “chimica in flusso”, e in particolare nella “trasformazione dei processi di sintesi chimica da modalità discontinua a continua”.
«Cambia il modo di interpretare il rapporto tra università e impresa», commenta il rettore Resta. «Oggi con Fondazione Bracco diamo risalto a un’iniziativa che non solo ha il merito di richiamare in patria un giovane e brillante ricercatore o ricercatrice, ma che ha un alto valore simbolico: quello di rappresentare un aiuto al reclutamento del personale». «Nell’ambito del progetto Diventerò di Fondazione Bracco abbiamo deciso di stanziare per questo progetto complessivamente un milione di euro», afferma Diana Bracco. «Ci è sembrato - continua l’imprenditrice - il modo migliore per celebrare la figura di Ernst Felder, grande chimico scomparso di recente, che come capo della nostra ricerca, scoprì negli anni 70 lo iopamidolo, mezzo di contrasto non ionico che ha rivoluzionato la diagnostica per immagini a livello mondiale».