Il Sole 24 Ore

Le fonderie frenano con l’auto, la crescita 2018 si ferma al 2,8%

- —Matteo Meneghello

Le fonderie italiane pagano il disorienta­mento nel mondo della subfornitu­ra automotive e chiudono l’anno in forte rallentame­nto. La stagione si salva grazie ai risultati ottenuti nei mesi precedenti l’estate, e va in archivio, secondo le stime di Assofond, con un incremento della produzione del 2,8% (l’Istat restituisc­e valori più assottigli­ati). Diverse le dinamiche tra i co,parti. A pagare di più è la ghisa, con l’indice destagiona­lizzato che arretra di tre punti; i non ferrosi non riescono a recuperare i livelli medi del 2017, mentre l’acciaio è in controtend­enza.

Il trend complessiv­o comunque parla chiaro, ed è negativo: non solo - spiega il centro studi di Assofond - nell’ultimo quarto trimestre il differenzi­ale con il rispettivo periodo del 2017 è pari a -5,4%, ma rappresent­a un ulteriore ribasso sull’andamento generale, successivo ai continui assottigli­amenti dei valori tendenzial­i dei trimestri precedenti, partiti con il +7,9% della prima frazione, il +6,7% della seconda e ridotto al +2% della terza.

Il punto interrogat­ivo di gran parte delle fonderie italiane è legato al comparto auto. «Chi ci lavora - spiega Roberto Ariotti, presidente di Assofond - sta vivendo un clima di incertezza generalizz­ato: gli ordini per i progetti tradiziona­li si sono fermati, e quelli per i nuovi tardano ad arrivare, dato che non è ancora chiaro quale direzione prenderà il comparto». Gli imprendito­ri, lo conferma Ariotti, hanno compreso che la transizion­e verso la mobilità sostenibil­e è iniziata e c’è la consapevol­ezza che sarà un tema chiave dei prossimi anni. «Noi siamo, ma a oggi non sappiamo ancora come sarà il futuro. L’automotive è un mercato chiave: il 32% dei getti di ghisa e il 57% di quelli non ferrosi sono destinati a questo comparto e le scelte dei nostri clienti orienteran­no il nostro futuro e quello di tutta la filiera». Per il 2019 lo scenario è ancora difficile da interpreta­re ma Assofond, paradossal­mente, auspica la possibilit­à di rubare quote di mercato proprio ai competitor tedeschi, in difficoltà.

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Al vertice. Roberto Ariotti guida Assofond

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