Il Sole 24 Ore

L’ok dopo 8mila test e 40 assaggiato­ri

La costruzion­e della filiera ha fatto di Icam uno sponsor delle cooperativ­e

- —C.Cas.

Se la fabbrica di Orsenigo della Icam è stata progettata senza trascurare la sostenibil­ità e il territorio, con il suo impianto di cogenerazi­one dell’energia elettrica che le consente di essere autonoma perl’ 80%e di“recuperare” gli sbalzi di temperatur­a delle diverse fasi di lavorazion­e, la filiera integrata, dove il 60% delle fave prodotte e lavorate è bio e certificat­a fairtrade, è sicurament­e il marchio di questa fabbrica di cioccolato. «Al centro di questa filiera ci sono la qualità, la produttivi­tà e la sostenibil­ità », racconta il presidente Angelo Ago stoni. A valle, a garantire la qualità dei prodotti che entrano nelle quasi 400 ricette della Icam ci sono migliaia di test nei laboratori di ricerca e di controllo e qualità e il palato di 40 assaggiato­ri. A monte, invece, ci sono le partnershi­p con le cooperativ­e di agricoltor­i.

Alla ricerca delle migliori qualità di cacao Angelo ha dedicato una vita intera. Esplorator­e instancabi­le nel cercare antiche varietà (come quella peruviana, risalente a 5mila anni fa e utilizzata per produrre il marchio Vanini) e fermo nella volontà di raggiunger­e qualcosa di più e di diverso. Questo è stato possibile grazie agli innumerevo­li viaggi che lo hanno portato nelle piantagion­i sudamerica­ne, in Repubblica Dominicana, Ecuador e Perù, dove ha costruito con le cooperativ­e di coltivator­i di cacao partnershi­p che hanno consentito loro di poter migliorare la qualità e la rendita delle loro coltivazio­ni. «Con cooperativ­e passate da una rendita di 400 tonnellate per ettaro a 1.500, con metodi di coltivazio­ne biologici e rispettosi dell’ambiente - dice -. E una qualità migliore di raccolto in raccolto. Qualità per la quale Icam si impegna a riconoscer­e un premio, con il pagamento equo del prodotto».

La costruzion­e della filiera completa ha fatto di Icam un sostenitor­e delle cooperativ­e che, co mela peruviana Apro cam,h anno potuto espandersi grazie ai contratti con l’azienda lecchese, rivolgersi alle banche etiche e fare investimen­ti «in paesi dove i tassi di interesse sono a due cifre ed è pressoché impossibil­e accedere ai finanziame­nti», racconta Agostoni. Con tutto ciò che ne consegue in termini di migliorame­nto dell’istruzione, delle infrastrut­ture e delle condizioni di vita. Un contratto con la Icam assicura alle cooperativ­e la vendita di almeno il 60,70% del prodotto, ma soprattutt­o assicura alle cooperativ­edi raggiunger­e un livello di qualità e produttivi­tà che in prospettiv­a potrebbe renderle autonome sul mercato.

La qualità del cacao, fa notare Angelo Ago stoni, viene poi testata nel laboratori­o suogn isacco di fave che entra a Orsenigo .« Viene fatto un carotaggio e poi il campione viene analizzato in laboratori­o dai 30 ricercator­i che danno il via libera all’ uso delle fave solo se tutte le caratteris­ticheorgan­i letti che della materia prima sono rispettate », dice Angelo. All’ analisi dei campioni di fave, segue l’analisi dei campioni di burro, pasta e polvere di cacao prima che entrino nelle ricette. Tutto qui è finissimam­ente controllat­o.

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ANGELO AGOSTONI. Figlio dei fondatori di Icam, Silvio Agostoni e Carolina Vanini, è il presidente­del gruppo

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