Creval: alla banca serve discontinuità, il ceo Lovaglio scriverà il nuovo piano
I soci Dumont e Algebris chiedevano da tempo un forte cambio di passo All’ex amministratore delegato Selvetti vanno 1,7 milioni di buonuscita
«Richiesta di discontinuità». Così il Creval, in un comunicato, ha espressamente motivato l’uscita di scena dell’amministratore delegato Mauro Selvetti e la nomina, al suo posto, di Luigi Lovaglio, che dall’assemblea di metà ottobre era presidente. Un ribaltone improvviso, che ha preso forma nel corso di un lungo Cda iniziato domenica sera e terminato all’alba di lunedì mattina. Sotto traccia, in verità, possibile che l’avvicendamento “incubasse” da qualche settimana almeno. Da tempo del resto i fondi di investimento, e in particolare gli azionisti forti della banca - a partire da Denis Dumont (5,78%) e il fondo Algebris di Davide Serra (5,3%) - chiedono un cambio di passo sul fronte dei risultati, anche nell’ottica dell’estrazione di valore rispetto a un titolo che langue ai minimi storici: nonostante il balzo di ieri (+10,6%), le azioni Creval sono sotto del 30% rispetto ai prezzi dell’aumento di febbraio 2018.
Con un blitz - come anticipato dal Sole 24Ore sabato scorso - i vertici della banca rappresentati dallo stesso Lovaglio e dal nuovo presidente, il commercialista Alessandro Trotter, la scorsa settimana avrebbero manifestato a Selvetti la necessità di un ricambio richiesto dai fondi. Da qua, la decisione del manager di fare un passo indietro. Selvetti, cui sono andati 1,7 milioni di buonuscita e 300mila euro di patto di non concorrenza, è l’uomo che ha realizzato il derisking della banca e l’aumento di capitale da 700 milioni di euro. Ed è colui che ha firmato l’accordo di bancassurance con l’altro azionista di peso della banca: il Credit Agricole, che oggi è al 5% del capitale e ha in teoria l’opzione per salire al 10%. Un’opzione che fino ad oggi è rimasta tale, e non è stata giocata. Si vedrà nei prossimi tempi quali saranno le mosse dei francesi. Dalla Banque Verte ieri si ribadiva un “no comment” rispetto alla vicenda e che l’istituto è un partner commerciale e non è interessato alle vicende di governance. Possibile tuttavia che il ribaltone sia avvenuto in disaccordo rispetto ai desiderata della banca francese.
Ora al timone va dunque Lovaglio, manager che gode della fiducia dei fondi di investimento (non a caso in Cda i rappresentanti di Assogestioni avrebbero votato a suo favore), e che da subito è entrato al Creval con il ruolo di «presidente presente», come aveva detto lui stesso in un’intervista al Sole 24Ore lo scorso 10 ottobre. Il banchiere gode della stima di Serra (che l’ha suggerito allo stesso Dumont) sin da quando era alla guida del controllata polacca di UniCredit, Bank Pekao, tra il 2011 al 2017, quando la banca è diventata la prima società in Polonia in termini di capitalizzazione. L’occasione migliore per imprimere la svolta al Creval è dunque rappresentata dal nuovo piano industriale triennale, la cui messa in cantiere è stata annunciata lo scorso 8 febbraio al mercato e che verrà presentato entro il primo semestre. A Lovaglio il compito di spingere l’acceleratore sui prestiti, rafforzare il legame sul territorio e focalizzare la banca su segmenti più redditizi.
á@lucaaldodavi