Il Sole 24 Ore

Rischi sistemici sotto controllo secondo l’authority cinese

L’organo di vigilanza di banche e assicurazi­oni: più liquidità alle Pmi

- Rita Fatiguso

A un passo dall’apertura della Plenaria del Parlamento cinese torna ad aleggiare lo spettro dei rischi sistemici evocati l’anno scorso proprio dal premier Li Keqiang nel rituale discorso sullo Stato della Nazione. A scacciare lo spauracchi­o del ritorno della grande crisi finanziari­a dell’estate del 2015 non può certo bastare la ventata di euforia delle borse cinesi all’annuncio dello slittament­o dei dazi americani. Anzi. I timori legati alle intrinsech­e debolezze del sistema finanziari­o cinese restano anche se, per tenerle a bada, il nuovo Governo ha varato nell’aprile scorso una coraggiosa riforma delle autorità di vigilanza, fondendo quella delle banche con quella delle assicurazi­oni.

Missione speciale della nuova entità, denominata Cbric (China Banking and Insurance Regulatory Commission), con un capo e ben sette vice, è quella di prevenire e monitorare l’enforcemen­t contro i rischi sistemici.

Nel mirino sono finite subito le assicurazi­oni, un vero e proprio “buco nero”, a gennaio un impietoso report di Cbric sulle società del settore a livello locale ha svelato senza pietà la scarsa aderenza del sistema agli standard di legge. Il report è pubblicato sul sito dell’autorità, quindi consultabi­le in un’ottica di trasparenz­a.

Ieri, poi, è toccato a tre dei sette vice della Cbric, Wang Zhaoxing, Zhou Liang e Liang Tao, il compito di fornire un quadro ufficiale dello stato dell’arte e delle misure adottate finora in funzione anti-rischi.

Il tema del giusto dosaggio della liquidità dalle banche alle imprese tra impulso alla crescita e divieto di finanziame­nti a pioggia è balzato subitoin primo piano. Nei giorni scorsi, infatti, sono circolate voci di critiche da parte del premier Li Keqiang sull’eccesso di iniezione di liquidità nel sistema, Li aveva ricordato il tragico contraccol­po delle politiche adottate in piena crisi finanziari­a nel 2008 ma Wang Zhaoxing, che dei tre è certamente il più influente, ha ribadito che, con le imprese di piccole medie dimensioni a corto di liquidità, ci sarà un incremento del 30% del volume di finanziame­nti da parte delle banche statali alle piccole e medie imprese. Grazie all’attività dell’autorità, molti rischi si sarebbero attenuati, ad esempio quello delle banche ombra, in larga parte ora sotto controllo, nonchè quello deei finanziame­nti immobiliar­i “sospetti”, utilizzati per insufflare bolle speculativ­e.

Il finanziame­nto all’economia sarebbe ora su livelli stabili («Un obiettivo meraviglio­so», secondo Wang). L’anno scorso è stato infatti l’anno delle grandi pulizie, lo Stato ha imposto un impietoso deleveragi­ng che ha creato “sani” default ricordiamo che fino a qualche anno fa davanti a un fallimento per inadempime­nto di un debito corporate non esisteva in Cina tecnicamen­te la possibilit­à di fallire - mentre i prestiti incagliati hanno raggiunto, di conseguenz­a, il massimo da dieci anni a questa parte.

I tre saggi della Cbric non hanno lesinato consigli, ad esempio, quello legato alla conversion­e del debito in azioni, per alleggerir­e la zavorra aziendale.

Il che non basterà ad alleggerir­e il peso del debito del settore non finanziari­o, stimato al 300% del Pil entro il 2022, dal 242 del 2016. Nè di quello degli enti locali, pari a una montagna alta 40mila miliardi di yuan.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy