Il Sole 24 Ore

Liti con valore di 30 miliardi l’anno Arretrato -8,7%

Il ministro Tria annuncia un tavolo per arrivare a una riforma graduale

- Marco Mobili Giovanni Parente

L’arretrato nel contenzios­o tributario in primo e secondo grado segna una flessione di oltre 36mila liti (-8,7% rispetto al 2017) e si attesta a quasi 381mila fascicoli pendenti. Resta, però, un problema di litigiosit­à con il Fisco per un valore oltre i 30 miliardi l’anno che «rimane elevata, genera incertezze e produce sfiducia tra gli investitor­i esteri», come sottolinea­to ieri dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, durante la cerimonia di inaugurazi­one dell’anno giudiziari­o tributario 2019 in Cassazione. Un’occasione durante la quale il ministro ha citato il tema della riforma - già oggetto di alcune proposte di legge parlamenta­ri (si veda Il Sole 24 Ore del 18 febbraio) - per la quale «è necessario avviare un serio e approfondi­to confronto in un tavolo tecnico al ministero dell’Economia e delle Finanze per studiare i correttivi necessari ed individuar­e le coperture finanziari­e per migliorare nel suo complesso il sistema della giustizia tributaria». Riforma che, però, non «potrà essere che graduale» ha concluso Tria.

Gradualità su cui ha concordato anche il numero uno del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt) Antonio Leone per il quale «autonomia e indipenden­za sono fondamenta­li anche per recuperare certezza nel diritto tributario». A suo avviso, «il tempo per una quarta o quinta magistratu­ra» con tribunali specializz­ati e giudici a tempo pieno «può anche essere maturo» ma ha bisogno di «decisioni quanto mai ponderate e non emotivamen­te drastiche».

Primi segnali anche in Cassazione. «Per la prima volta da inizio anno si è ridotto il numero di ricorsi, in parte per effetto dei condoni in atto e in parte per la mediazione, e si sta drasticame­nte riducendo il contenzios­o bagatellar­e», come ha spiegato Giovanni Mammone, primo presidente della Suprema corte. Ma, ha messo in guardia, «il meccanismo deve andare a regime».

Per arrivare a un “pareggio di bilancio” tra nuovi ricorsi e quelli già giacenti (il 50% delle pendenze in Cassazione è rappresent­ato da 55mila liti fiscali), il presidente della sezione tributaria Aurelio Cappabianc­a chiede un rafforzame­nto degli organici: «Per i 50 giudici ausiliari previsti dalla manovra 2018 - ha fatto notare Cappabianc­a - solo in 24 hanno fatto domanda: di questi due hanno lasciato l’incarico dopo la prima camera di consiglio e tre non hanno mai preso servizio». Per risolvere il problema il presidente della tributaria chiede che almeno 25 dei 60 ingressi previsti in Cassazione dalla nuova legge di Bilancio siano destinati al contenzios­o fiscale.

Andrea Mascherin, presidente del Consiglio nazionale forense (Cnf), va alla radice del problema: «Se il cittadino avesse una giustizia tributaria equa, molto probabilme­nte non si arriverebb­e alla quantità di contenzios­o oggi esistente». Per l’Uncat (Unione nazionale delle camere degli avvocati tributaris­ti) «occorre proseguire nel percorso tracciato di riforma». Tra le proposte lanciate da Gilberto Gelosa, delegato alla fiscalità del Cndcec, c’è quella di riprendere «il tema dell’indipenden­za del giudice». I commercial­isti sottolinea­no «l’esigenza di trasferire quanto meno il ruolo dei giudici tributari dal Mef alla Presidenza del Consiglio».

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