La protesta dei commercialisti: il vertice rilancia con il «manifesto»
Oggi al Consiglio nazionale l’incontro con le sigle che hanno indetto lo sciopero Per il Codice di autoregolamentazione: da garantire le attività di base
Mentre i vertici dei commercialisti lavorano al Manifesto della categoria da presentare agli Stati Generali di maggio, i sindacati rilanciano per lo sciopero.
Oggi al Consiglio nazionale è previsto un incontro preparatorio all’assemblea dei presidenti territoriali - in programma tra tre settimane - ma il tema astensione entrerà di prepotenza nell’agenda, sotto la pressione delle due sigle (Adc e Anc) che già venerdì scorso a Milano avevano preannunciato l’avvio della vertenza.
L’astensione collettiva, secondo le due associazioni proponenti, si collocherà tra il 29 aprile e il 3 maggio. Tra i motivi della protesta che sta sviluppandosi dalla base, la perdita di competenze, l’avvio piuttosto complicato della fattura elettronica e l'incertezza ormai generalizzata delle regole. L'invito alla mobilitazione è stato esteso agli altri sindacati ma ancora a ieri sera appariva abbastanza lontana l’unità d’intenti fra le 14 sigle sindacali riconosciute.
Stando al Codice di autoregolamentazione approvato nell’estate di cinque anni fa - e di fatto applicato in una sola circostanza nel 2017 - lo sciopero deve essere annunciato con almeno 15 giorni di preavviso, eventualmente revocato cinque giorni prima dell’inizio, e in caso di prossimità con scadenze importanti - per esempio quelle dichiarative - non può andare oltre le 48 ore di durata. Dieci giorni prima dell’astensione, il professionista deve dare adeguata comunicazione alla clientela e comunicare l’orario di apertura minima obbligatoria giornaliera.
Lo sciopero dei commercialisti non sospende infatti del tutto l’attività degli studi, considerata dalla Commissione di garanzia per i servizi pubblici essenziali «premessa e condizione istituzionale della garanzia dei diritti costituzionali della persona».
Durante l’astensione, qualunque sia la durata, i commercialisti devono garantire da regolamento almeno due ore di apertura giornaliera dello studio e in ogni caso non possono sospendere l’effettuazione di alcune prestazioni.
Nell’elenco obbligatorio, oltre alla predisposizione e consegna delle buste paga, è prevista anche la compilazione e consegna del modello F24 per il pagamento di tributi e contributi vari, idem per le dichiarazioni fiscali e tributarie, e ancora l’assistenza la predisposizione e la consegna di documentazione in caso di accesso di organi ispettivi per accertamenti fiscali e tributari, o di deleghe dell’autorità giudiziaria in procedimenti sia penali, sia civili o anche amministrativi.
Infine, il commercialista anche in periodi di astensione deve rispettare i termini perentori che maturano nell’ambito di procedimenti tributari o civili in merito all’attività di attestazione o in presenza di concordati.
La sorveglianza su queste particolari regole deontologiche dello “sciopero” è affidata, sempre a termini del Regolamento, agli Ordini professionali di appartenenza, e in ogni caso le eventuali questioni emergenti sono «risolte e disciplinate secondo il principio della tutela dei cittadini» che devono patire «il minor disagio possibile».