Il Sole 24 Ore

La protesta dei commercial­isti: il vertice rilancia con il «manifesto»

Oggi al Consiglio nazionale l’incontro con le sigle che hanno indetto lo sciopero Per il Codice di autoregola­mentazione: da garantire le attività di base

- Alessandro Galimberti

Mentre i vertici dei commercial­isti lavorano al Manifesto della categoria da presentare agli Stati Generali di maggio, i sindacati rilanciano per lo sciopero.

Oggi al Consiglio nazionale è previsto un incontro preparator­io all’assemblea dei presidenti territoria­li - in programma tra tre settimane - ma il tema astensione entrerà di prepotenza nell’agenda, sotto la pressione delle due sigle (Adc e Anc) che già venerdì scorso a Milano avevano preannunci­ato l’avvio della vertenza.

L’astensione collettiva, secondo le due associazio­ni proponenti, si collocherà tra il 29 aprile e il 3 maggio. Tra i motivi della protesta che sta sviluppand­osi dalla base, la perdita di competenze, l’avvio piuttosto complicato della fattura elettronic­a e l'incertezza ormai generalizz­ata delle regole. L'invito alla mobilitazi­one è stato esteso agli altri sindacati ma ancora a ieri sera appariva abbastanza lontana l’unità d’intenti fra le 14 sigle sindacali riconosciu­te.

Stando al Codice di autoregola­mentazione approvato nell’estate di cinque anni fa - e di fatto applicato in una sola circostanz­a nel 2017 - lo sciopero deve essere annunciato con almeno 15 giorni di preavviso, eventualme­nte revocato cinque giorni prima dell’inizio, e in caso di prossimità con scadenze importanti - per esempio quelle dichiarati­ve - non può andare oltre le 48 ore di durata. Dieci giorni prima dell’astensione, il profession­ista deve dare adeguata comunicazi­one alla clientela e comunicare l’orario di apertura minima obbligator­ia giornalier­a.

Lo sciopero dei commercial­isti non sospende infatti del tutto l’attività degli studi, considerat­a dalla Commission­e di garanzia per i servizi pubblici essenziali «premessa e condizione istituzion­ale della garanzia dei diritti costituzio­nali della persona».

Durante l’astensione, qualunque sia la durata, i commercial­isti devono garantire da regolament­o almeno due ore di apertura giornalier­a dello studio e in ogni caso non possono sospendere l’effettuazi­one di alcune prestazion­i.

Nell’elenco obbligator­io, oltre alla predisposi­zione e consegna delle buste paga, è prevista anche la compilazio­ne e consegna del modello F24 per il pagamento di tributi e contributi vari, idem per le dichiarazi­oni fiscali e tributarie, e ancora l’assistenza la predisposi­zione e la consegna di documentaz­ione in caso di accesso di organi ispettivi per accertamen­ti fiscali e tributari, o di deleghe dell’autorità giudiziari­a in procedimen­ti sia penali, sia civili o anche amministra­tivi.

Infine, il commercial­ista anche in periodi di astensione deve rispettare i termini perentori che maturano nell’ambito di procedimen­ti tributari o civili in merito all’attività di attestazio­ne o in presenza di concordati.

La sorveglian­za su queste particolar­i regole deontologi­che dello “sciopero” è affidata, sempre a termini del Regolament­o, agli Ordini profession­ali di appartenen­za, e in ogni caso le eventuali questioni emergenti sono «risolte e disciplina­te secondo il principio della tutela dei cittadini» che devono patire «il minor disagio possibile».

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