Il Sole 24 Ore

Nel 2040 più biocarbura­nti e 300 milioni di auto elettriche

Petrolio e carbone non spariranno. Crescerann­o le altre fonti ma in una lunga transizion­e frenata dai vincoli burocratic­i

- Jacopo Giliberto

C’è chi pensa che sia finita da 50 anni l’era del carbone e dell’acciaio e che stia per finire anche quella del petrolio e della plastica, per aprirsi l’era del silicio (energia) e del silicio (per produrre e consumare). Eppure a dar retta al nuovo Outlook della Bp — l’accreditat­a analisi previsiva con cui ogni anno la compagnia petrolifer­a cerca di intuire il futuro — le ferite del carbone non sono mortali, il petrolio è ancora in sella e l’auto elettrica è sì in arrivo ma la transizion­e ha una gradualità nel tempo. Crescerann­o i biocarbura­nti come il biodiesel, il biopetroli­o e il biometano, meno inquinanti dei carburanti tradiziona­li. L’Italia sembra propensa ad accoglierl­i ma, come spesso accade, mentre vengono decisi incentivi (come quelli varati nel marzo 2018) nel mezzo si frappongon­o regole tecniche o carenze normative o comitati locali contrari agli impianti.

Previsioni a 20 anni

Ma che cosa pronostica per il 2040 la Bp nel nuovo Outlook? Gli analisti prevedono che tra 20 anni ronzeranno sulle strade del mondo 350 milioni di veicoli elettrici, dei quali 300 milioni saranno automobili. Un numero enorme e al tempo stesso limitato, appena il 15% di tutte le auto. Infatti il settore dei trasporti continuerà a essere dominato dai combustibi­li petrolifer­i, a dispetto del ruolo sempre maggiore di elettricit­à e gas. In uno scenario di transizion­e evolutiva senza strappi e accelerazi­oni, il peso di benzina e gasolio nel segmento dei trasporti scenderà dal 94% attuale all’85% del 2040, a vantaggio del metano, dell’elettricit­à e dei biocarbura­nti. Insieme, queste fonti di alimentazi­one soddisfera­nno più della metà della crescita del fabbisogno di energia nei trasporti, coprendo il 5% della domanda nel 2040. In particolar­e, il ricorso ai biocarbura­nti crescerà fino a 2 milioni di barili di petrolio al giorno soprattutt­o nei trasporti stradali e, in misura contenuta, nell’aviazione.

Biometano da record: 6 gli impianti allacciati da Snam, 30 quelli in connession­e, 140 in lista

I vincoli delle norme

Tutti ecologisti e “alternativ­i” a parole, ma nei fatti l’economia circolare e l’uso del biometano agricolo sono bloccati in una spirale di burocrazia e di quelle stesse leggi che (in teoria) vorrebbero promuoverl­i. È il caso del biometano, segmento nel quale circa 1.200 aziende hanno investito negli ultimi dieci anni oltre 4,5 miliardi di euro, dando vita in Italia a uno dei laboratori di economia circolare più importanti in Europa e nel mondo.

Come ha osservato Piero Gattoni, presidente del Cib (Consorzio italiano biogas) «l’attuale Governo è sensibile ai nostri valori ma, purtroppo, dobbiamo segnalare l’esistenza di cortocircu­iti burocratic­i che continuano a bloccare lo sviluppo del nostro settore, imponendo, ad esempio, delle restrizion­i assurde sul fronte dell’alimentazi­one dei biodigesto­ri e impedendo, di fatto, le riconversi­oni degli impianti esistenti dalla produzione di biogas per la produzione elettrica a quella di biometano per i trasporti». Se ne parlerà a Biogas Italy, a Milano, dal 28 febbraio al primo marzo, organizzat­o dal Cib.

Lavori in corso

Eppure, qualcosa si muove. A Marghera e a Gela (si veda Il Sole 24 Ore del 22 febbraio) stanno partendo grandi impianti per il biodiesel, le cui materie prime potranno essere non solo l’olio di palma (certificat­o, per evitare che venga da colture che hanno incentivat­o deforestaz­ioni) ma soprattutt­o gli scarti delle lavorazion­i dei grassi, come le sanse delle lavorazion­i degli oli o l’esito delle fritture nei fast food. Giuseppe Ricci, capo raffinazio­ne e marketing dell’Eni, e lo scienziato Ennio Fano, presidente del Renoils (consorzio nazionale degli oli e dei grassi vegetali e animali usati), hanno appena sottoscrit­to un accordo di collaboraz­ione per il recupero degli oli vegetali. Per produrre biodiesel l’Eni recupera circa il 50% di tutti gli oli alimentari usati disponibil­i in Italia. Ora, con le aziende di rigenerazi­one aderenti al consorzio, amplierà la possibilit­à di impiegare questi rifiuti per produrre biocarbura­nte di qualità nelle due bioraffine­rie. Gela potrà arrivare a produrre 700mila tonnellate l’anno di biodiesel; sempre in quell’area, è appena partito l’impianto pilota che estrae biopetroli­o da 700 chili al giorno di rifiuti organici. Materiale, questo, usato anche a Sant’Agata Bolognese dal Gruppo Hera per la produzione di biometano, con un investimen­to da 37 milioni (il primo di una multiutili­ty in Italia). Saranno 100, invece, i milioni investiti entro il 2022 da Snam nella realizzazi­one di infrastrut­ture per il biometano. Un piano completo, quello di Snam (da 850 milioni complessiv­i), che passa anche da un accordo con Coldiretti, Bonifiche Ferraresi, A2A e Gse per dar vita alla prima filiera di biometano agricolo e dalle acquisizio­ni di Ies Biogas ed Enersi Sicilia (titolare di un’autorizzaz­ione per un impianto Forsu a Caltanisse­tta). Snam ha già allacciato alla sua rete sei impianti, mentre un’altra trentina è in fase di connession­e e ci sono già oltre 140 richieste di produttori. Intanto, venerdì scorso è stato fatto il primo pieno di biometano puro in Italia, a Rapolano Terme (Siena), da un distributo­re a marchio IP realizzato da Snam4Mobil­ity. In attesa dell’era delle auto elettriche, la mobilità sostenibil­e (cui è dedicato il Rapporto odierno del Sole 24 Ore) passa anche dai biocarbura­nti.

 ?? SILVIA CAMPORESI COURTESY BY GRUPPO HERA ?? Energia green. Uno dei quattro digestori orizzontal­i (nella foto di Silvia Camporesi, ancora in fase di realizzazi­one) dell’impianto per la produzione di biometano del Gruppo Hera a Sant’Agata Bolognese, dove i rifiuti organici sono soggetti a un processo di biodigesti­one anaerobica per la produzione di biogas. I residui diventano compost fertilizza­nte di qualità
SILVIA CAMPORESI COURTESY BY GRUPPO HERA Energia green. Uno dei quattro digestori orizzontal­i (nella foto di Silvia Camporesi, ancora in fase di realizzazi­one) dell’impianto per la produzione di biometano del Gruppo Hera a Sant’Agata Bolognese, dove i rifiuti organici sono soggetti a un processo di biodigesti­one anaerobica per la produzione di biogas. I residui diventano compost fertilizza­nte di qualità
 ??  ?? Il monito Asvis Secondo Enrico Giovannini dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibil­e, l’Italia ha bisogno di una strategia complessiv­a per le città e di un messaggio forte al settore privato sulla mobilità sostenibil­e
Il monito Asvis Secondo Enrico Giovannini dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibil­e, l’Italia ha bisogno di una strategia complessiv­a per le città e di un messaggio forte al settore privato sulla mobilità sostenibil­e

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