L’hi-tech cura l’ansia da ricarica
Nuove generazioni di veicoli e di infrastrutture: dalla tecnologia la risposta ai timori legati all’autonomia offerta dalle vetture e al tempo necessario per i rifornimenti
Mobilità sostenibile, smart city, emissioni zero. Sono queste le parole più in voga per quanto riguarda la maniera di spostarsi nel futuro prossimo. Ed è per questo che si parla sempre più di auto elettrica.
Per ora la diffusione della trazione elettrica è ancora embrionale, ma sta avendo una accelerazione. Le vendite di auto elettriche nel 2018 sono aumentate del 62%, arrivando globalmente a 1,26 milioni di unità. In Europa il 2% delle auto immatricolate lo scorso anno erano ibride plug-in (PhEV) o elettriche pure (Bev).
La crescita è progressiva e coinvolge anche il nostro Paese. Nel 2018, fonte Unrae, le elettriche hanno conquistato una market share dello 0,28% (0,13% nel 2017), arrivando a 5.010 targhe contro le 2.016 dell’anno precedente. Mentre le ibride, comprese le plug-in, hanno superato di poco le 87.000 unità, occupando una quota di mercato del 4,5% (un punto percentuale in più rispetto al 2017). Non è molto, comunque, a confronto con la Norvegia che oggi è lo Stato con il maggior numero di veicoli elettrici in Europa, grazie a un articolato schema di incentivi e alla diffusione capillare delle stazioni di ricarica sul territorio.
Nel nostro Paese dunque le percentuali di crescita sono alte, ma si parte da numeri ancora piccoli, e questo è dovuto al livello di infrastrutture tuttora insufficiente, al costo dei veicoli ancora alto (fattore per il quale però va ora considerato l’effetto incentivi) e “all’ansia da ricarica”. E forse è proprio quest’ultima il motivo principe tra quelli che frenano la diffusione dei veicoli elettrici.
Pensare di rimanere “a secco” o di dover impiegare ore per rifornire la batteria di trazione psicologicamente blocca anche coloro per i quali l’auto elettrica potrebbe essere il mezzo di trasporto ideale. Ma secondo uno studio realizzato dal Politecnico di Milano con Enel, basato su dati Istat, la percorrenza media giornaliera di un automobilista pendolare è di 40 chilometri, quindi anche le auto elettriche di prima generazione potrebbero soddisfare il bisogno di mobilità della gran parte degli utenti. Ancora meglio se facciamo riferimento alle attuali elettriche o a quelle che verranno - come la Kia e-Niro o la Jaguar i-Pace da poco sul mercato o l’Audi e-tron presto in arrivo -, accreditate di un’autonomia di oltre 400 chilometri nominali, pertanto circa 300 effettivi nelle condizioni peggiori. La nuova generazione di veicoli elettrici può contare su batterie da 90-100 kWh, che - se totalmente scariche - per essere ricaricate necessitano di un’intera notte utilizzando una wallbox privata (da 7 kW), ma di sole 4 ore se attaccate a una colonnina da 22 kW (e quindi un “biberonaggio” di mezz’ora potrebbe garantire il ritorno a casa).
La tecnologia ci viene incontro mettendo a disposizione nuove infrastrutture di ricarica, come le colonnine superFast da 150 kW con cui un pieno si ottiene in 30 minuti; oppure i pali della luce “smart”, già operativi a Verona (la prima città in Europa a sperimentarli), cablati in fibra ottica, che oltre a illuminare in modo efficiente con luce led sono dotati di una presa di ricarica veloce a 22 kW per vetture elettriche, un’antenna wi-fi, una telecamera ad alta definizione per il controllo urbano in tempo reale e per la gestione dei parcheggi. E ci viene incontro anche l’ingegno umano: a Milano è già operativa la ricarica a domicilio con la flotta di E-Gap, che inizialmente con 10 van potrà ricaricare su prenotazione, ma anche in situazioni di emergenza, le auto elettriche di privati, aziende o società di car sharing.
Le case automobilistiche poi sono in prima fila per sfornare nuovi modelli, spinte dal timore di trovarsi impreparate quando nel 2021 dovranno rispettare il limite di 95 g/km di CO2 con riguardo alla media delle emissioni di tutte le auto vendute, e a soffrire saranno proprio quei costruttori che producono vetture più performanti e di conseguenza più assetate e inquinanti. Per questo ai 15 modelli Bev già in commercio in Italia, nei prossimi due anni se ne aggiungeranno altri 13, quasi tutti con autonomia attorno ai 400 km; una moltitudine poi le auto ibride e ibride plug-in pronte al debutto.
Tra i costruttori più attivi c’è il Gruppo Volkswagen che si sta preparando per introdurre 80 nuovi modelli elettrici entro il 2025 (50 Bev e 30 ibridi plug-in) mentre entro il 2030 offrirà almeno una versione elettrificata per ciascuno dei circa 300 modelli che compongono l’intera gamma di tutti i brand del Gruppo. Ingenti gli investimenti Volkswagen per questo progetto con cui, entro il 2022, si porteranno a 16 gli impianti in tutto il mondo dedicati esclusivamente alla produzione di veicoli elettrici.