Benefici per l’ambiente ma anche per il portafoglio: scatterà l’ora delle elettriche
Sarà finalmente il momento dell’auto elettrica? Da ormai vent’anni si vedono circolare straordinarie previsioni di crescita puntualmente smentite. Fino ad ora hanno sicuramente prevalso le barriere alla diffusione: l’elevato costo di acquisto delle vetture; l’inadeguatezza della rete di ricarica, ossia la scarsa diffusione delle colonnine, e l’autonomia limitata dei veicoli, che rientrano nella cosiddetta range anxiety, ossia il timore di rimanere ”a secco”.
Ma davvero l’auto elettrica costa di più di quella tradizionale? Se, anziché considerare il costo di acquisto, si considera il Tco (Total cost of ownership), il costo di un veicolo lungo la vita utile, il risultato cambia. Un veicolo elettrico ha costi inferiori grazie a una minore usura dei componenti e a una spesa minore di rifornimento. Già oggi, senza tener conto di incentivi, i minori costi di gestione dell’auto elettrica ”compensano” il maggior esborso iniziale in 10 anni. In Italia la vita media di un’auto è di quasi 11 anni e quindi le due soluzioni appaiono comparabili. La disponibilità di incentivi sposta poi decisamente a favore dell’auto elettrica il confronto. Un incentivo di 6.000 euro rende un veicolo elettrico conveniente a partire dal quarto anno. In futuro, grazie alla riduzione del costo delle batterie, diminuirà il costo di acquisto e la tendenza sarà sempre più favorevole al veicolo elettrico.
Ma oggi quale è il mercato? I numeri seppur in crescita rimangono piccoli, considerando sia le auto elettriche pure sia quelle ibride plug-in: intorno ai 2.000.000 di veicoli immatricolati nel mondo e circa 10.000 in Italia nel 2018. Poca cosa, ma tutti gli scenari dipingono un futuro molto diverso. In Italia le stime più conservative prevedono 1,8 milioni di veicoli circolanti al 2030. Lo scenario ottimistico si spinge a 7,5 milioni (20% del parco circolante). Lo scenario intermedio 5 milioni di auto (circa il 13% del circolante).
Scatterà quindi l’ora dell’auto elettrica? Ritengo di sì per una varietà di motivi: diverse città in Europa hanno annunciato il divieto all’impiego di mezzi tradizionali (diesel) nei centri cittadini tra il 2025 e il 2030; le grandi imprese automobilistiche, fino a pochi anni fa assenti nel settore, sono entrate in massa e moltiplicano i modelli disponibili; cresce l’infrastruttura di ricarica e il numero di investitori privati nel settore; si muovono in quest’ambito, attraverso acquisizioni, anche le imprese petrolifere che nell’auto elettrica scorgono la minaccia di erosione del loro mercato.
Quali i benefici? Limitandoci alla fase di uso dell’auto (andrebbe considerata anche la fase di produzione, su cui tuttavia vi sono pochi studi), in media sostituendo un’auto tradizionale con un’auto elettrica le emissioni di CO2 si riducono del 57%. Se la sostituzione riguardasse un’auto vecchia (euro 2 e 3), la riduzione raggiungerebbe il 72%. Questo ad oggi. Se poi aumentasse la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili la riduzione sarebbe ancora maggiore. A questo si aggiunge l’abbattimento (già nella prima ipotesi indicata) di oltre il 90% di altri inquinanti quali ossido di azoto, monossido di carbonio e PM10. Un contributo alla sostenibilità sicuramente importante.
L’autore è professore ordinario e direttore dell’Energy & Strategy Group
al Politecnico di Milano