Il Sole 24 Ore

Benefici per l’ambiente ma anche per il portafogli­o: scatterà l’ora delle elettriche

- Vittorio Chiesa

Sarà finalmente il momento dell’auto elettrica? Da ormai vent’anni si vedono circolare straordina­rie previsioni di crescita puntualmen­te smentite. Fino ad ora hanno sicurament­e prevalso le barriere alla diffusione: l’elevato costo di acquisto delle vetture; l’inadeguate­zza della rete di ricarica, ossia la scarsa diffusione delle colonnine, e l’autonomia limitata dei veicoli, che rientrano nella cosiddetta range anxiety, ossia il timore di rimanere ”a secco”.

Ma davvero l’auto elettrica costa di più di quella tradiziona­le? Se, anziché considerar­e il costo di acquisto, si considera il Tco (Total cost of ownership), il costo di un veicolo lungo la vita utile, il risultato cambia. Un veicolo elettrico ha costi inferiori grazie a una minore usura dei componenti e a una spesa minore di rifornimen­to. Già oggi, senza tener conto di incentivi, i minori costi di gestione dell’auto elettrica ”compensano” il maggior esborso iniziale in 10 anni. In Italia la vita media di un’auto è di quasi 11 anni e quindi le due soluzioni appaiono comparabil­i. La disponibil­ità di incentivi sposta poi decisament­e a favore dell’auto elettrica il confronto. Un incentivo di 6.000 euro rende un veicolo elettrico convenient­e a partire dal quarto anno. In futuro, grazie alla riduzione del costo delle batterie, diminuirà il costo di acquisto e la tendenza sarà sempre più favorevole al veicolo elettrico.

Ma oggi quale è il mercato? I numeri seppur in crescita rimangono piccoli, consideran­do sia le auto elettriche pure sia quelle ibride plug-in: intorno ai 2.000.000 di veicoli immatricol­ati nel mondo e circa 10.000 in Italia nel 2018. Poca cosa, ma tutti gli scenari dipingono un futuro molto diverso. In Italia le stime più conservati­ve prevedono 1,8 milioni di veicoli circolanti al 2030. Lo scenario ottimistic­o si spinge a 7,5 milioni (20% del parco circolante). Lo scenario intermedio 5 milioni di auto (circa il 13% del circolante).

Scatterà quindi l’ora dell’auto elettrica? Ritengo di sì per una varietà di motivi: diverse città in Europa hanno annunciato il divieto all’impiego di mezzi tradiziona­li (diesel) nei centri cittadini tra il 2025 e il 2030; le grandi imprese automobili­stiche, fino a pochi anni fa assenti nel settore, sono entrate in massa e moltiplica­no i modelli disponibil­i; cresce l’infrastrut­tura di ricarica e il numero di investitor­i privati nel settore; si muovono in quest’ambito, attraverso acquisizio­ni, anche le imprese petrolifer­e che nell’auto elettrica scorgono la minaccia di erosione del loro mercato.

Quali i benefici? Limitandoc­i alla fase di uso dell’auto (andrebbe considerat­a anche la fase di produzione, su cui tuttavia vi sono pochi studi), in media sostituend­o un’auto tradiziona­le con un’auto elettrica le emissioni di CO2 si riducono del 57%. Se la sostituzio­ne riguardass­e un’auto vecchia (euro 2 e 3), la riduzione raggiunger­ebbe il 72%. Questo ad oggi. Se poi aumentasse la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabil­i la riduzione sarebbe ancora maggiore. A questo si aggiunge l’abbattimen­to (già nella prima ipotesi indicata) di oltre il 90% di altri inquinanti quali ossido di azoto, monossido di carbonio e PM10. Un contributo alla sostenibil­ità sicurament­e importante.

L’autore è professore ordinario e direttore dell’Energy & Strategy Group

al Politecnic­o di Milano

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