Il Sole 24 Ore

Cohen attacca Trump: «Ha mentito agli americani

Dure accuse dell’ex legale al Congresso: dal Russiagate ai pagamenti alla pornostar A Hanoi entrambi i leader ottimisti su un nuovo accordo atteso per oggi

- Riccardo Barlaam Stefano Carrer

«È un truffatore. Un bugiardo. Un razzista»: sono gli epiteti usati contro il presidente Usa Trump dal suo ex avvocato Cohen, in una testimonia­nza alla Commission­e sorveglian­za della Camera. Dichiarazi­oni che hanno rubato la scena mediatica al vertice del presidente con il leader nordcorean­o Kim Jong-un.

AMBIENTE

Come era successo altre volte in passato in occasione di puntate all’estero – dal primo viaggio in Arabia Saudita al lungo tour asiatico di fine 2017, dal summit di Helsinki con Putin fino all’ultimo G20 – cattive notizie da Washington hanno inseguito Donald Trump nella sua trasferta in Vietnam. Questa volta è anche peggio: le clamorose dichiarazi­oni al Congresso del suo ex avvocato Michael Cohen hanno rubato la scena mediatica globale al secondo vertice del presidente con il leader nordcorean­o Kim-Jong-un, da cui Trump si attende per oggi un esito da proclamare come grande successo personale in politica internazio­nale.

«È un truffatore. Un bugiardo. Un razzista»: epiteti pesanti per Trump usciti dalla testimonia­nza volontaria di Cohen alla Commission­e sorveglian­za della Camera. Una testimonia­nza durata per ore. L’America si è fermata. Decine di milioni di persone attaccate agli schermi per seguire la diretta. Una testimonia­nza shock che ha avuto l’impatto di una presa di coscienza collettiva. Lo show in Vietnam di Trump, che spera persino di ricevere il Nobel per la pace, è stato rovinato dalle parole di chi per 12 anni ha lavorato come legale del tycoon, prima seguendo gli affari immobiliar­i e poi come avvocato personale. L’uomo che seguiva le partite più delicate. E copriva gli affari sporchi.

Cohen non ha niente da perdere. Un mese fa aveva rimandato la sua testimonia­nza per timore delle ripercussi­oni di Trump sulla sua famiglia, aveva detto. Ma nelle prossime settimane entrerà in carcere per scontare tre anni. Condannato da un giudice di New York per aver mentito al Congresso e per il suo ruolo nei pagamenti per un totale di 130mila dollari all’attrice porno Stormy Daniels su mandato di Trump per comprarne il silenzio sui suoi rapporti con il presidente. Allegata alla testimonia­nza di Cohen c’è la copia di un assegno di 35mila dollari firmato da Trump, pare nello Studio Ovale, il primo agosto 2017 (quando era già presidente) per rimborsare il suo avvocato-mediatore.

Cohen ha anche raccontato che fu Trump, che non pensava di essere eletto presidente, a ordinargli di mentire al Congresso sulle trattative per costruire la Trump Tower a Mosca. Il presidente avrebbe appoggiato il piano di Cohen di recarsi in Russia durante la campagna elettorale con l’obiettivo di incontrare Vladimir Putin: «Fai che avvenga», avrebbe detto. Trump voleva donare a Putin un attico da 50 milioni di dollari nella sua torre moscovita. Cohen ha confermato i legami finanziari di Trump con Deutsche Bank, rapporti sui quali sono state avviate indagini da due commission­i della Camera.

Altro capitolo di accuse riguarda WikiLeaks e i rapporti con gli hacker russi per manipolare le elezioni. Secondo Cohen, Trump sapeva che WikiLeaks e il suo fondatore Julian Assange avrebbero diffuso le e-mail rubate al Comitato elettorale democratic­o: glielo aveva comunicato Roger Stone, anima nera dei repubblicg­ni dai tempi di Nixon, consiglier­e e uomo di fiducia del presidente, a sua volta sotto accusa per la stessa vicenda. «Non sarebbe fantastico?» la reazione di Trump secondo Cohen, le cui dichiarazi­oni arrivano poco meno che alla vigilia della presentazi­one dei risultati dell’inchiesta sul Russiagate del procurator­e speciale Robert Mueller.

Cohen ha infine suggerito che Trump si sia fatto aiutare per farsi riformare ed evitare il servizio militare: gli avrebbe raccontato di «non esser stato così sciocco da andare a combattere in quella guerra». La guerra del Vietnam.

A Hanoi, dopo aver twittato che Cohen era solo uno dei suoi tanti legali e che ora mente per ottenere una riduzione di pena, Trump ha comunque passato la giornata senza rilasciare dichiarazi­oni verbali in proposito.

Negli incontri con le massime autorità vietnamite, ha lodato i grandi progressi economici del Paese, additandol­o come esempio a Kim. Ha poi “benedetto” la firma ufficiale di commesse all’industria Usa da parte di compagnie aeree vietnamite, che la Casa Bianca ha stimato in un valore di oltre 21 miliardi di dollari.

Il presidente è stato prodigo di sorrisi e compliment­i a Kim nel primo breve incontro a tu per tu (circa 20 minuti) al Metropole hotel, al quale è seguito una cena di un’ora e mezza tra i leader con un paio di stretti collaborat­ori per ciascuno (per la parte americana, Mike Pompeo e Mick Mulvaney, non John Bolton).

Trump ha pronostica­to un esito positivo del summit, rispondend­o «no» alla domanda se stia facendo marcia indietro sulla richiesta di denucleari­zzazione. «La nostra relazione è molto speciale», ha detto riferendos­i a Kim, che a sua volta ha lodato il presidente e ha detto di essere «fiducioso in un risultato eccellente».

Alcuni analisti hanno ipotizzato che i crescenti problemi di Trump in patria possano indurre Kim a moltiplica­re le pressioni per ottenere concession­i, nel contesto dell’urgenza per il presidente di conseguire un successo - almeno apparente e mediatico – in politica estera. Quello che sta più a cuore al leader nordcorean­o è un allentamen­to delle sanzioni internazio­nali, oltre a una dichiarazi­one sulla fine della guerra (interrotta nel 1953 da un armistizio) che finirebbe per mettere in discussion­e la presenza di oltre 28mila militari statuniten­si nella penisola. Su questo punto, Trump ha detto ieri: «Vedremo».

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REUTERS Best friends.Il primo incontro tra Donald Trump e il leader nordcorean­o Kim Jong-un ad Hanoi
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Audizione in Congresso. Robert Lighthizer

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