Cohen attacca Trump: «Ha mentito agli americani
Dure accuse dell’ex legale al Congresso: dal Russiagate ai pagamenti alla pornostar A Hanoi entrambi i leader ottimisti su un nuovo accordo atteso per oggi
«È un truffatore. Un bugiardo. Un razzista»: sono gli epiteti usati contro il presidente Usa Trump dal suo ex avvocato Cohen, in una testimonianza alla Commissione sorveglianza della Camera. Dichiarazioni che hanno rubato la scena mediatica al vertice del presidente con il leader nordcoreano Kim Jong-un.
AMBIENTE
Come era successo altre volte in passato in occasione di puntate all’estero – dal primo viaggio in Arabia Saudita al lungo tour asiatico di fine 2017, dal summit di Helsinki con Putin fino all’ultimo G20 – cattive notizie da Washington hanno inseguito Donald Trump nella sua trasferta in Vietnam. Questa volta è anche peggio: le clamorose dichiarazioni al Congresso del suo ex avvocato Michael Cohen hanno rubato la scena mediatica globale al secondo vertice del presidente con il leader nordcoreano Kim-Jong-un, da cui Trump si attende per oggi un esito da proclamare come grande successo personale in politica internazionale.
«È un truffatore. Un bugiardo. Un razzista»: epiteti pesanti per Trump usciti dalla testimonianza volontaria di Cohen alla Commissione sorveglianza della Camera. Una testimonianza durata per ore. L’America si è fermata. Decine di milioni di persone attaccate agli schermi per seguire la diretta. Una testimonianza shock che ha avuto l’impatto di una presa di coscienza collettiva. Lo show in Vietnam di Trump, che spera persino di ricevere il Nobel per la pace, è stato rovinato dalle parole di chi per 12 anni ha lavorato come legale del tycoon, prima seguendo gli affari immobiliari e poi come avvocato personale. L’uomo che seguiva le partite più delicate. E copriva gli affari sporchi.
Cohen non ha niente da perdere. Un mese fa aveva rimandato la sua testimonianza per timore delle ripercussioni di Trump sulla sua famiglia, aveva detto. Ma nelle prossime settimane entrerà in carcere per scontare tre anni. Condannato da un giudice di New York per aver mentito al Congresso e per il suo ruolo nei pagamenti per un totale di 130mila dollari all’attrice porno Stormy Daniels su mandato di Trump per comprarne il silenzio sui suoi rapporti con il presidente. Allegata alla testimonianza di Cohen c’è la copia di un assegno di 35mila dollari firmato da Trump, pare nello Studio Ovale, il primo agosto 2017 (quando era già presidente) per rimborsare il suo avvocato-mediatore.
Cohen ha anche raccontato che fu Trump, che non pensava di essere eletto presidente, a ordinargli di mentire al Congresso sulle trattative per costruire la Trump Tower a Mosca. Il presidente avrebbe appoggiato il piano di Cohen di recarsi in Russia durante la campagna elettorale con l’obiettivo di incontrare Vladimir Putin: «Fai che avvenga», avrebbe detto. Trump voleva donare a Putin un attico da 50 milioni di dollari nella sua torre moscovita. Cohen ha confermato i legami finanziari di Trump con Deutsche Bank, rapporti sui quali sono state avviate indagini da due commissioni della Camera.
Altro capitolo di accuse riguarda WikiLeaks e i rapporti con gli hacker russi per manipolare le elezioni. Secondo Cohen, Trump sapeva che WikiLeaks e il suo fondatore Julian Assange avrebbero diffuso le e-mail rubate al Comitato elettorale democratico: glielo aveva comunicato Roger Stone, anima nera dei repubblicgni dai tempi di Nixon, consigliere e uomo di fiducia del presidente, a sua volta sotto accusa per la stessa vicenda. «Non sarebbe fantastico?» la reazione di Trump secondo Cohen, le cui dichiarazioni arrivano poco meno che alla vigilia della presentazione dei risultati dell’inchiesta sul Russiagate del procuratore speciale Robert Mueller.
Cohen ha infine suggerito che Trump si sia fatto aiutare per farsi riformare ed evitare il servizio militare: gli avrebbe raccontato di «non esser stato così sciocco da andare a combattere in quella guerra». La guerra del Vietnam.
A Hanoi, dopo aver twittato che Cohen era solo uno dei suoi tanti legali e che ora mente per ottenere una riduzione di pena, Trump ha comunque passato la giornata senza rilasciare dichiarazioni verbali in proposito.
Negli incontri con le massime autorità vietnamite, ha lodato i grandi progressi economici del Paese, additandolo come esempio a Kim. Ha poi “benedetto” la firma ufficiale di commesse all’industria Usa da parte di compagnie aeree vietnamite, che la Casa Bianca ha stimato in un valore di oltre 21 miliardi di dollari.
Il presidente è stato prodigo di sorrisi e complimenti a Kim nel primo breve incontro a tu per tu (circa 20 minuti) al Metropole hotel, al quale è seguito una cena di un’ora e mezza tra i leader con un paio di stretti collaboratori per ciascuno (per la parte americana, Mike Pompeo e Mick Mulvaney, non John Bolton).
Trump ha pronosticato un esito positivo del summit, rispondendo «no» alla domanda se stia facendo marcia indietro sulla richiesta di denuclearizzazione. «La nostra relazione è molto speciale», ha detto riferendosi a Kim, che a sua volta ha lodato il presidente e ha detto di essere «fiducioso in un risultato eccellente».
Alcuni analisti hanno ipotizzato che i crescenti problemi di Trump in patria possano indurre Kim a moltiplicare le pressioni per ottenere concessioni, nel contesto dell’urgenza per il presidente di conseguire un successo - almeno apparente e mediatico – in politica estera. Quello che sta più a cuore al leader nordcoreano è un allentamento delle sanzioni internazionali, oltre a una dichiarazione sulla fine della guerra (interrotta nel 1953 da un armistizio) che finirebbe per mettere in discussione la presenza di oltre 28mila militari statunitensi nella penisola. Su questo punto, Trump ha detto ieri: «Vedremo».