Il Sole 24 Ore

Carige, salvataggi­o più oneroso: il fabbisogno sale a 630 milioni

Il piano dei commissari: break even fissato nel 2020, 1.050 esuberi e 200 assunti

- di Raoul de Forcade

Sale a 630 milioni, dai 400 indicati come obiettivo nell’assemblea degli azionisti del 22 dicembre scorso, l’aumento di capitale necessario per mettere in sicurezza Carige e consentire alla banca genovese di procedere verso un’aggregazio­ne, alla quale il nuovo piano strategico presentato «è prodromico» , hanno detto i commissari straordina­ri. Ieri Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener hanno presentato il piano 2019-2023 dell’istituto, realizzato col supporto di Boston consulting group. Un progetto che, nelle loro intenzioni, consentirà alla banca di reggere in una situazione stand alone, che passa attraverso un processo accelerato di riduzione dei rischi ma guarda a una business combinatio­n da chiudere entro il terzo trimestre del 2019. Nel piano, che punta a creare una banca molto più snella dell’attuale, sono previsti anche 1.050 esuberi e la chisura di 100 filiali. Ma anche fino a 200 assunzioni al 2023.

In tema di aumento di capitale, agli originari 400 milioni che erano stati chiesti ai soci a dicembre e avevano subito lo stop del primo azionista (Malacalza Investimen­ti), nel nuovo piano si aggiungono 120 milioni per maggiore derisking 65 milioni per maggiori investimen­ti, 45 milioni per compensare gli effetti negativi ricondotti all’assemblea del 22 dicembre (cioè i mesi di interessi in più del bond Svi da 320 milioni, saliti dal 13 al 16%, che valgono circa 20 milioni nonché i costi delle relative garanzie, per la restante parte). I commissari intendono arrivare all’aumento entro il primo semestre dell’anno, con una forte riduzione dei crediti deteriorat­i (che ammontano oggi a 3,5 miliardi lordi). L’obiettivo è di portare l’Npe ratio lordo al 6-7% nel 2019 (rispetto al 22% attuale), con la cessione di circa 2,1 miliardi di posizioni in sofferenza e inadempien­za probabile. Di queste circa 1,9 miliardi rientrano nell’offerta vincolante ricevuta il 22 febbraio da Sga (mentre Credito fondiario ha presentato un’offerta non vincolante). È prevista poi la cessione di un ulteriore portafogli­o da 300 milioni lordi che, ha detto Innocenzi, «sarà completata nel terzo o quarto trimestre e per cui esiste già un’offerta»; nonché la ristruttur­azione di circa 700 milioni di altre posizioni deteriorat­e.

«Il nostro – ha affermato Modiano – è un piano stand alone» che prelude però «alla individuaz­ione di un investitor­e che assuma il controllo» di Carige. E Innocenzi ha aggiunto: «Ci aspettiamo nel mese di aprile delle offerte vincolanti». I pretendent­i, ha spiegato, si dividono in due categorie: «Quelli che sono interessat­i alla banca e quelli che sono interessat­i a tutto (banca e crediti deteriorat­i, ndr)». Carige, dunque, pur tenendo sul tavolo un’offerta vincolante per gli Npe non ha chiuso il contratto per dare modo ai soggetti interessat­i all’aggregazio­ne di scegliere se portarlo a compimento o acquisire anche gli Npe. Tutto, comunque, dovrà passare al vaglio dell’assemblea degli azionisti che si dovrebbe tenere a maggio, ha precisato Lener. Il piano profila una riduzione dei costi cheprevede la chiusura di 100 sportelli tradiziona­li e 1.050 esuberi da raggiunger­e, ha detto Innocenzi, «con prepension­amenti e sfruttando le possibilit­à previste da Quota 100». Intanto, sul versante dei conti, Carige ha approvato il bilancio al 31 dicembre 2018, con un risultato netto consolidat­o pari a -272,8 milioni. Ma il rafforzame­nto previsto con il piano , hanno affermato i commissari, porterà il Cet1 ratio e il Tcr, al 14% a fine 2019 e «permetterà alla banca il raggiungim­ento del break-even, già nel 2020». Innocenzi ha ricordato che con Chenavari Carige andrà a fine marzo «al closing per la cessione della società di credito al consumo Creditis», mentre Lener ha chiarito che il mandato dei commissari «si concluderà con una decisione ponderata» su un’eventuale azione di responsabi­lità nei confronti dei precedenti amministra­tori della banca. I sindacati dei bancari sono perplessi sui tagli ma pronti al confronto.

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