Il Sole 24 Ore

Il reddito resta senza scadenze

I ritocchi. Ok del Senato dopo la bagarre in Aula Lavoro congruo da 858 euro, subito Tfs a 45mila euro Alla Camera. Estensione dello sgravio a chi stabilizza i contratti a termine. Riscatto laurea da chiarire

- Marco Rogari Claudio Tucci

Sul reddito di cittadinan­za già gravano oltre 15 atti tra decreti attuativi e controlli

Via libera del Senato, con tanto di bagarre in Aula, al decretone su reddito di cittadinan­za e quota 100. L’ok è arrivato con 149 sì, 110 no e quattro astensioni, dopo un attacco al Governo dei senatori di Forza Italia con tanto di gilet azzurri e un duro botta e risposta tra Paola Taverna (M5S) e il Pd, che hanno indotto la presidente di Palazzo Madama, Maria Elisabetta Alberti Casellati, a interrompe­re più volte la seduta. Il provvedime­nto, che scade il 29 marzo, passa ora alla Camera (è atteso in Aula il 18 marzo) dove si giocherà il secondo tempo della partita sulle modifiche. Sono già in rampa di lancio una possibile estensione dell’incentivo, da 5 a 18 mensilità, anche per le imprese che stabilizza­no lavoratori beneficiar­i del “reddito” assunti con contratto a termine e l’innalzamen­to da 45 a 50 anni del tetto anagrafico per il riscatto agevolato della laurea e il pacchetto disabilità. Il testo uscito dal Senato conferma un Reddito di cittadinan­za (Rdc) potenzialm­ente senza scadenze nella durata: si potrà andare avanti di 18 mesi, rinnovabil­i dopo un mese di stop. Gli 858 euro diventano poi il requisito retributiv­o oltre il quale l’offerta d’impiego è congrua e, quindi, va accettata (o, al di sotto, legittimam­ente rifiutata). Diventa inoltre sempre più difficile per gli extracomun­itari ottenere il sussidio con la previsione di nuove certificaz­ioni patrimonia­li, reddituali e familiari rilasciate dal Paese d’origine e validate dai consolati italiani. Previsti nuovi paletti anti-furbetti per separazion­i e divorzi post 1° settembre 2018 (è richiesto un verbale della polizia municipale).

In chiave privacy si potranno monitorare, come suggerito dal Garante, i soli importi complessiv­amente spesi e prelevati dal card-Rdc (non tutte le singole spese). Confermata anche l’esclusione per 12 mesi dal reddito di cittadinan­za del solo soggetto che si dimette volontaria­mente anziché di tutta la famiglia. Raddoppian­o le ore (da 8 a un massimo di 16) da svolgere in servizi di pubblica utilità nei comuni per i percettori del sussidio. I genitori di minorenni potranno accettare un lavoro solo entro i 250 Km; e le sanzioni incrementa­te del 20% contro il nero vengono estese pure all’impiego sommerso.

Sul fronte delle pensioni, Palazzo Madama ha dato l’ok all’innalzamen­to da 30mila a 45mila euro del limite per l’anticipo delle liquidazio­ni (Tfs) degli statali con prestito bancario, che potrà essere utilizzato anche dai dipendenti pubblici in pensione prima della data di entrata in vigore del decreto (29 gennaio). È stato poi prolungato da 5 a 10 anni il meccanismo di rateizzazi­one mensile (120 rate anziché 60) della cosiddetta “pace contributi­va”.

Scatta anche lo stop alle pensioni dei latitanti condannati per gravi reati. Un restyling comunque contenuto quello operato dal Senato dove ieri il clima in Aula si è surriscald­ato. «Il folklore non appartiene a quest’Aula. Il folklore appartiene alle piazze, vergogna», ha ammonito la presidente Casellati criticando la decisione dei senatori di Fi di indossare i gilet azzurri con la scritta «Sì lavoro, no bugie» per poi sospendere i lavori. Ma la bagarre si è ulteriorme­nte accesa dopo le parole della vicepresid­ente di Palazzo Madama Taverna che ha attaccato il Pd e criticato i sindacati. Immediata la replica dei sei senatori

democratic­i che dai loro banchi hanno anche esposto un foglio bianco con scritto «Tso» (Trattament­o sanitario obbligator­io) proprio mentre parlava Taverna.

Una battaglia che con tutta probabilit­à si sposterà alla Camera dove sono attesi numerosi ritocchi, soprattutt­o al Rdc, su cui già gravano oltre 15 atti tra decreti attuativi e controlli. Resta però da sciogliere il nodo risorse. A cominciare da quelle relative al rafforzame­nto delle misure per i disabili, care alla Lega. Allo studio c’è anzitutto un intervento per garantire la pensione di cittadinan­za ad anziani con disabili gravi. Dovrebbe poi scattare la

revisione della scala di equivalenz­a, da 2,1 a 2,2, per i disabili. Per le lavoratric­i madri con figli disabili sarebbe poi prevista la possibilit­à di accedere alla pensione con tre anni di contribuzi­one in meno, 35 anziché 38, facendo così scendere da 100 a 97 la “quota” per le nuove uscite anticipate. Sempre in tema previdenza, probabile lo stop alla finestra mobile di tre mesi per i lavoratori impegnati in attività «gravose». Certo un ritocco per introdurre la figura del vicepresid­ente nella nuova governance Inps e possibile, come ribadito dal M5S, una stretta sulle pensioni dei sindacalis­ti.

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