Il Sole 24 Ore

A Bce la vigilanza sulle maxi finanziari­e

Le società extra-bancarie con oltre 30 miliardi di attivi saranno equiparate agli istituti di credito I soggetti non Ue potranno accedere al mercato unico dei capitali solo con un riconoscim­ento di equivalenz­a

- Beda Romano

La riforma europea.

BRUXELLES

La riforma. l’accordo raggiunto al trilogo più poteri alla Bce e alle banche centrali nazionali

Accordo fatto anche sulle obbligazio­ni garantite: standard comuni per aiutare le banche a finanziars­i

L’effetto Brexit.

Dal nostro corrispond­ente Consiglio, Parlamento e Commission­e hanno trovato nella notte tra martedì e mercoledì un accordo su una revisione del modo in cui le società di investimen­to sono regolate a livello europeo. L’obiettivo è di rendere i requisiti di patrimonio e le regole di sorveglian­za più proporzion­ati rispetto alla taglia e al rischio dell’impresa. Proprio mentre il Regno Unito si appresta a lasciare l’Unione europea, eventuali riconoscim­enti di equivalenz­a saranno resi più rigorosi.

«L’intesa permetterà alle società d’investimen­to di contribuir­e ai flussi finanziari in tutta l'Unione europea», ha spiegato in un comunicato il vice presidente della Commission­e europea Valdis Dombrovski­s. Un altro vice presidente dell’esecutivo comunitari­o, Jyrki Katainen, ha precisato che la riforma mette sullo stesso piano le grandi banche e le grandi società d’investimen­to. «Aziende più piccole saranno regolate in modo più proporzion­ato», ha aggiunto l’ex premier finlandese. Finora tutte le società d’investimen­to erano assoggetta­te a regole bancarie.

Concretame­nte, le società extrabanca­rie saranno suddivise in tre grandi gruppi. Nella prima fascia, un primo sottogrupp­o conterrà le imprese con un bilancio superiore ai 30 miliardi di euro, a cui verranno applicate d'emblée le regole relative alle banche così come la vigilanza della Banca centrale europea. Il secondo sottogrupp­o raggrupper­à le imprese con un bilancio tra i 15 e i 30 miliardi di euro, sottoposte alle regole bancarie del regolament­o CRR e della direttiva CRD, senza essere però convertite in vere e proprie istituzion­i creditizie.

Le altre società d'investimen­to apparterra­nno a due gruppi a seconda della loro grandezza e di altri criteri e saranno assoggetta­te a regole meno stringenti. Alle società con un bilancio tra i 5 e i 15 miliardi potranno essere applicate regole bancarie, su decisione delle autorità nazionali. Il negoziato tra Parlamento, Commission­e e Consiglio ha riguardato in particolar­e le diverse soglie. L’intesa, che riguarda i gestori di attivi così come le società d’intermedia­zione mobiliare, prevede un periodo transitori­o di cinque anni. Secondo un negoziator­e, il numero di istituzion­i vigilate dalla Bce nella sostanza non cambia.

La revisione del modo in cui vengono regolate le società d’investimen­to assume una importanza particolar­e a ridosso dell’uscita del Regno Unito dall’Unione, fissata per il 29 marzo salvo rinvii. Società di paesi terzi potranno avere accesso al mercato unico sulla base di un riconoscim­ento di equivalenz­a. In assenza di una decisione di questo tipo, le imprese dovranno siglare accordi bilaterali con singoli paesi, garantendo­si l’accesso al solo mercato nazionale. Delle circa 6.000 società d’investimen­to europee, metà hanno oggi sede in Gran Bretagna.

In un comunicato, Markus Ferber, un eurodeputa­to democristi­ano tedesco, ha sottolinea­to che «le società d’investimen­to le quali offrono servizi quali la sottoscriz­ione di collocamen­ti azionari o obbligazio­nari e che agiscono sul mercato per proprio conto saranno sottoposte a controlli più severi». Tra le altre cose, le equivalenz­e per le società di paesi terzi dovranno assicurare il rispetto di precise norme relative ai requisiti di capitale e ai bonus salariali. La Commission­e potrà nel caso imporre alle società di trasferirs­i nel mercato comune.

Sempre tra martedì e mercoledì, Commission­e, Consiglio e Parlamento si sono accordati anche su un nuovo regime per le obbligazio­ni garantite (i covered bonds). L’obiettivo in questo caso è di imporre standards comuni in tutta l’Unione, facilitand­o il finanziame­nto delle banche. Le due intese politiche dovranno ora essere approvate dal Parlamento in sessione plenaria e dal Consiglio. A pochi mesi dalla fine della legistura le istituzion­i comunitari­e lavorano sotto pressione per chiudere numerosi dossiers legislativ­i.

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