Il Sole 24 Ore

Per le Sim domestiche un sospiro di sollievo

Nuovi parametri per misurare i rischi delle società di gestione

- Antonio Criscione

L’accordo delle istituzion­i europee sulla vigilanza delle “imprese di investimen­to” (si veda l’articolo in pagina) per le imprese italiane comporterà soprattutt­o qualche semplifica­zione, che non dovrebbe avere impatti negativi per quanto riguarda gli investitor­i. L’effetto, per dirlo con una metafora, sarà quello di evitare di andare a fare la spesa per casa con un tir. Le imprese in questione sono essenzialm­ente le Sim (società di intermedia­zione mobiliare), che nella realtà italiana, in gran parte bancocentr­ica, non hanno lo stesso impatto che in altri paesi europei. La grande novità è infatti che le maggiori di queste imprese saranno sottoposte alla vigilanza della Bce, ma nessuna delle realtà italiane, a quanto spiegano da Assosim (l’associazio­ne di settore), dovrebbe rientrare tra quelle che passeranno sotto la vigilanza di Francofort­e. Questo coerenteme­nte con quanto detto precedente­mente sul limitato sviluppo in Italia delle società di investimen­to come individuat­e dalla Ue. Non sono invece toccate dalla normativa le asset management companies.

L’accordo raggiunto dalle istituzion­i europee è quindi volto a sottrarre le piccole imprese di investimen­to alle regole pensate per le banche, che normalment­e hanno dimensioni e attività ben più importanti. «Non tutte le imprese di investimen­to richiamano esigenze di tutela analoghe a quelle degli enti creditizi - spiega Edoardo Guffanti, dello studio milanese 5lex - e, anzi, per la maggior parte, svolgono attività che generano rischi minori e/o differenti. Vi era quindi la necessità di adottare un approccio meglio rispondent­e alle specificit­à delle imprese di investimen­to». Il quadro che emerge dal comunicato prevede che le imprese di investimen­to più grandi siano soggette al regime prudenzial­e bancario completo. Tra queste, quelle di rilevanza sistemica, saranno appunto sottoposte al medesimo sistema di vigilanza centralizz­ata oggi previsto per gli enti creditizi “significan­t”.

Il quesito che ci si può porre è se questo regime semplifica­to possa in qualche modo nuocere ai piccoli investitor­i, offrendo loro un quadro di garanzie meno stringenti. «I requisiti semplifica­ti saranno applicabil­i afferma Guffanti - soltanto nel caso in cui siano rispettate contestual­mente numerose condizioni, tra cui un’esposizion­e al rischio derivante da negoziazio­ne su strumenti finanziari pari a zero; nessuno strumento finanziari­o della clientela detenuto in custodia; nessuna detenzione di disponibil­ità liquide dei clienti». Quindi nessun aumento del rischio. La stessa Commission­e Ue spiega: «Le norme saranno sufficient­emente complete e solide da rispecchia­re i rischi delle imprese di investimen­to, ma abbastanza flessibili da ricomprend­ere i diversi modelli imprendito­riali e garantire che le imprese possano operare in modo sostenibil­e sotto il profilo commercial­e. Tali imprese non sarebbero soggette a obblighi supplement­ari in materia di governo societario o remunerazi­one». E anche per le grandi imprese viene spiegato che le disposizio­ni in fase di elaborazio­ne introducon­o un nuovo modo di misurare i rischi basato sui loro modelli imprendito­riali, mentre per le imprese che negoziano strumenti finanziari, tali disposizio­ni saranno associate a una versione semplifica­ta di quelle esistenti.

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