Il Sole 24 Ore

Appalti, operazione in due tempi: oggi il Ddl delega in Cdm

Poi arriverà il decreto In Consiglio anche nove leggi di semplifica­zione

- Giorgio Santilli ROMA

La partita dello «sblocca cantieri» e della riforma del codice appalti diventa centrale nel confronto interno al governo e il premier Giuseppe Conte accelera l’operazione in due tempi annunciata nell’intervista al Sole 24 Ore pubblicata il 26 febbraio. Oggi il Consiglio dei ministri varerà il disegno di legge delega che prevede la riforma organica del codice mentre nelle prossime settimane arriverà il decreto legge che dovrà anticipare alcuni pezzi della riforma. Su cui però le idee sembrano ancora non mature, con posizioni anche diverse e un tira e molla fra Lega da una parte e Cinque Stelle e Palazzo chigi dall’altra (si veda l’articolo a fianco per gli aspetti politici).

Nel Consiglio dei ministri di oggi saranno approvati anche altri nove disegni di legge di semplifica­zione che usciranno dalla riunione di governo dopo esservi entrati con un bloccone unico. Le norme riguardano - fra gli altri temi - le imprese, le autorizzai­zoni edilizie, i beni culturali. La decisione di “spacchetta­re” il disegno di legge unico, che per altro ebbe una prima approvazio­ne in Consiglio dei ministri del 12 dicembre e poi si fermò per ricevere le proposte dei singoli ministeri, nasce da esigenze parlamenta­ri: con un solo Ddl si sarebbe mandato tutto al ritmo del più lento, mentre oggi l’esigenza del governo è proprio quella di accelerare sugli appalti. In questo modo sarà anche semplifica­to il lavoro delle commission­i di merito.

Nel disegno di legge sugli appalti ci sarà una delega, da esercitare entro un anno, per adottare «un nuovo codice degli appalti in sostituzio­ne di quello» approvato con Dlgs 50/2016 «ovvero modificand­olo per quanto necessario». Qui la novità più importante, se sarà confermata nel testo di uscita, è la previsione di «un unico regolament­o per dettare la disciplina esecutiva ed attuativa» che dovrà essere emanato entro 24 mesi. Il regolament­o unico dovrebbe ridimensio­nare (o azzerare) il ruolo delle linee guida dell’Anac, che potrebbero essere parzialmen­te assorbite nel nuovo strumento o ridimensio­nate ad atti interpreta­tivi «non regolament­ari e non vincolanti».

Il regolament­o unico sarebbe poi in realtà un ritorno al vecchio perché fino al codice del 2006 (il cosiddetto codice De Lise) il sistema era imperniato proprio su un regolament­o generale, come era fin dal 1895. Il nuovo codice, varato dal governo Renzi nel 2016, aveva invece scelto la strada della soft law, cioè della regolazion­e non vincolante affidata all’Autorità guidata da Raffaele Cantone. Un’esperienza che questo governo considera fallita. Sarebbe invece rafforzato il ruolo di Anac negli ambiti della vigilanza in generale e di quella «collaborat­iva» in particolar­e.

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