Costruzioni, crescita rivista al ribasso
Nel 2019 atteso un +1,1% rispetto al +2% stimato Buia: ripartire dalla Pa
C'è un piccolo segno positivo, ma non è ancora il momento di parlare di ripresa. Tutt'altro. Il settore delle costruzioni nel 2019 salirà solo dell'1,1% invece che del 2% stimato pochi mesi fa. Anche il 2018 si è chiuso con un dato peggiore del previsto. La risalita, nel baratro di una crisi che dura ormai da undici anni, è stata limitata un modesto 1,5% dopo lo 0,8% (primo anno con il segno positivo ) del 2017. In estrema sintesi sono questi i dati salienti dell'osservatorio sugli investimenti nelle costruzioni presentato ieri dall'Ance a Roma.
Per i costruttori il motivo principe dell'impasse è che la macchina pubblica non va più. È per questo che il presidente degli imprenditori edili Gabriele Buia ha chiesto con forza al Governo di concentrarsi sulla riforma del sistema decisionale della Pa. «Abbiamo bisogno di semplificazione: subito. Chiediamo al governo di nominare una "commissione costituente" formata da esperti di altro profilo morale e professionale , con il compito di velocizzare i processi di decisione e di spesa pubblica, evitare le duplicazioni, disboscare la giungla di pareri, anche nel campo privato, in modo da impegnare le risorse in tempi rapidi».
L'incapacità di spesa, dicono le imprese, è il primo fattore di blocco che impedisce di rimettere in moto i cantieri. Solo un anno fa i costruttori avevano previsto per il 2019 un aumento degli investimenti in costruzione del 2 per cento. Oggi l'Ance non crede più a questa possibilità e abbassa le stime all'1,1 per cento. Il motivo è da ricercare negli effetti dell'ultima a legge di Bilancio che anziché rilanciare gli investimenti pubblici taglia i fondi di un miliardo di euro. Una parabola al ribasso che le imprese del settore fanno sempre più fatica a digerire, tanto che ormai non si nasconde più l'intenzione di sperimentare forme di protesta e mobilitazione, non proprio usuali tra gli industriali.