Sole 24 Ore, per gli ex vertici la richiesta di rinvio a giudizio
Coinvolti l’ex presidente Benedini, l’ex ad Treu e l’ex direttore Napoletano
La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per gli ex vertici del Sole 24 Ore, l’ex presidente Benito Benedini, l’ex amministratore delegato Donatella Treu e per l’ex direttore responsabile Roberto Napoletano, considerato dai magistrati «amministratore di fatto» del gruppo editoriale. I reati contestati sono false comunicazioni sociali e aggiotaggio informativo. L’inchiesta, condotta dal pm Gaetano Ruta e coordinata dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, riguarda i conti del 2015 del gruppo editoriale. Secondo l’ipotesi accusatoria, si contesta una non corretta rappresentazione della situazione economica del gruppo, con particolare riferimento ai ricavi derivanti dalla vendita dalle copie digitali e cartacee. Dovrà essere ora un Giudice per l’udienza preliminare a decidere se accogliere o meno la richiesta della procura.
Nell’inchiesta chiusa il 16 novembre 2018, è indagata anche la società Il Sole 24 Ore spa, per la legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti in merito a entrambi i reati contestati. La richiesta di rinvio a giudizio riguarda anche la società. Il reato di false comunicazioni sociali è contestato in quanto, per i magistrati, i tre indagati «al fine di assicurare a se stessi e a terzi un ingiusto profitto, esponevano» nei conti della prima semestrale 2015, al 30 settembre 2015 e nel bilancio dello stesso anno «fatti materiali non rispondenti al vero sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società, in particolare sull’andamento economico del quotidiano Il Sole 24 Ore, sulle vendite delle copie digitali e cartacee a esse connessi». In questo modo, sempre per la procura, realizzavano «una rappresentazione tesa sempre a sovrastimare i risultati di gestione del più significativo asset della società - il quotidiano Il Sole 24 ore - in particolare i ricavi generati dalla vendita delle copie e la penetrazione sul mercato, anche minimizzando le perdite maturate attraverso la aggregazione di differenti aree di business». Per quanto riguarda il reato di aggiotaggio informativo, per la procura i tre indagati «diffondevano notizie false in ordine alla situazione economica e finanziaria» del gruppo «concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo del titolo». In particolare, le notizie in questione avevano «ad oggetto l’andamento del dato diffusionale del quotidiano e i correlativi ricavi».
Sono state archiviate, invece, le posizioni di altri sette indagati cui era contestato il reato di appropriazione indebita. Le persone oggetto dell’archiviazione sono i soci (diretti o indiretti) o gli amministratori di fatto della società di diritto inglese Di Source Limited, che tra il 2013 e il 2016 attraverso contratti con Il Sole 24 Ore si sarebbe dovuta occupare della promozione del quotidiano, in particolare delle copie digitali. Per la magistratura, tuttavia, si trattava di operazioni inesistenti che avevano provocato flussi di cassa sempre negativi per il gruppo editoriale, con un danno stimato in oltre 2,9 milioni di euro per i conti della società di Via Monte Rosa. Da qui l’accusa di appropriazione indebita. Tuttavia, questo reato è stato modificato ed è ora procedibile solo per querela di parte. Nel marzo di quest’anno, Il Sole 24 Ore ha però annunciato di aver «accettato dalla società Di Source l’offerta risarcitoria di euro 2.961.079,90, esattamente corrispondente all’importo del danno patrimoniale come ipotizzato nell’ambito del procedimento penale presso la Procura della Repubblica di Milano», come indicato in una nota. Da qui la richiesta di archiviazione da parte della procura, accolta dal Gip.