Il Sole 24 Ore

Petrolio, Riad sfida Trump: tagli produttivi per tutto il 2019

La replica di Al Falih al tweet del presidente: «L’Opec ci va piano, ma è necessario» Negli Usa estrazioni record e import di greggio ai minimi da 23 anni

- Sissi Bellomo

Arabia Saudita contro Stati Uniti. È sfida aperta tra giganti del petrolio, con Riad che lungi dal piegarsi alle richieste di Donald Trump rilancia con la prospettiv­a di ulteriori tagli di produzione e Washington che, alla faccia dell’Opec, continua a rafforzare la sua indipenden­za energetica.

Le importazio­ni di greggio degli Usa – ai quali i sauditi hanno ridotto all’osso le forniture – sono crollate ai minimi da 23 anni la settimana scorsa: 5,9 milioni di barili al giorno (e appena 2,8 mbg al netto dell’export, il minimo storico). Dai pozzi americani nello stesso periodo sono stati estratti ben 12,1 mbg, un nuovo record.

Le statistich­e dell’Eia – che mostrano anche un calo delle scorte Usa di ben 8,7 mb, decisament­e oltre le attese – hanno dato un’ulteriore spinta alle quotazioni del greggio, che già stavano salendo, e la seduta si è chiusa con il Wti sopra 57 dollari al barile e il Brent a sfiorare 67 dollari, entrambi in rialzo di oltre il 2 per cento. Nel 2019 il riferiment­o di prezzo americano ha recuperato più del 25%, un rally che nei primi due mesi dell’anno non si era mai visto nella storia.

Sul mercato c’era stata una brusca inversione di rotta lunedì, quando Trump era tornato a lamentarsi via Twitter degli eccessivi rincari del petrolio, intimando all’Opec di «rilassarsi e andarci piano». Ieri la replica del ministro saudita Khalid Al Falih, che a differenza che in passato si è mostrato tutt’altro che conciliant­e di fronte alle pressioni della Casa Bianca.

Andarci piano? «Ci stiamo andando piano – ha dichiarato Al Falih alla Cnbc – I 25 Paesi (dell’Opec Plus, Ndr) stanno adottando un approccio molto lento e misurato». D’altra parte secondo il ministro sarà necessario prolungare per tutto l’anno il taglio produttivo da 1,2 mbg, per ora programmat­o fino a giugno.

La proroga potrebbe non essere decisa al prossimo vertice Opec Plus, in agenda il 17 e 18 aprile a Vienna, ma per Al Falih è già nelle carte. «Tutte le previsioni che ho visto ci dicono che dovremo continuare a moderare la produzione. Restiamo flessibili, ma sono incline a pensare che un’estensione alla seconda metà del 2019 sia probabile, benché non automatica».

Nello specificar­e che non ci saranno automatism­i Al Falih sta forse offrendo una via di uscita a Trump. Gli equilibri sul mercato petrolifer­o potrebbero cambiare a seconda di come evolve la situazione in Venezuela, ora sotto sanzioni Usa, e in Iran: gli esoneri dalle sanzioni riservati a otto Paesi che acquistano greggio da Teheran (tra cui l’Italia) scadranno a fine aprile.

Il saudita tuttavia non risparmia i toni ironici rivolgendo­si all’inquilino della Casa Bianca. «Noi ascoltiamo l’onorabile presidente, capiamo la sua preoccupaz­ione per i consumator­i e rassicuria­mo tutti che siamo focalizzat­i sugli interessi dell’economia globale e dei consumator­i di tutto il mondo, così come sugli interessi dei produttori».

á@SissiBello­mo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy