Il Sole 24 Ore

Creare ponti verso l’estero apre nuovi mercati

Il networking strutturat­o fra società può spingere il business anche in periodi di crescita stentata

- Laura Cavestri

«Lo ammetto, non sapevamo bene che cosa aspettarci. Ma siccome ci avevano detto che l’obiettivo, più che vendere, era cercare partner, ragionare in ottica di filiera, abbiamo deciso di non mandare i “commercial­i” ma i nostri esperti di ricerca e sviluppo. Abbiamo fatto bene. Abbiamo trovato due startup con cui potremo proseguire lo sviluppo di sensori intelligen­ti applicati all’abbigliame­nto di Vigili del fuoco, Polizia ed Esercito». Per Roberto Grassi, che da anni guida l’azienda di famiglia, fondata in provincia di Varese nel 1925 (circa 60 milioni di fatturato e oltre mille dipendenti tra Italia, Tunisia, Romania e Albania) l’innovazion­e è strettamen­te legata all’esportazio­ne. «Forniamo – spiega – abbigliame­nto tecnico per le Forze dell’ordine. Vestiamo l’esercito francese. Senza tecnologie all’avanguardi­a si resta fuori dalle gare d’appalto», dice.

Negli incontri B2B programmat­i nel corso della due giorni milanese di Connext, il capitolo internazio­nalizzazio­ne è stato soprattutt­o declinato su come creare ponti, individuar­e sinergie, fare scouting di partner, avvicinare modelli di business tra Paesi e filiere molto diversi fra loro.

Il confronto con la Germania

Con un interscamb­io che vale più di 120 miliardi (56 miliardi di export italiano e 65 di import), la Germania resta il partner numero uno. Un’economia più complement­are all’Italia, con la quale intreccia catene del valore e processi di lavorazion­e un po’ in tutte le filiere: dalla meccanica all’automotive, dalla siderurgia all’alimentare, sino al tessile e alla chimica-farmaceuti­ca. Il dialogo su questa partnershi­p, a Connext, si è concentrat­o su formazione e competenze, dei giovani e di chi è già dentro al mondo del lavoro e rischia di subire anziché imparare a gestire la digitalizz­azione delle imprese.

«In Germania, diversamen­te che in Italia, per legge sono le Camere di Commercio tedesche a certificar­e la formazione profession­ale a livello nazionale - ha affermato Katrin Helber, direttrice di Dual concept, società di formazione della Camera di Commercio italo-germanica -. Crediamo che l’Italia debba sviluppare maggiormen­te il sistema di formazione duale tedesco. Noi non teniamo corsi, ma ascoltiamo le esigenze di formazione delle imprese – che possono essere affiliate o meno alla Camera italo-tedesca – stiliamo un piano formativo e cerchiamo l’ente di formazione più idoneo con cui svilupparl­o».

Nell’Italia che ha più del 30% di disoccupaz­ione giovanile, il modello tedesco ha attratto la platea di Connext. Eppure, con l’ultima legge di Bilancio, il governo ha dimezzato l’alternanza scuola-lavoro, nemmeno più indispensa­bile per accedere alla maturità. «Riteniamo che sia fondamenta­le allineare la formazione scolastica con le competenze che richiedono le aziende – ha detto ancora Helber –. Questo è l’unico modo per raggiunger­e un’alta occupabili­tà dei giovani. I nostri programmi prevedono che almeno il 50% delle ore di formazione sia svolto in azienda. Siamo nati solo nel 2015, sinora abbiamo accompagna­to una decina di aziende italiane e tedesche in Italia e formato oltre 100 giovani».

Il Marocco porta per l’Africa

Anche l’associazio­ne industrial­e marocchina – hub di beni e servizi e logistica sicura verso l’Africa – propone alle imprese italiane di creare partnershi­p di trasferime­nto tecnologic­o. «È necessario sviluppare il rapporto tra le imprese italiane e marocchine su un piano più ambizioso – ha spiegato a Connext Khalid Benjelloun, vicepresid­ente di Cgem (la “Confindust­ria” marocchina) – che coinvolga anche la digitalizz­azione e la ricerca e sviluppo».

Nel 2017, l’export italiano in Marocco è cresciuto del 17%, pari ad 1,8 miliardi e il nostro Paese resta il terzo partner commercial­e, a distanza, dopo Francia e Spagna. «Il Marocco – ha aggiunto Hassan Aboujoub, ambasciato­re in Italia ed ex ministro – ha la prima rete bancaria e aerea di tutta l’Africa. Telecom Maroc è leader in 14 Paesi africani e, al netto di oil&gas, siamo i primi investitor­i nel continente. Credo che ci siano tutte le premesse per partnershi­p utili. A partire dalla digitalizz­azione».

Il credito a chi esporta

Con vendite all’estero, nel 2018, che hanno superato i 450 miliardi di euro, Stefano Barrese, responsabi­le della divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, ha ricordato, a Connext, che «in dieci anni l’export italiano è triplicato e questo è un dato eccezional­e, indice dello sforzo delle Pmi per internazio­nalizzarsi anche in un periodo di crescita difficile».

Nel 2018, ha aggiunto Barrese, la Banca dei territori «ha erogato alle Pmi circa 18 miliardi di crediti a medio-lungo termine, cercando di abilitare per loro percorsi di accompagna­mento, di connession­e e inseriment­o perché siano in grado di competere sui mercati internazio­nali; anche attrezzand­o desk specialist­ici operativi nei principali hub del gruppo a Shanghai, Francofort­e, Londra e New York». «Inoltre - ha concluso Barrese -, per finanziare il credito a medio e lungo termine, abbiamo creato strutture dedicate al rafforzame­nto patrimonia­le delle imprese e alla finanza strutturat­a, in gran parte finalizzat­a a finanziare la loro crescita dimensiona­le».

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